IL FATTO
– Il tribunale di Rimini si pronuncerà sul futuro del convento di San Girolamo. Da una parte le suore del Divino amore che vendono e Luciano Bartolucci, l’acquirente. Afferma Bartolucci: “Io sono il proprietario ma loro ne hanno il possesso”. Ma andiamo con ordine sentendo il punto di vista dell’ingegnere riccionese.
Racconta: “Ho comprato tutto il complesso il 23 settembre del 2003; il 23 dicembre dovevamo rogitare. Per quella data i documenti non sono pronti, così slitta l’atto. Nel gennaio del 2004, un decreto ministeriale imponeva alle onlus, agli enti religiosi, che prima di vendere un bene con più di 50 anni di vita vi volesse il nulla osta dei Beni culturali. L’autorizzazione della Sovrintendenza viene rilasciata nel 2006; con l’intero complesso che viene vincolato, compreso il parco”.
“Sui vincoli – continua Bartolucci – le suore fanno ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale), dato che abbassava il valore del loro bene. Il Tar dà loro torto; si appellano al Consiglio di Stato. Si pronuncia nel solco del Tar. Aspettando di rogitare, le suore nel 2009 si presentano al convento con un gruppo di imprenditori marchigiani. Mi faccio trovare anch’io. Mi rendo conto che mi devo cautelare dato che tra noi non c’è che una scrittura privata. Prendo appuntamento con avvocato e notaio per rogitare il 23 settembre del 2009. Le suore non si fanno né vedere, né sentire”.
“A questo punto – continua Bartolucci – mi rivolgo al tribunale, chiedendo di rogitare ad un prezzo inferiore rispetto al contratto. Invece, le suore vogliono rogitare al prezzo del contratto del 2003.
Nel 2010, con la possessoria, le suore hanno chiesto il reintegro del bene, loro concesso dal giudice nel dicembre del 2010. Nel marzo del 2011 ho consegnato loro le chiavi”.
Il giornale ha chiesto il punto di vista a suor Martina e suor Lina, ma hanno preferito non rilasciare dichiarazioni.