L’INTERVISTA
di Matteo Marini
– Dodici anni di governo della città. Più di un normale percorso di un primo cittadino. Come ha trovato Rimini e come la lascia?
“Ho trovato una città che aveva capito che un modello turistico era terminato e iniziava la costruzione di uno nuovo. Abbiamo portato la città attraverso questo passaggio, trasformandola profondamente nel suo modello progettuale di un turismo che aveva la durata di una stagione di pochi mesi a un turismo che ha una profondità di tutto l’anno e a questa trasformazione abbiamo aggiunto al turismo balneare il carisma nuovo, commerciale, fieristico, culturale e educativo”.
Questa è la Rimini che guarda fuori. E guardandole dentro invece?
“L’opera di riqualificazione della città ha riguardato diversi settori oltre a quello economico che ha interessato per esempio la realizzazione della Fiera, il Palacongressi, il centro Agroalimentare la darsena. Poi la riqualificazione urbana e di tutti i luoghi storici della città come l’Arco di Augusto, il Ponte di tiberio e il suo invaso, la Domus del chirurgo e la biblioteca Gambalunghiana. Inoltre abbiamo investito nel tessuto educativo, nelle scuole e nell’università. Dal punto di vista del sociale invece possiamo affermare di aver raddoppiato le risorse destinate in bilancio a questa voce, dal 19 al 36%, da 20 a 42-43 milioni di euro”.
Ci sono ancora un po’ di problemi però. Per esempio la rete fognaria.
“Per il raddoppio è stato stimato un costo di 980 milioni di euro. Con gli interventi di questi anni abbiamo messo in sicurezza tutta Rimini sud e puntiamo presto a sistemare anche Rimini nord con il raddoppio del depuratore di santa Giustina e le vasche di prima pioggia. In tutto tra i 70 e gli 80 milioni di euro per tutta la prossima legislatura, saremo pienamente nella normativa europea anche senza la famosa separazione”.
Anche il Palacongressi l’ha messo tra le cose positive però anche lì ci sono un po’ di cose da risolvere.
“Quello che si è verificato attiene all’ambito della sua costruzione e dell’ente che l’ha realizzato. Mi sembra di poter dire che si vada verso la soluzione. Quello che sembrava un vulnus profondo non si è dimostrato alla fine tale e nell’arco di quest’anno verrà aperto. Sarà una delle grandi opere che lasceremo alla città che già tutti ammirano per la sua bellezza”.
Nessuna responsabilità da parte vostra quindi?
“Nemmeno un granello di sabbia. Se avessimo fatto noi il bando a quest’ora il Palacongressi sarebbe già aperto. Noi non abbiamo avuto cadute di nostri progetti. Abbiamo fatto investimenti per 650 milioni di euro e sono andati tutti a buon fine. Il palacongressi ne costa 100”.
Rimini e lavoro nero. Abbiamo assistito a episodi sconfortanti l’anno scorso. I numeri della guardia di Finanza e dell’ispettorato del lavoro sono impietosi. Si può fare di più?
“Il lavoro nero è una piaga da eliminare. Su questo voglio essere chiaro. Ma bisogna sempre inquadrare tutto nel contesto. In Italia manca un’azione riformatrice, c’è collisione tra organi dello stato diversi, la pubblica amminstrazione è farraginosa e le risorse pubbliche vengono sperperate:lo Stato per poter vivere spende troppo rispetto a ciò che dà, non possiamo non risentire di questo. Non è possibile che città come Rimini metta tante risorse senza un’iniezione facilitante dalla Regione e dallo Stato. Questo è il grande dramma dell’Italia, che i cittadini devono capire. Dobbiamo fare con le nostre mani, il tema delle riqualificazioni degli alberghi è fondamentale, altrimenti si arriva al degrado e alle situazioni che abbiamo visto. La nostra azione di controllo è sempre stata intransigente, anche sul lavoro nero”.
Però ci sono indagini che dicono il contrario. Anche in questi giorni.
“Non è tutta colpa dei comuni. Bisogna fare una grande riforma delle forze dell’ordine. I nostri partiti, quando parlano delle forze dell’ordine, parlano del nulla. Non conoscono i problemi. Perché non è possibile che le forze di polizia locale, nazionale, i Carabinieri, la Guardia di finanza non siano strettamente coordinate e coese. Un’azione di guida in cui il sindaco sia un elemento propulsore di questo. Ci sono troppi luoghi segreti di comando, è ora che ci sia un governo democratico, aperto ma unitario per l’ordine e la sicurezza. Allora non avremo più bisogno di tanti rinforzi, serve la collaborazione vera tra pe forze di polizia, non i dispetti, non la competizione che non porta da nessuna parte. Non il formalismo. Questo è il tema vero. Il sindaco riesce a governare con grande difficoltà”.
Rimini è in difficoltà quindi?
“Noi abbiamo mantenuto l’ordine e la sicurezza, grazie a un’opera intelligente ma ci sono città allo sbando da questo punto di vista. Roma, Milano, Bologna. Rimini non è così. Le difficoltà sono molto minori rispetto alle grandi città”.
Ora finisce l’impegno amministrativo. In questi anni come ha conciliato le due attività?
“Applicando una regola benedettina: Ora et labora”.
E la famiglia?
“Sta nell’ “Ora”, perché ho spesso dovuto pregare la mia famiglia di portare pazienza. Però il mio tempo libero lo passo con loro”.
Ne ha di tempo libero?
“Qualche volta il sabato e la domenica. E i congressi. Io ho scelto una formula fin da quando ero ragazzo, quello di portarmi sempre la famiglia dietro. È uno dei segreti della mia vita. Sono stato a New York per quattro mesi come medico e mi sono portato dietro la moglie, i due figli e la suocera. Pensi che quando sono arrivato al confine degli stati uniti alla dogana non volevano farmi passare, pernsavano fossi un immigrante”.
Come a Ellis Island….
“Mi hanno fatto star lì per quattro ore, poi mi è venuta l’idea, gli ho fatto vedere i biglietti di ritorno e mi hanno fatto passare subito. Non ho mai avuto grossi problemi ma devo dire a posteriori che se gli avessi dedicato un po’ più di tempo sarebbe stato meglio. Come dice una delle mie nuore: ciò che si perde non ritorna più”.
E ora a cosa si dedicherà?
“Ora farò il medico, la famiglia, gli hobby. Lo studio”.
Cosa studia?
“Io studio solo medicina”.
E gli hobby?
“Beh lo sport, che pratico personalmente. Faccio atletica leggera, la corsa. Quello che si può fare alla mia età… andare in bicicletta”.
E le letture?
“A me interessano soprattutto letture e testi storici. L’ho detto altre volte, io mi definisco un cartesiano quindi ormai i miei neuroni sono così orientati. Mi piacciono le materie scientifiche”.
Facciamo un salto indietro, perché ha deciso per la medicina?
“Perché credo che ci sia una propensione genetica nascosta in ognuno di noi difficile da guidare. Tant’è che due dei miei figli hanno fatto medicina. La seconda è che vengo dal mondo cattolico e quindi la professione medica, essendo una professione umanistica, ben si incardinava con l’humus nel quale ero cresciuto e piacendomi le materie scientifiche le due facoltà che mi avevano attratto erano ingegneria e medicina. Ho scelto medicina perché volevo capire le ragioni per cui era morto mio padre, che morì quando ero adolescente. Volevo diventare padrone della materia: vita e morte”.
Le soddisfazioni maggiori sono venute dalla medicina o dalla vita amministrativa?
“Da entrambe.
Allora per entrambe mi faccia un esempio.
“In campo medico aver guidato la creazione del nuovo reparto di oncologia e in parte di ematologia della nostra città. Con tutte le discipline affini come la radioterapia e la medicina nucleare. In campo amministrativo aver dimostrato che anche chi viene dal di fuori della politica può essere in grado di portare un contributo alla guida della città. Di aver guidato la trasformazione di Rimini in un momento difficile della sua storia”.
Ora che lascia, come la vede per chi arriverà?
“La vedo in maniera moderatamente positiva. Non per le idee, che a Rimini ci sono e devono essere ordinate e troverà la sua strada. Ma per le risorse: riuscire a trovare il punto di equilibrio tra idee, progetti e risorse. Dovrà essere un uomo calibrato. Credo che il candidato del centrosinistra abbia queste caratteristiche, è un uomo che viene dalla politica. Un uomo che con i collaboratori giusti può far fare alla città un bel pezzo di strada”.
È molto diveso da lei che viene dalla società civile?
“Quindi rispetto alla mia persona avrà molto tempo in meno da perdere per fare l’apprendistato”.