LA TEOLOGIA DEL RAGIONIERE 6
di Gianfranco Vanzini
– Al sesto punto del Decalogo, Dio dice a Mosè perché lo riporti a tutti noi: “Non commettere adulterio”. (Es.20,14 – Dt. 5,18). Guardandomi intorno, facendo mente locale ai discorsi che sento quasi ogni giorno, a quello che mi capita spesso di leggere (sono un tipo curioso che legge tutto quello che gli passa per le mani in qualsiasi luogo e situazione) mi è sorta una domanda: ma oggi la gente, i giovani in particolare, sanno che cosa è l’adulterio?
Io credo che siano pochi quelli che lo sanno veramente. O, per lo meno, che conoscono bene le conseguenze dell’adulterio. E allora, prima di tutto, mi faccio aiutare dal Vocabolario Treccani, dove alla voce adulterio si legge: “ Colpa o, sotto l ‘aspetto giuridico, delitto contro l’istituto del matrimonio consistente nell’unione sessuale di uno dei coniugi con persona diversa dal proprio coniuge. Con la recente riforma del diritto di famiglia l’adulterio (così come il concubinato) non costituisce più reato penale, ma soltanto nel diritto civile, causa di separazione personale dei coniugi”.
Già dalla definizione letterale si capisce che trattandosi, comunque sia, di “ colpa o delitto contro l’istituto del matrimonio” è una cosa da evitare. Vediamo, allora, dopo Mosè, che cosa ha detto Gesù Cristo sull’argomento. Come sempre, Gesù non usa giri di parole, ma va diritto al punto: “Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio, ma io vi dico, chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt.5,27,28).
Cristo si rivolge direttamente agli uomini, ma è sottinteso che quello che dice vale anche per le donne. E la sottolineatura non è priva di significato tenuto conto di quello che succede attualmente dove spesso è la donna che prende l’iniziativa; e i danni che provoca una donna innamorata dell’uomo sbagliato, sono più gravi di quelli che normalmente provoca l’infedeltà maschile..
La Chiesa, che ha come compito quello di tradurre e tramandare nel tempo il messaggio evangelico, è anch’essa molto chiara in proposito e ai paragrafi n. 2380 e 2381 del Catechismo della Chiesa Cattolica colloca l’adulterio fra le offese alla dignità del matrimonio e recita: “L’adulterio designa l’infedeltà coniugale………Il sesto comandamento e il Nuovo Testamento proibiscono l’adulterio in modo assoluto…….L’adulterio è un’ingiustizia: Chi lo commette viene meno agli impegni assunti. Ferisce il vincolo matrimoniale, lede i diritti dell’altro coniuge, e attenta l’istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell’unione stabile dei due genitori.”
Vediamo che cosa succede, invece, oggi anche troppo frequentemente. Quante volte vi è capitato di leggere le lettere che i lettori inviano ai direttori o ai consulenti specializzati nelle questioni di cuore, sentimenti, sessualità, amore, relazioni, di cui le riviste che vanno per la maggiore sono piene? In quelle lettere, una domanda ricorrente, è, più o meno, la seguente : “Sono pazzamente innamorata di un uomo sposato, lui dice di non essere felice con la propria moglie e mi ha più volte promesso di lasciarla, ma ogni volta che gli chiedo di farlo davvero tergiversa, dice che pensa a lei, ai suoi figli che ne soffrirebbero, e non si decide mai. Che cosa devo fare?
Non occorre essere laureati in psicologia o sociologia o in qualsiasi altra scienza per saper dare all’interessata una risposta netta e chiara del tipo: “Cara signorina (o signora, nel qual caso la situazione è ancora più grave perché le persone offese sono due) lasci perdere!
Un uomo sposato (o una donna, ovviamente) non è più un uomo libero. E’ una persona che ha fatto una promessa solenne ad un’altra persona: la promessa di esserle fedele.
La rottura di quella promessa provoca dolore, molto dolore, alla persona che subisce l’infedeltà. Senza sottovalutare il danno che la rottura di una famiglia crea ai figli soprattutto se piccoli.
Tra l’altro nel momento in cui una persona sa che il proprio partner ha già degli impegni dovrebbe porre, non al giornale, ma alla sua coscienza, una domanda molto semplice: posso cercare di costruire la mia felicità, attraverso l’infelicità di un’altra o di altre persone?
La risposta può essere una sola: no! E in questo caso il problema è risolto alla radice, senza se e senza ma, come si usa dire adesso. Il perché di certi comportamenti è sempre lo stesso, i modernismi non lo intaccano, creano solo confusione. Nostro Signore ci ha dato la vita e, contemporaneamente, ci ha dato le indicazioni per vivere bene: in pace con Lui, con noi stessi e con gli altri. Basterebbe essere un po’ più attenti a seguire le indicazioni che ci ha dato per essere felici…..qui oggi.