LA TEOLOGIA DEL RAGIONIERE – 8
di Gianfranco Vanzini
– Ho letto recentemente la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” approvata dall’Onu nel 1948, e con una certa sorpresa, ho notato che dei 30 articoli che la compongono uno solo, il 29°, parla dei doveri degli individui, in un modo fra l’altro molto sintetico e sbrigativo. Si limita infatti a dire che: “Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, …nell’esercizio dei sui diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri…”.
In sintesi 29 diritti e, praticamente, quasi nessun dovere. Come documento universale mi sembra un po’ povero – troppi diritti e troppo pochi doveri – nessun accenno neppure a quello che potrebbe e, a mio avviso dovrebbe, essere considerato un diritto/dovere primario di tutti e verso tutti: dire la verità nei rapporti interpersonali.
Perché sottolineo questa mancanza?
Perché la verità, o anche veridicità, consiste nel mostrarsi veri nelle proprie azioni e nell’esprimere il vero nelle proprie parole, nel descrivere e comunicare fatti, circostanze, accadimenti, così come sono realmente senza modificarne o alterarne la sostanza a proprio vantaggio o piacimento.
La menzogna, invece, consiste nel dire il falso con l’intenzione di ingannare il prossimo il quale ha diritto alla verità, verità che, in questo modo, gli viene negata. Si possono assimilare alla menzogna anche la doppiezza, la simulazione e l’ipocrisia.
E quali sono gli effetti della menzogna? Sono devastanti.
La menzogna infatti è una autentica violenza fatta all’altro.
Lo colpisce nella sua capacità di conoscere che è la condizione di ogni giudizio e di ogni decisione. E’ dannosa per ogni società in quanto scalza e annulla la fiducia tra gli uomini e lacera il tessuto delle relazioni umane e sociali. Se un collaboratore, un amico, un politico mente, come posso fidarmi di lui? Saltano tutti i rapporti umani.
Già San Tommaso d’Aquino nella sua “Summa Teologica” diceva: “ Sarebbe impossibile la convivenza umana se gli uomini non avessero confidenza (fiducia) reciproca, cioè se non si dicessero la verità”.
La vita di tutti i giorni conferma quanto appena affermato. Faccio solo un esempio, fra i tanti che potrei citare: il caso Parmalat.
I fatti sono ormai noti a tutti. In sintesi che cosa è successo veramente? E’ presto detto. Il signor Callisto Tanzi – proprietario dell’azienda – quando si è accorto che l’azienda era in difficoltà che cosa ha fatto? Ha cominciato a dire bugie, ha cominciato a mentire.
Prima lui, poi i suoi più stretti collaboratori. Ha presentato una realtà diversa da quello che era veramente, ha tratto in inganno una miriade di persone e di istituzioni e ha provocato il danno che tutti conosciamo: molti miliardi di perdite per tutti.
Bastava essere più umili e più sinceri, cercare da subito una soluzione onesta e se la situazione fosse già stata irrimediabilmente deteriorata, chiudere l’azienda utilizzando tutti i mezzi leciti che la legge prevedeva. Il danno sarebbe stato infinitamente più piccolo.
Bastava, in sostanza, ricordare che cosa dice l’ottavo Comandamento: “ Non dire falsa testimonianza” cioè non dire bugie. Esattamente come i genitori saggi dicono ai bambini quando cominciano a crescere: “Mi raccomando non dire le bugie” e opportunamente aggiungono: “Ricordati che le bugie hanno le gambe corte, prima o poi vengono scoperte e allora sono guai”.
Ecco sono guai!
E Gesù cosa ci dice in proposito? Lui come al solito è molto diretto e chiaro. “Sia il vostro parlare: sì! sì!, no! no! (Mt,5,37)” e ancora in Gv,8,32: “ E’ la verità che vi farà liberi ”.
Come sono vere e belle queste affermazioni e come sarebbe bella una società dove, quando una persona parla non occorre pensare, come succede troppo spesso oggi: mi sta dicendo la verità o una bugia? Perché si è certi che ha detto la verità.
Oppure, quando leggo un giornale che riporta dei fatti, poterlo leggere convinto che i fatti che descrive si sono svolti veramente in quel modo e non è, invece, la rappresentazione e magari l’interpretazione di chi scrive.
Visto che ho toccato il tasto della comunicazione vorrei ricordare che: “L’informazione, attraverso i mass-media è al servizio del bene comune. La società ha diritto ad una informazione fondata sulla verità, …Il retto esercizio di questo diritto richiede che la comunicazione nel suo contenuto sia sempre vera e, salve la giustizia e la carità, integra, inoltre… rispetti scrupolosamente le leggi morali, i legittimi diritti e la dignità dell’uomo…” (Conc.Ec.Vat.II).
La conclusione quindi non può che essere sempre la stessa: Il Decalogo, Gesù, la Chiesa, ci insegnano a vivere bene …qui …oggi…. e sempre.
(Continua)