E allora Katia, avendo incontrato Karima dall’estetista, chiama la polizia, dopo di che la volante arriva, ferma Karima e la porta in questura.
Erano le sette di sera del 21 maggio 2010. Katia avvertì della cosa la nuova coinquilina di Karima, la prostituta brasiliana Michelle. Michelle, a sua volta, ne informò l’amica Miriam Loddo, che aveva il numero di telefono di Silvio Berlusconi (“la Repubblica”, 26 gennaio 2011). E Miriam raccontò tutto a Berlusconi: Karima, accusata di furto, era finita in questura per essere identificata. Ma Michelle, interrogata dai magistrati, attribuì a se stessa il merito della telefonata a Berlusconi. «Sono stata io ad avvertire il premier – ha raccontato Michelle ai magistrati – avevo da tempo il suo numero di telefono». Michelle aveva frequentato più volte, in passato, la residenza di Arcore. E proprio Berlusconi le aveva «lasciato in quel periodo un riferimento da usare in caso di difficoltà» (così il “Corriere della Sera” del 15 gennaio 2011).
Informato da Michelle o da Miriam, il premier telefonò alla questura, dichiarando che Karima aveva un rapporto di parentela con, nientemeno, il presidente egiziano Mubarak e che la riminese Minetti, consigliera regionale Pdl a Milano, sarebbe passata in questura per ricevere in affido Karima. La Minetti era stata soubrette in diverse rubriche Mediaset ed era diventata consigliera regionale per volontà dello stesso Berlusconi. La riminese, ricevuto l’ordine di Berlusconi, andò in questura a prelevare Karima, ma non la tenne con sé come avrebbe dovuto essendo affidataria: la consegnò a Michelle (davvero un bell’affido, finito nelle mani di una prostituta).
L’affido è previsto per i minorenni, non per i maggiorenni. Berlusconi dichiarerà in seguito: «si è trattato solo di un gesto caritatevole nei confronti di una ragazza che dicevano essere in grande difficoltà». Pura carità cristiana, insomma. Chissà quanti si farebbero aiutare così, nell’ Italia di oggi, anziché suicidarsi, come qualcuno ha fatto, perché caduti in miseria. Solo degli imbecilli possono credere che Berlusconi abbia l’abitudine di aiutare le persone in «grande difficoltà»: donne, uomini, giovani, vecchi, persone di mezza età. Gli italiani sono imbecilli?
I giudici della Procura di Milano non sono degli imbecilli. Suppongono che Berlusconi abbia avuto un preciso interesse personale che lo ha spinto ad allontanare Karima, portata in questura per furto, dalle indagini della polizia. L’articolo 112 della Costituzione italiana dice: «Il pubblico ministero ha l’ obbligo di esercitare l’azione penale»: quando, ovviamente, sospetta che sia stato commesso un reato. I magistrati, cui Saviano ha recentemente dedicato la sua laurea honoris causa in giurisprudenza, fanno il loro dovere: sospettano che siano stati commessi dei reati; indagano e scoprono che Karima, minorenne, è stata una delle frequentatrici della residenza berlusconiana di Arcore, anche per giorni e notti intere. Risulta evidente che Berlusconi aveva telefonato alla questura di Milano perché non voleva che ciò emergesse. La Procura interroga Karima e, per saperne di più, intercetta le telefonate delle altre giovani frequentatrici della villa di Arcore. Di qui la sua duplice accusa a Berlusconi con richiesta di giudizio immediato: prostituzione minorile (II comma dell’ articolo 600 bis: pena da 6 mesi a 3 anni) e, per la bugia raccontata per telefono alla questura di Milano, concussione (articolo 317, pena da 4 a 12 anni). Ma non basta. A tre altre persone, indagate da oltre tre mesi e quindi non passibili di giudizio immediato, la Procura ha rivolto l’accusa di induzione alla prostituzione per avere arruolato prostitute accompagnate alle feste di Arcore: la già ricordata Minetti, il direttore del TG 4 Emilio Fede e l’agente delle star della televisione Lele Mora. Questi i fatti, naturalmente tutti negati dagli avvocati del premier e da tutta la troupe dei suoi cortigiani travestiti da politici. Tutto questo ha fatto subito il giro del mondo, non giovando certo al buon nome dell’ Italia.
L’informazione più triste e squallida emersa dalle intercettazioni telefoniche l’hanno fornita quei padri che hanno esortato le figlie a sfruttare la situazione, evitando di farsi scavalcare da altre ragazze più furbe nell’ ottenere soldi e favori del premier. Che belle famiglie ci sono in Italia!
di Alessandro Roveri
Libero docente dell’Università di Roma