LA STORIA
di Terzo Maffei*
– In un articolo, che sarà pubblicato sulla rivista “Uniformi & Armi” dell’Editore Albertelli di Parma, vengono valutati importanti e significativi elementi grafici che, tutti, dimostrano la non identità della grafia del diarista con quella di Mussolini. Ammesso che non si tratti di copie dei “veri diari di Mussolini” per via delle discrepanze storiche, ben documentate da altri, viene anche tracciato il profilo del diarista, un buon uomo con un grande affetto per Mussolini
“…L’idea dell’io nella firma. Prima di procedere all’esame delle fig. nrr. 6, 7 e 8, che riguardano la parola “Mussolini”, occorre fare una incursione nel campo della grafologia la quale, nonostante che si stia lavorando su delle fotocopie, aiuterà a valutare alcuni elementi importanti.
Quando si scrive un testo qualsiasi, nel nostro caso un diario, può giungere il momento di tracciare le lettere che compongono il proprio nome. I grafologi su questo punto sono unanimi, ascoltiamoli. Sono concordi nel ritenere che quel momento produca una netta frattura nello scenario della psiche; questo avviene a causa della comparsa dell’idea dell’io. È come se ci si ritrovasse, all’improvviso e senza alcun preallarme, in un momento di verità; allora, mentre viene comandato alla mano di compiere quel gesto che sta per rappresentare sulla carta la cosa più importante, cioè noi stessi, l’idea dell’io che è stata inavvertitamente provocata ribolle attraverso quella frattura della psiche con pulsioni che si trasferiscono nel tracciato grafico. Questo, parafrasando San Giovanni può essere considerato il “verbo”, l’idea-parola che si fa realtà sulla carta.
Per questo i grafologi vi vedono una plateale confessione di come ognuno è e, soprattutto, come vorrebbe essere. Giunto il momento, la fisiologia della scrittura precedente viene alterata rompendone la continuità in termini di pressione, dimensione, infioriture, ritmo, velocità, inclinazione, legame e rapporto tra le singole lettere e altro. Così l’io virginale, innato, ha inviato una immagine che reca tuttavia i segni più o meno evidenti del trauma provocato dal fatto stesso che siamo stati chiamati a rappresentarci.
Ora chiediamoci cosa ritroviamo di tutto questo nella parola “Mussolini” vergata dal diarista rispetto alla firma del Duce.
La parola “Mussolini” con la “M” in corsivo. Dalle 360 pagine del “Diario 39” abbiamo estratto 25 “Mussolini” con la lettera “M” in corsivo e le abbiamo poste nella parte esterna della fig. 6; mentre all’interno abbiamo riportato 6 “Mussolini” tratti da autografi certi del periodo intorno all’anno del “Diario 39”.
In particolare segnaliamo una firma del 1944 su lettera, un’altra dello stesso anno su minuta di lettera e una del 1945 su decreto; ciò è in relazione all’ipotesi avanzata dal citato Prof. Travaglini, secondo lui da verificare, che i “Diari” potrebbero essere stati scritti durante l’inattività di Mussolini negli anni della Repubblica sociale, quando egli si sarebbe potuto dedicare a confessioni intime, raccontando sotto forma di diario la sua vita; cosicché ne sarebbe scaturito un personaggio del tutto diverso da quello finora noto con una grafia anch’essa diversa dalle suoi stili abituali.
1) Crediamo che sia sufficiente un colpo d’occhio per dimostrare che i 24 “Mussolini” del diarista sono tutt’affatto diversi dai 3 “Mussolini” certi del 1944-45. Pertanto l’ipotesi della posterità dei diari non ha retto alla nostra verifica.
2) Nel tracciare la parola “Mussolini”, il diarista la esegue in continuo una sola volta, mentre compie 2 interruzioni 7 volte, 3 interruzioni 13 volte e 4 interruzioni 4 volte. Come tutti probabilmente sanno e come si vede nella figura, il Duce scrive il proprio nome senza alzare mai la penna. Cogliamo l’occasione per confermare che le frequenti interruzioni in una stessa parola sono una costante stilistica del diarista, che, sotto questo aspetto, mostra di avere scritto “Mussolini” come qualsiasi altra parola.
3) In 21 casi su 24 la lettera “i” finale è un grafo “a martello” più o meno trascinato verso destra in totale conflitto con la verticalità della “i” mussoliniana.
4) Se si aggiungono altri elementi discrepanti come il mancato primo uncino della “M”, l’eccessivo prolungamento del tracciato dalla “o” alla “l”, l’eccessivo prolungamento al di sotto del rigo di una o entrale le “s”, non vi è temerario che possa affermare qualche identità.
La parola “Mussolini” con la “M” capitale. La fig. nr 7 non riguarda il confronto tra la scrittura del diarista e quella di Mussolini, bensì quello interno alla scrittura del solo diarista. Abbiamo rintracciato due “Mussolini” scritti con la “M” capitale. Alla luce della premessa fatta sulla firma dal punto di vista grafologico, ci siamo proposti di verificare se questa “M” capitale riveli una qualche pulsione emotiva.
Senza perderci in una noiosa analisi, ci limitiamo a far rilevare che le “M” dei due “Mussolini”, posti al centro della figura, presentano stesso stile e stesse dimensioni delle “M” di “Maria, Mercuriale, Mosca, Marina, ecc., poste nella figura in alto e in basso. Pertanto il diarista, dimostrando di rimanere indifferente quando scrive la “M” capitale di “Mussolini” o di qualsiasi altra parola, rivela, alla luce dei principi della grafologia, di non essere Mussolini…””.
*Già dirigente di azienda, cultore di storia e fondatore del Museo “La Linea dei Goti” di Montegridolfo