– Il 24 aprile scorso concludevo il mio articolo sulle elezioni amministrative del 15-16 maggio ricordando la «dabbenaggine di moltitudini abbindolate dalla televisione, e convinte per davvero che la magistratura faccia un uso politico del suo ruolo: una vera mostruosità». Poco dopo Berlusconi andava a Milano ad alzare il braccio della Moratti, la sua candidata, ed affermava che quelle elezioni erano sì amministrative, ma in realtà erano elezioni politiche su di lui, ed impegnava i suoi elettori milanesi a puntare sulla vittoria al primo turno e ad aumentare i suoi precedenti 53.000 voti di preferenza, pena il funerale che avrebbe cantato la sinistra.
Andò molto male per lui, il 16 maggio: il Pdl è uscito sconfitto, le preferenze al grande capo sono scese da 53.000 a 27.000, ed è andata indietro anche l’alleata Lega. A Torino e Bologna al primo turno hanno vinto i candidati del Partito democratico. Il fattore televisione non funziona più. In poche parole: è cambiato il vento. Forse i giovani non guardano più la tv, e preferiscono usare Internet. Oggi Berlusconi fa perdere voti dove mette la sua faccia. La riprova si è avuta a Porta a porta il 25 maggio, quando i giornalisti intervistatori e lo stesso Vespa si sono permessi di contraddirlo, cosa mai avvenuta in passato: «era proprio indispensabile quella telefonata?»; «presidente, queste cose le ha già dette prima»; assoluzioni nei processi «con qualche spintarella delle leggi approvate in Parlamento, però».
Nell’ occasione, Berlusconi ha mostrato tutta la sua ignoranza della storia europea moderna, una ignoranza che non può essere perdonata ad un uomo che dice di essere uno statista: nel rimproverare ai comunisti italiani di non avere mai abbandonato il marxismo, ha ricordato il diverso comportamento della socialdemocrazia tedesca con queste incredibili parole: «La socialdemocrazia tedesca ha rinunciato al marxismo cent’anni fa con il convegno di Gotesborg» (“la Repubblica, 26 maggio 2011). Ebbene: quella rinuncia c’ è stata, sì, ma al Congresso non già di Gotesborg (o Goteborg, dove talvolta gioca il Milan) bensì di Bad Godesberg, ridente cittadina termale nei pressi di Bonn, e non cent’ anni fa, ma nel 1959. Questo lo sanno bene tutti i partecipanti al G8 di Deauville, dove Obama e Medvedev si sono sentiti raccontare dal Cavaliere che in Italia ci sarebbe una «quasi dittatura dei magistrati di sinistra»; ma non lo sa lui, al quale in realtà non importa niente di socialdemocrazie e marxismi.
Tra le stranezze della campagna elettorale per i ballottaggi, a parte la proditoria menzogna della Moratti sul passato giudiziario di Pisapia, il primo posto è occupato dalla proposta della Lega di trasferire a Milano un paio di ministeri. Perché la Lega ha messo un bastone tra le ruote della tentata riscossa berlusconiana, in un momento in cui era più che mai necessaria l’unità a sostegno della Moratti? La risposta è molto semplice: poiché alla sconfitta del Pdl si è aggiunta quella della Lega, Bossi, alla ricerca di una ripresa del suo movimento, se n’è infischiato dell’unità con Berlusconi, ed ha già cominciato a prendere le distanze dai berlusconiani, che si spaccherebbero subito, se accettassero la proposta leghista.
Nella polemica berlusconiana contro Pisapia grande spazio hanno occupato l’ accusa di voler collocare a Milano una grande moschea e il regalo fatto alla Moratti dall’ idiozia dei nostalgici del comunismo. La prima accusa non ha senso: a Roma, ai Parioli, esiste da anni una grande moschea che non ha mai dato luogo a incidenti di sorta: i musulmani non sono più costretti ai loro inginocchiamenti umilianti e disordinati nelle strade. Quanto alla suddetta idiozia, essa si è espressa nella promessa di fare di Milano «una nuova Stalingrado». Se ne è impadronito subito Emilio Fede, che le ha concesso generosamente spazio nel suo telegiornale. Stalingrado, la città di Stalin, è stata decisiva nella seconda guerra mondiale, perché là si è infranto il sogno imperiale di Hitler. Ma i nostalgici del comunismo, stalinisti o trotzkisti poco importa, che un giorno fecero cadere Prodi considerandolo equivalente a Berlusconi quale capo di un governo “capitalista”, non hanno ancora capito che essi sono i migliori alleati di Berlusconi. Lo hanno però capito i giovani che non guardano la tv ma comunicano tra loro attraverso twitter.
Licenzio questo articolo mentre stanno arrivando i risultati dei ballottaggi di Milano e Napoli. Netta sconfitta della Moratti a Milano, catastrofe di Lettieri, il candidato confortato (si fa per dire) dal discorso di Berlusconi di venerdì sera: De Magistris, esponente del partito di Di Pietro, lo ha letteralmente seppellito sotto una valanga di voti.
I berlusconiani si consolano criticando il Pd perché non sono uomini suoi i vincitori di Milano e Napoli. Ma c’è da scommettere che questa volta l’unità del centrosinistra non andrà in pezzi, come nel 1998 e nel 2007. La tirannide di Berlusconi, l’uomo che ha avvelenato l’Italia, ha compiuto il miracolo: l’ unità delle forze che contro di lui hanno difeso la Costituzione repubblicana, compreso il Terzo Polo di Fini e Casini, non andrà perduta. Il giocattolo Berlusconi si è rotto, e questa volta per sempre. Il maggio 2011 resterà nella storia della Repubblica. Adesso dove, tocca, Berlusconi distrugge. E alla balla sui giudici, raccontata anche a Obama e Medvedev, non crede più nessuno.
*Libero docente dell’università di Roma