LA RIFLESSIONE
di Raffaele Nogaro*
– «Vittime» della società non sono solo quelle volute dai poteri perversi, e sono tante, ma ben più numerose sono quelle che io chiamerei le «vittime originarie», quegli esseri umani che nascono per venire protetti ed educati nel cammino della vita e della salvezza, e invece si sentono abbandonati.
Sono i «poveri credenti», e tutti gli uomini sono poveri credenti, che cercano ancora con ardore la Chiesa del Vangelo di Gesù.
Nella società attuale si è introdotta una forma di imbonimento, malsano e gratificatone, che intontisce e soprattutto lusinga le persone: una corruzione a tutti i livelli della vita economica, civile, politica, ma anche culturale e religiosa. Una diffusa mafiosità dei comportamenti, che sembra ormai una conquista di civiltà del nostro tempo.
Il «tutto è lecito» è il valore d’oggi, gloria della coscienza umana, finalmente autonoma e libera.
Il tragico è che questa vita senza morale rende «interrotti i sentieri» dei giovani, frantumando gli orizzonti e i destini della loro vita.
Il potere esplosivo e rigeneratore della società è la Chiesa di Cristo. La Chiesa può essere non accettata dalla società. Ma essa, per mandato di Cristo, a costo di qualsiasi persecuzione, si trova sempre in mezzo agli uomini. Che dire allora di una Chiesa che tace e talora si compiace del qualunquismo imperante? La volontà del Padre è diversa da quella del capriccio umano. E se la Chiesa compie certi gesti di incontinenza, Dio si scandalizza di essa. Come è possibile che uomini di Chiesa «importanti» facciano la barzelletta del peccato?
Si può «contestualizzare la bestemmia», «la trasgressione pubblica della pratica sacramentale» perché al capo si devono concedere tutte le licenze?
Noi rimaniamo nello sgomento più doloroso vedendo i gesti farisaici delle autorità civili e religiose, che riescono ad approdare a tutti i giochi del male, dichiarando di usare una pratica delle virtù più moderna e liberatoria.
E del tutto sconveniente, poi, che per comperare i favori di un gruppo politico, di professione pagano, si dica che esso è portatore genuino di valori cristiani, come è avvenuto per la Lega.
La Chiesa non reca salvezza se rimane collegata agli interessi di classe, di razza e di Stato. Non porta salvezza se è complice dell’ingiustizia e della violenza istituzionali. La Chiesa non può rimanere in-rapporto ^eon i pò tep^opp ressi -at^coI rischio di diventare egoista e indifferente, priva di amore e vergognosamente timorosa.
Noi cerchiamo la Chiesa di Cristo, che mette in movimento tutte le forze portatrici della salvezza dell’uomo (1 Cor 12). Noi cerchiamo una Chiesa, che agisca da catalizzatore per l’opera di redenzione di Dio nel mondo, una Chiesa che non sia solo luogo di rifugio per privilegiati, ma una comunità di persone a servizio di tutti gli uomini nell’amore di Cristo. La Chiesa può sbagliare solo per amore dell’amore.
Buona parte del nostro popolo pensa che la corruzione e il malcostume che oggi affliggono l’Italia vengono assecondati dall’attuale governo.
La Chiesa, perciò, non può tenere rapporti di amicizia con esso.
Gli incontri di convivialità di cardinali con responsabili politici lasciano i fedeli nello sconcerto.
Il presidente della Cei pensa forse che la «stabilità di questo governo» sia di beneficio per la società e per la Chiesa.
Se lo dice pubblicamente -come l’ha detto- mette tristezza nell’animo di tutte le persone che ancora cercano e invocano una testimonianza evangelica della Chiesa.
*Vescovo emerito di Caserta
(tratto da “in dialogo”, n. 91, marzo 2011)