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Le parrocchie tra servilismo parlamentare e Vaticano

Redazione di Redazione
10 Marzo 2011
in L'opinione
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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– Gli italiani sono imbecilli? chiedevamo un mese fa. Rispondono le parrocchie: «no, non siamo imbecilli». Ha aperto loro la strada suor Eugenia Bonetti (una vita al servizio dei dannati della terra), che il 13 febbraio è salita sul palco di Piazza del Popolo per parlare alle 200.000 donne che chiedevano le dimissioni del premier libertino.
Per conoscere l’umore delle parrocchie bisogna leggere i settimanali diocesani. Il bresciano “La Voce del Popolo” ha invitato il segretario di Stato cardinale Bertone a non incontrare Berlusconi, perché «la situazione morale e politica, i dubbi (poco dubbi per la verità) sulla moralità e il rispetto della legge della nostra classe politica impongono scelte coraggiose da parte di chi dovrebbe guidare i fedeli». L’“Unione monregalese” di Mondovì ha raccolto l’appello «se non ora, quando» di milioni di donne italiane «per vedere restituita la dignità piena all’universo femminile deturpato da messaggi insistiti sulla bellezza esibita in modo sfacciato, sulla sessualità irresponsabile, sulla compravendita del corpo». Il “Corriere di Saluzzo” ha esaltato la giornata del 13 febbraio, «manifestazione rigorosamente apartitica e senza bandiere, ma inevitabilmente caratterizzata da slogan e battute con espliciti riferimenti alla vicenda Berlusconi-Ruby e al bunga-bunga» col premier «additato più come cattivo esempio da non imitare che come avversario politico da sconfiggere». “Il Cittadino” di Lodi ha lanciato un appello per reagire all’ondata di «fango e vergogna» e gridare forte il disagio a causa «della crisi economica e culturale del paese che ha raggiunto il suo culmine a causa dei fatti legati alle vicende del premier». “La Cittadella” di Mantova ha intitolato il suo appello Fermiamo la macchina del fango. “Il Popolo” di Pordenone si è chiesto se si può «scindere la politica dalla morale», o «se è separabile la vita privata di un politico dalla sfera pubblica». L’“Araldo abruzzese” di Teramo ha scritto: «vogliamo un paese che rispetti le donne tutte: […] l’Italia non è una Repubblica fondata sul favore sessuale».
E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Evidentemente i settimanali diocesani non la pensano come i servili deputati berlusconiani della Camera, che non si sono vergognati di votare un documento nel quale si afferma che il 27 maggio 2010 Berlusconi avrebbe telefonato alla questura di Milano per evitare una crisi dei rapporti con l’Egitto! Il premier, cioè, credeva veramente che Ruby fosse nipote di Mubarak e perciò l’ha fatto credere alla questura milanese. Nessuno dei suddetti deputati si è chiesto come mai il premier non avesse chiarito la questione in precedenza, magari mettendosi in contatto con l’ambasciata egiziana a Roma, né per quanto tempo egli avesse nutrito quel dubbio. «Poco dubbi per la verità», ha scritto “La Voce del Popolo” di Brescia!
Ma tutti hanno capito che Berlusconi mentì perché temeva che Ruby rivelasse la verità alla questura di Milano, che la tratteneva perché accusata di furto. Ma il problema, per i cattolici, è un altro: è la posizione del Vaticano, assai diversa da quella dei fedeli, e quindi orientata al perdono dei peccati (c’è sempre il confessore…). Si sa che al Vaticano interessano le leggi che Berlusconi ha promesso: soldi alle scuole private cattoliche e un testamento biologico che vieti il ripetersi del caso Eluana Englaro: d’ora in poi la volontà del malato non conterà più, qualunque cosa egli possa avere lasciato scritto, perché il suddetto malato dovrà essere per legge nutrito dai medici e dalle infermiere con il sondino dell’idratazione e alimentazione forzate. Papà Englaro, insomma, sarebbe stato un assassino della figlia, come hanno sostenuto i senatori berlusconiani.
Altro è il sentimento pastorale dei fedeli e delle parrocchie, che vorrebbero una decisa condanna del libertinismo berlusconiano, altro sono gli interessi dell’ Istituzione vaticana, operante come potere politico in favore dei propri interessi, e quindi legata a Berlusconi. Invano “Il Popolo” di Pordenone si è chiesto se si può «scindere la politica dalla morale». Se il Vaticano scinderà ancora una volta la politica dalla morale, saranno prevedibili nuove crisi di coscienza nel popolo cattolico, come quelle dei tanti cattolici che non si sposano in chiesa, o praticano le unioni civili, o divorziano, o si servono della legge che in certi casi autorizza l’aborto. Checché ne pensi l’Istituzione vaticana.

* libero docente dell’Università di Roma

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