COMUNITA’
– Mario e Maria Laura hanno percorso a piedi il tratto di 300 chilometri Leon-Santiago (la città che accoglie le spoglie di San Giacomo), dal 25 giugno al 14 luglio. Ecco il diario (parte IV).
– Lunedì 4 luglio: Samos – Mirallos (23 Km). Le cose non cambiano mai tanto come quando cambiamo dentro noi stessi.
Il 4 luglio partiamo al buio e, per evitare di allungare il Cammino attraversando in un continuo sali scendi diversi “paesini”, decidiamo di camminare sull’asfalto. Ci accompagna una leggera nebbia, umida. I 13 km fino a Sarria sono lunghi e noiosi. Entriamo in città e ci dirigiamo verso un bar per un meritato break che guadagniamo dopo una scaliera (scalinata) verticale. Si vedono allegre comitive che partono da Sarria, meta “ultima” per guadagnare la Compostela. La sensazione di far parte di una umanità che cammina nello spazio, verso Santiago, e nel tempo, così come i primi pellegrini che erano difesi dai Templari, è sempre molto forte. Il Cammino prosegue attraverso paesini e boschi, in questa verde Galizia che non smette di incantare con la sua magia. Passiamo davanti al cippo che segnala “– 100 km” e sorridiamo soddisfatti. Continuiamo a macinare km e il caldo si è fatto intenso. Puntiamo ad arrivare a Ferreiros e qui la notizia è dura: l’albergue è pieno! Lo scoraggiamento vorrebbe unirsi alla fatica e alla stanchezza ma, come si dice in questi casi, “chiusa una porta si apre un portone” e dopo poco meno di 2 km, arriviamo a Mirallos. Il camerone che ci accoglie è modello “profughi a Lampedusa”: 30 letti tutti ammassati. Con noi anche un gruppo scout. Accoglienza straordinaria, cena ottima e abbondante, due chiacchiere e buonanotte.
Martedì 5 luglio: Mirallos – Ventas de Naron (23 Km)
Il pellegrinaggio ha senso se fatto a piedi; è un avvicinamento lento, è un tempo: non solo il raggiungimento della meta.
Il pellegrinaggio ha a che fare con la solitudine, è perdersi per ritrovarsi. (Erri de Luca)
E’ perdersi per ritrovarsi”. “Martedì mattina nello stanzone siamo i primi a muoverci e l’intesa con lo zaino è ormai perfetta per cui riusciamo a farlo nel buio più completo e, dettaglio non da poco, senza lasciare niente. La colazione è un auspicio per la giornata: squisita e di quantità. In marcia. Il cammino è in discesa, attraversiamo diversi piccoli borghi composti da poche case. Accompagnano la vista molti horreos, costruzioni rurali dove si conservano cereali e mais. Ne troviamo uno datato 1918. La tappa è tranquilla fino ad arrivare a Portomarin, alla quale si accede con un ponte lungo con arcate altissime: fa venire le vertigini guardare in basso il lago artificiale sottostante! Ci troviamo di fronte alla scala di ingresso alla città. Per fortuna non la affrontiamo, ci avremmo lasciato polpacci e polmoni! Le nostre esperte guide Angelo e Carla ci fanno girare a sinistra e, dopo aver attraversato un altro ponte più piccolo, ci lasciamo la città alle spalle. Inizia qui la salita, non impossibile ma interessante. Perché nel mondo ci sono più salite che discese? Siamo forse noi che siamo abituati a mettere l’accento e poggiare lo sguardo sul negativo piuttosto che sul positivo? Facciamo un po’ di strada con una signora messicana (probabilmente curata con chemio) e un ragazzo (il figlio?) con poco zaino. Quante storie sul Cammino, quanti motivi per viverlo… Un anziano, distinto signore partito 2 mesi fa dal centro della Francia e, dopo 1300 km sta arrivando. Un ragazzo partito a piedi da Pavia, rientrerà tra 18 mesi, dopo aver percorso 14/15 mila km e aver girato l’Europa. Un anziano, simpatico, energico, signore di Madrid che, per la quinta volta, esce dall’uscio di casa e si avvia verso Santiago per richiedere che il fratello, malato di Alzheimer, riconosca ogni tanto i familiari. Una coppia italiana che finirà il percorso domenica e, a Santiago, si sposerà. I pellegrini italiani presenti saranno, naturalmente, tutti invitati! Non c’è il sole e questo, di per sé, è un bene. Pian piano le nuvole si scuriscono e soffia il vento. Cominciamo a mettere e togliere il poncho perché fa due gocce di pioggia e poi smette. Comunque, meglio così che un temporale! Ci fermiamo per un boccadillo (panino) in un bar e ripartiamo… in salita! I cippi indicatori “scorrono” abbastanza veloci e, con un occhio al cielo e uno al terreno dove mettiamo i piedi, arriviamo a Ventas de Naron. Albergue carino, ristrutturato, lo stanzone che ci accoglie al nostro arrivo è vuoto. Doccia e riposo, oggi, li facciamo con cura e con tempo a disposizione. Incontriamo una pellegrina tedesca che, seppur partita da St. Jean Pied de Port, a causa del male ad un ginocchio, a soli 78 km da Santiago e più di 700 km percorsi, l’indomani abbandonerà il Cammino per fare rientro a casa.
Mercoledì 6 luglio: Ventas de Naron – Melide (29 Km). Quando il Cammino mi stanca non ti chiedo di parlarmi ma di darmi la mano
Ore 6:15, siamo già sul Cammino. È buio, molto buio. Il cielo è carico di nuvole nere, ieri abbiamo ringraziato per averci risparmiato la pioggia, oggi prepariamoci a… prenderla. La tappa di oggi è lunga ed è un continuo sali-scendi, non forte. Ci stiamo abituando al Cammino, ci sentiamo bene, riusciamo a gustare buone sensazioni mentre camminiamo. Il paesaggio, all’apparire delle prime ore del giorno, è piacevole, qualche curva, ampi spazi, cruceiros (crocifissi negli incroci), qualche chiesina, case, eucalipti, pini… Ci sorpassano 3 uomini sardi, erano nel nostro albergue di ieri, che intonano un’“Ave Maria” a cappella, con le voci tipiche dei cori della Sardegna… Il cuore si apre allo spirito di questa preghiera; che emozione, lo sguardo spazia fino all’orizzonte. Che pace. Che sensazioni… il canto termina e i tre sardi avanzano nel verde. Incontriamo Maria Grazia e Antonio una coppia di Catania che si affiancano anche se i loro passi, e i loro lamenti, sono diversi dai nostri! Si “appiccicano” a Carla che dispensa loro tutta la sua esperienza del Cammino. Ma la strada di oggi per arrivare a Melide è tanta, 29 km, e, alle 18, finalmente, arriviamo all’albergue. Una doccia rapidissima, i panni in lavatrice, il bucato delle calze, e si va in cerca di cena. La meta di oggi è stata il polpo alla gallega e, dopo un po’ di peripezie e qualche altro km, arriviamo da Ezechiel che ci serve un polipo con paprica strepitoso!!! Un vino bianco secco e il pellegrino resuscita. Al rientro all’albergue ci facciamo due straordinarie risate con una ragazza che, presa dall’abitudine, ci ha tolto i panni dall’asciugatrice e… li sta piegando! Una scena che ti può succedere solo qui. (continua)