LA STORIA
di Hossein Fayaz
– Quest’anno i cittadini di Valconca e Morciano hanno festeggiato alla grande il sessantaseiesimo anniversario della liberazione. Celebrazioni in piazza del Popolo e l’inizio di via Bucci, alle ore dieci di lunedì 25 aprile, con il saluto delle autorità, lettura degli articoli della Costituzione e letture partigiane relative ai combattenti per la libertà della vallata durante la resistenza.
Oltre all’amministrazione comunale e morcianesi, hanno partecipato gli aderenti all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia che dal 2006 si è aperta anche alle nuove generazioni, un passaggio con risultati sorprendenti, più di 150.000 iscritti in tutta Italia. La manifestazione era animata dalla presenza degli iscritti alla sezione Iris Versari del Valconca, che aderisce all’A.N.P.I. e conta più di 120 tesserati.
Alla fine degli interventi si è snodato un allegro corteo, che ha percorso le principali vie del centro cittadino fino alla Sala Lavatoio per il pranzo sociale dell’ANPI. La festa della liberazione è continuata per tutta la giornata, all’insegna della musica e allegria.
Ha preso parte alla manifestazione il comandante partigiano novantatreenne, Nazareno Trappoli, nativo di Fossombrone e da lungo tempo residente a Riccione. Un ragazzo del 1918, che con il nome di battaglia “Emilio” assieme ad un centinaio di partigiani, sui monti Nerone e Carpegna, combatterono per alcuni mesi le truppe nazifasciste, fino al 28 agosto 1944, il giorno della liberazione di Pesaro e Urbino da parte degli alleati.
Durante le azioni militari contro gli eserciti occupanti, caddero quattordici partigiani. Furono il teatro di quelle eroiche e nello stesso tempo tragiche azioni, un vasto territorio che si estendeva dal Furlo al mare.
A margine della manifestazione ho avuto un lungo colloquio con il comandante “Emilio”, in piena forma fisica e di spirito.
Alcuni giorni dopo, il 14 maggio 2011, leggo sul quotidiano “la Stampa” l’intervista di Niccolò Zancan all’autore del pamfhlet “Ribellarsi è giusto alla Shoah dei diritti” (Edizione Chiarelettere) dello scrittore torinese Massimo Ottolenghi, novantacinque anni, ex partigiano. Trovai una straordinaria assomiglianza con il messaggio del partigiano Nazareno Trappoli.
Massimo Ottolenghi in breve disse: “L’eredita della Resistenza è la” Costituzione” dell’Italia democratica, che noi purtroppo non siamo riusciti a realizzare. Io dico sempre ai giovani, ricordate che la patria da difendere è la Costituzione italiana. È più importante del territorio che difendereste da qualsiasi invasione nemica.
Dall’alto non potete attendere nulla, perché si costruisce tutto dal basso. Bisogna superare l’attuale tendenza di certe élite e di troppi clan, preoccupati solo dei propri interessi particolari. Occorre intervenire in tutte le forme delle attività associative, vecchie e nuove. Occorre usare ancora di più la rete, che è una risorsa straordinaria. Bisogna reagire. Serve un nuovo Risorgimento. Un miracoloso soprassalto. Ora tocca a voi…”.
Per me, un nuovo cittadino di questo Paese, gli uomini come Massimo Ottolenghi e Nazzareno Trappoli sono dei buoni esempi d’italiani.