PERSONE
– Forse non c’è stato un riminese che non abbia tenuto nelle mani una “creazione” della Linotipia Riminese. E senza far troppo gli “sbuccioni”. Hanno composto una bella fetta delle pubblicazioni stampate nella provincia di Rimini (e non solo) dal 1958 ad oggi. Insomma, oltre mezzo secolo di belle storie. Per la semplice ragione che i Miserocchi sono delle belle persone. Sempre disponibili. Sempre al servizio del cliente. Sempre al servizio di Rimini. Della riminesità, anche se loro giungono da Cesena. Ma oramai, il loro cognome si identifica con Borgo San Giuliano. Luca, il primogenito di Sergio, da tre anni è il presidente della Società de Borg, che organizza la mitica Festa.
Un loro cliente, sempre educato, ma con una buona dose di faccia tosta, ogni tanto telefona: “Ciao Luca, sono qui a chiederti una cortesia. Mi trasformeresti il mio lavoro in Pdf?” (è il linguaggio elettronico con il quale si incidono le lastre di alluminio, con le quali i tipografi poi vanno in stampa). Risponde Luca: “Certo, vieni quando vuoi!”. La scena continua col dopo cortesia: “Quanto ti devo?”. “Lascia stare e non dire patacate. E’ un piacere”.
Siamo nel 1958, Sergio Miserocchi ha 18 anni. E’ linotipista. Orfano di entrambi i genitori a 7 anni, ha imparato il mestiere in orfanotrofio, grazie ai frati del collegio dell’Addolorata (si faceva anche falegnameria e torneria, oltre che tipografia). In quell’anno, a Rimini c’è un solo tecnico in grado di far funzionare la sola linotipia appena arrivata in città, in vicolo Cima, la stradina in pieno centro dove non batte mai il sole, neppure nel solleone di agosto a mezzogiorno.
Lo va a cercare nel collegio il titolare dell’attività Giuseppe Bandini, che ha appena acquistato due linotipie (le prime in Romagna), di qualità anche se di seconda mano e fonda l’azienda. Ricorda il signor Sergio: “Scendo a Rimini con 500 lire in tasca, che è il prestito di un mio cugino. Il datore di lavoro mi passa anche vitto e alloggio. Da Rimini, lavoravamo per tutte le tipografie della Romagna; arrivavamo fino a Faenza. Dopo 5 anni, avevamo cinque macchine. E tutti hanno imparato il mestiere da me”.
Nel ’74, i dipendenti rilevano l’azienda. Sono: oltre a Sergio, Luigi Ferrini, Aldo Albieri (compagno di collegio a Cesena) e Gianfranco Monaldi. Nell’80, si trasferiscono in spazi più comodi; sono in 14 a lavorare, grazie anche all’introduzione della pellicola arrivata nel ’78. Sull’innovazione tecnologica rimasta ferma fino a quell’anno, ricorda Sergio: “Mano mano che usciva la nuova tecnologia, per restare al passo della concorrenza, noi ci adeguavamo. Nell’81, la Lynotipia Riminese si trasferisce in via San Leo (una traversa della Marecchiese dove si trova ancora oggi). In mezzo secolo ha firmato libri e giornali: il “Fo”, il “Ponte”. Ha collaborato con persone poi diventate famose. Un nome su tutti: il giornalista della Rai, Achille D’Amelia. Con la pipa in bocca, il giovane componeva al giornalino della discoteca Embassy.
Dal ’72 cittadino di San Giuliano, negli anni Sergio Miserocchi resta socio unico, e viene affiancato dai figli: Luca nell’81 e Nicola nel ’91. Sulla loro idea di professionalità, afferma Luca: “Il lavoro ci ha sempre preso in modo importante, che lascia poco spazio al resto. Siamo impegnati almeno 12 ore al giorno”. Il resto è la famiglia.
Negli anni ’50, a Rimini c’era un piccolo polo tipografico: Garattoni, Gattei, Cosmi, Neri, Tonini, Ramberti. Sono sopravvissute solo Garattoni e Ramberti. Il polo, va rimarcato, si è spostato a Villa Verucchio.