CIVILTA’ DEI MOTORI
– Figlio di Luciano (universalmente conosciuto come “Canè’), Denis Pazzaglini ha 35 anni e una bimba in arrivo. Gira il rombante circo dei motori da 15 anni, grazie alla bravura e alla fortuna. Siamo nel 1996, Denis fa il pizzaiolo d’estate e il meccanico d’inverno (da Tamburini, neaanche dirlo). Quando può si rifugia nell’officina-circolo motoristico di Fabrizio Cecchini, a Misano Brasile, che fa il meccanico col Team Pileri ed ha in Barros il pilota di punta.
Fausto Gresini, già campione del mondo 125, ha appeso la tuta al chiodo da un paio d’annetti. Cerca di allestire un piccolo team attorno a Walter Bartolini, per cimentarsi nel campionato italiano. Ha bisogno di meccanici e chiede all’amico Cecchini (che l’anno dopo diventerà suo capo-meccanico) se conosce qualcuno che gli possa dare una mano. Cecchini gli fa il nome del giovane Denis. Quell’italiano viene vinto da Melandri; Bartolini però fa bella figura.
Come si sa la vita s’intreccia per sentieri strani. L’anno dopo il Team Pileri fallisce. Sulle sue ceneri nasce il Team Gresini; da allora solo successi, grandi campioni e grande organizzazione.
Racconta Denis: “Mi ritrovo dal campionato italiano al mondiale 500. Resto con Gresini fino al 2003. In quell’anno nasce il Team Puig, che chiede la Honda ufficiale 250 per Pedrosa. La casa giapponese risponde sì, ma con la supervisione di Gresini. Io non volevo andare da Puigi. Fabrizio Cecchini, al quale devo tutto, mi convince al salto: ‘serve per crescere’. Nel 2005, Puig si rende autonomo e io resto con Pedrosa. Oggi lavoro col team Martinez (pilota Faubel, mondiale 125) ma con Pedrosa ci sentiamo almeno una volta la settimana. E’ un ragazzo amabile e non antipatico come raccontano alcuni giornalisti”.
A chi gli chiede chi è il bravo meccanico, risponde: “A questi livelli sono tutti bravissimi. Diciamo che è davvero super chi sa tenere l’armonia neil box”.
La passione per i motori è scritta nel Dna di Pazzaglini. Da piccolo ha corso con le mini-moto e vinto l’italiano 1989. E’ stato due anni in 125, campionato italiano. “Ho smesso – ricorda – perché mi sono reso conto che prima ancora dei miei limiti economici, difettavo nel talento”.
Forse la caratteristica più bella di Denis è la simpatia. E’ amico di una caterva di campioni, sono solo di moto: Pedrosa, Capirossi, Valentino Rossi, Simoncelli, De Angelis, Pasini, Bayliss, Heyden (con il quale va in bici), Smith, Simon, Pirlo, Diana, Bonazzoli, Roberto Conti, Andrea Peron. Quasi tutti costoro sono stati ospiti della sua cucina estiva nel “capanno” dietro casa nella centralissima via D’Annunzio. Un solo piatto: spaghetti al granchio cucinato dal babbo ”Canè’. Dopo, tutti all’albergo “Vasco” per il caffè.
Non si può non chiedergli chi sono i suoi campioni. “Partendo dal presupposto che sono tutti molto coraggiosi, al primo posto c’è Valentino. E voglio aggiungere che starci insieme è simpaticissismo, che per gli autografi mangia sempre freddo e che il successo non lo ha affatto cambiato, come sanno coloro i quali lo frequentano fin da bambino. Nella mia speciale classifica del talento, segue Pedrosa. Dopo, sullo stesso gradino, Stoner e Lorenzo. E faccio una previsione. Tra due anni Simoncelli sarà mondiale; è fortissimo”.
Denis Pazzaglini porta una catenina al collo col numero 74, quello di Kato, il pilota giapponese scomparso nel 2003 che correva per il Team Gresini e viveva a Misano; era suo grande amico. “La sua morte è stata una tragedia che mi ha segnato per sempre”.
Nella vetrina di casa, Denis conserva i caschi che gli amici campioni gli hanno regalato: quattro sono appartenuti a Kato.