E’ stato l’artefice della prima “Stamperia”, vera rarità per quei tempi, di tutto il mandamento che il comune saludecese copriva: Morciano di Romagna, Montefiore Conca, San Giovanni in Marignano, Cattolica,
Mondaino, Montegridolfo.
Il figlio unico, Giulio, è morto in aliante a Pavullo (Modena) a 17 anni nel 1928.
Nel 1986, per i 60 anni di ricorrenza, gli è stato intitolato l’aeroporto di questo paese con invito ai parenti e al sindaco di Saludecio di allora Massimo Maioli a presenziare la spettacolare cerimonia.
La procugina Giulia Paolucci, alla nascita le avevano rinnovato il suo nome; è residente nella stessa via nella casa adiacente. A quei tempi, i genitori della signora in questione avevano un alimentari sul lato opposto ed era consuetudine, perché molto richieste dai turisti, vendere le tante cartoline che lo stesso Luigi stampava.
Saludecio vanta il maggior numero di cartoline postali realizzate della Valconca, più di 170. Oggi, grazie all’interessamento e alla tenacia del signor Giuseppe Di Pasqua, volontario e organizzatore della locale sezione della Misericordia Valconca, questa bella tradizione continua con le nuove otto cartoline.
(Daniele Dionigi)
– Venti immagini con i monumenti più importanti. Una con i murales. Una sfiziosa con la scritta “Saludecio” sul campo rossoblu. Torre e chiesa di San Biagio. Porta Montanara e campanile. I tre campanili. L’immagine del beato Amato con poesia. Una con due immagini color seppia. Sono i soggetti delle otto cartoline che costituiscono il racconto Saludecio. La bella idea è della cartoleria “Il Pulcino” (che le vende e ne possiede i dirittti). La realizzazione invece è della tipografia Dionigi Daniele. Uscite lo scorso giugno, sono letteralmente andate a ruba. Insomma, Saludecio sentiva la necessità di tale testimonianza. Perché di questo si tratta: civiltà di una comunità. Le immagini si possono acquistare presso.
Ogni istantanea sul retro, quella degli indirizzi, dei baci e abbracci, reca anche piccoli tocchi di profonda sensibilità. Quella del libro antico recita: “L’atmosfera unica delle sue bellezze lo rende indimenticabile dal primo incontro”. Quella dei tre campanili (una è la torrre civica): “Biglietto da visita di Saludecio fin dalla costa”.
Invece, quella con il quadro del beato Amato, di fianco, porta una poesia scritta da Daniele Dionigi. La scrisse, Daniele, quando regalò alla madre un bronzo del beato fuso dallo scultore montefiorese Umberto Corsucci con la tecnica della cera persa. Racconta Daniele: “Un regalo così importante, meritava una piccola riflessione”.
Ed eccolo la riflessione di Daniele.
Orma… che procedi lenta
per l’antica via…
tra paesaggi opposti
alla fantasia,
orgogliosa raccogli
l’essenza al volo,
per donare vita…
ad un suo passo nuovo
E soave al mattino,
tra le fronde hai richiamo
per chi fida supporti
a destino pian piano;
nella luce dell’alba
assecondi l’invito
di quegli occhi profondi
a lambir l’infinito.
Ti riposi ad un tratto,
ma non più dell’idea
di allungar fino a tardi
la tua piccola scia;
fin che il sole si spegne,
là, sul far della sera,
come stoppa infuocata
che finisce la cera.
Oltre l’ultimo fiume
al suo sogno più vero,
come quadro ispirato
che un anonimo volle
dolci mura posate…
a corona sul colle.