L’INTERVISTA
di Matteo Marini
– Gli arriva un sms proprio mentre si parla del suo nuovo impegno. Era quello che si aspettava: eletto coordinatore della commissione “Giustizia tributaria finanza e fisco” dell’Organismo unitario dell’avvocatura italiana. Dopo un addio, senza tanti rimpianti, alla politica, Marzio Pecci si è dedicato anima e corpo alla professione forense. Avvocato civilista, ex consigliere comunale di Riccione Pdl, candidato sindaco per Forza Italia e Lega Nord, a gennaio è stato eletto come rappresentante dell’Emilia Romagna all’assemblea nazionale dell’Oua, e ora l’incarico in commissione. Tra i suoi obiettivi completare l’organico del tribunale di Rimini, in sofferenza, avere parte attiva, attraverso l’Oua, alla riforma tributaria del nostro Paese.
Cominciamo raccontando cos’è l’Oua.
“E’ l’organismo che unisce tutti i rappresentanti dell’avvocatura italiana. Dalle camere civili alle penali, i giuslavoristi, tributaristi eccetera. E’ un organismo apolitico, che gestisce però la parte politica dell’avvocatura, il pensiero unitario sulle grandi questioni e i rapporti con le istituzioni. È nata nel 1994 ed è in pratica l’omologo dell’Associazione nazionale magistrati così come il Consiglio nazionale forense è l’omologo del Csm. Per esempio l’Oua sta portando avanti una battaglia contro la media conciliazione obbligatoria. Il ministro della giustizia Angelino Alfano pensa così di risolvere il problema dei processi lunghi. Ma gli avvocati tentano sempre una conciliazione prima di andare in tribunale. Mentre se non conviene suggeriranno sempre al proprio cliente di andare in giudizio. Quindi questo è un rimedio peggiore del male perché aumenta i costi senza risolvere il problema”.
E il suo ruolo qual è?
“Io, assieme ad altri 3 avvocati della regione, sono stato eletto a rappresentare l’Emilia Romagna all’assemblea nazionale dell’Oua. Sono il primo riminese a ricoprire questo incarico”.
Il merito dell’elezione è anche da attribuirsi alla sua storia politica?
“No, non ci sono individuazioni politiche. La scelta dei candidati nasce dalla stima e dalle capacità professionali”.
Invece di politica ne ha masticata un po’, a Riccione, negli ultimi cinque anni. Poi hai deciso di mollare. Perché?
“Sono stato candidato sindaco per Forza Italia e Lega nel 2004 e poi consigliere comunale fino al 2009. In questi anni ho perso interesse, in ambito locale la politica è ferma, statica. Non riesce a essere la spina nel fianco della maggioranza. Così ho deciso di dedicarmi al mio mestiere di avvocato, che mi dà qualche soddisfazione in più”.
La critica quindi è al centrodestra.
“Sì. Non si riesce a pungolare la maggioranza che governa questi comuni. Continiamo a gestire e a vedere il territorio come negli anni ’60: lo sciacallaggio del territorio e delle sue risorse”.
Sembrano argomenti di sinistra questi…
“La battaglia ambientale l’ho sempre fatta mia. Uno degli obblighi della politica è quello di tutelare l’ambiente e guardare al futuro. Questa invece è una democrazia che definisco ‘cliccata’, una democrazia dei sondaggi. La politica brava riesce a vedere la città del futuro, noi siamo fermi a un’economia, per esempio quella turistica, vecchia di 50 anni. Si pensa di attirare ancora i turisti con le tagliatelle e le pensioncine ad una stella, ma ai cinesi di questo non importa nulla. Dobbiamo fare turismo culturale, penso alla mostra degli impressionisti, che mi è piaciuta molto, parimenti abbiamo un entroterra tutto da valorizzare”.
Questo riguarda maggioranza e opposizione?
“Non c’è voglia di cambiare, anche nell’opposizione”.
Parla solo di Riccione?
“Dalle altre parti non siamo messi meglio. Se guardo Rimini e il caos per le candidature del mio partito. La scelta di un candidato della società civile è una scelta fatta per perdere. Serve un politico, un uomo di partito. Marco Lombardi non può sottrarsi a questa sfida proprio ora che il centrodestra ha in mano la carta vincente”.
Ora che si è tolto questo fardello e ha assunto un altro “onere”, quali sono gli obiettivi?
“Ho saputo ora di essere il coordinatore della commissione sul Fisco. Ci tenevo perché avrà un ruolo consultivo nell’approvazione della riforma del sistema tributario che il governo dovrà approvare prima della fine della legislatura.
Poi voglio lavorare perché la pianta organica del tribunale di Rimini abbia copertura, sia del personale dipendente e di cancelleria, sia dei magistrati. Rimini è un luogo atipico. La pianta organica è fatta in base alla popolazione. Solo che d’estate con l’arrivo dei turisti non basta, si crea un carico di lavoro molto elevato. Questo spiega l’esodo di magistrati. E siccome siamo comunque periferia, non abbiamo grosso peso, Rimini è trascurata. Dobbiamo fare in modo di integrare con il personale che serve altrimenti si rischia la paralisi”.