– Dodici anni fa, ha avuto l’idea di Riviera Romantica, bella idea ma non ha funzionato.
“Sinceramente, non mi voglio appropriare di un’idea che è stata tessuta assieme a Gian Franco Micucci e nata per valorizzare il territorio. Il mio voleva essere solo un apporto e una spinta ad un progetto precursore di molti altri, cui ho dato disponibilità, in primo luogo perché amo i nostri luoghi.
Una buona idea, però, per concretizzarsi necessita di “condizioni minime di applicazione”, nonché incontrare consensi e apporti nel progetto. Tale situazione in realtà non sussisteva. Ritengo sia fondamentale guardare al futuro costruendo nel presente progetti che si basino su una visione, una mission e aventi obiettivi che vadano oltre… la stagione, ma per farlo occorre una mente molto aperta e in grado di cambiare ciò che è stato negli anni che hanno dato vita al boom turistico, perché gli scenari sono del tutto cambiati.
Una sorta di rivoluzione culturale come quella copernicana in cui viene invertito ciò che gira e ciò che sta al centro del sistema. Il tutto, con forte dinamismo e capacità di conferire valore al territorio, non solo cercare di attingerne. Mi sovviene un modo di dire: la mucca non va più munta, ma alimentata”.
Come integrare il rapporto tra mare ed entroterra?
“Credo che i tempi siano più che maturi per considerare costa ed entroterra come un’unica realtà, una sorta di ‘costa più spessa’, nella sua estensione verso l’interno. Basti pensare a cosa vediamo se andiamo sulle mappe di Google: la visione dall’alto innanzitutto ci consente un ‘immaginario realistico’. Diventando diffusa, questa visione può benissimo accogliere un concetto di costa che dalla battigia si estende all’interno per un quarantina di chilometro.
Come in una staffetta, è molto importante che i territori siano prima preparati come atleti (magari con formazione avanzata basata su nuovi concetti di marketing territoriale), ma poi è anche importante come avviene il passaggio del testimone, per avere maggiori chance di vittoria.
Ritengo che siano le attività e il comparto imprenditoriale a dover lanciare un nuovo progetto strategico, con l’aiuto della Camera di commercio, Province e Comuni, intercettando fondi finalizzarti a un progetto concreto e non cercando fondi disponibili con cui creare progetti finalizzati al fondo. In realtà, occorre la competenza di figure specifiche per trovare corrispondenza tra questi due aspetti. Dopo aver aspettato tanto mentre si poteva cavalcare una situazione più florida, ora che occorre fare i conti della serva (come si suol dire), prima di avviare iniziative dispendiose urge temporeggiare ed avere prima chiaro dove si vuole andare e fino dove si puo’ arrivare”.
Che cosa fare per intercettare nuovi turismi?
“Ritengo sia importante creare prodotti turistici originati dalla cultura della conoscenza, da competenza tecnica di settore ma anche sociale, mettendo in conto un investimento economico anche su asset intangibili, quelli in grado di dare un ‘senso comune’, suscitando l’interesse verso l’identità locale ponendo quest’ultima all’interno di temi di appeal internazionale.
Un aspetto fondamentale è riuscire a parlare lo stesso linguaggio per esprimere l’identità del territorio. Proprio con tale intento, ovviamente con possibilità ridotte ma con il gratificante aiuto di alcune imprese ed attività del territorio, col Patrocinio delle Regioni Emilia Romagna e Marche, delle Province di Rimini e Pesaro Urbino e delle rispettive CCIAA, nonché di 14 Comuni, nel settembre 2010 a Cattolica ho lanciato il progetto SlowSparkling (www.slowsparkling.it), che mi sono permesso di dichiarare essere un progetto tra Romagna e Marche, per il rilancio qualitativo e seducente del territorio e delle sue eccellenze”.
Alcune idee per cercare di andare a prendere i turisti stranieri?
“Prima di prenderli fisicamente, occorre sedurli, nel concetto etimologico del termine, con un prodotto turistico innovato nei contenuti e coordinato nella forma, promuovendolo nel mondo. Se desideriamo veramente nuovi flussi turistici, dobbiamo prima capire chi è il nostro target. Non si può più pensare che il target attuale non sia idoneo a nuove formule. Sono le formule che non riescono a intercettare il nuovo target. Il motivo risiede principalmente nel modo di comunicare il territorio”.
Si può applicare il low cost agli alberghi?
“Con cognizione di causa e in momenti e per situazioni pianificate precedentemente, non per mancanza di altre leve di marketing. Un esempio? La tanto auspicata destagionalizzazione non dovrebbe essere intesa come l’improvvisazione low cost, ma come un periodo dichiarato in cui si propongono formule vantaggiose. Mi è capitato di proporre a dicembre ad alcune strutture di ospitare gruppi di persone che sarebbero rimasti 3-4 giorni in occasione di eventi specifici in maggio. La risposta comune è stata che ci dovevamo sentire un mese prima per vedere se nel frattempo altri turisti avrebbero fatto richieste per la settimana intera”.
Dal tuo punto di vista che cosa significa promuovere il territorio?
“La maggioranza degli operatori credo non abbia compreso che la strategia non è ‘riempire’ come capita, mese per mese, stagione per stagione, facendo leva sul prezzo. Può andar bene per l’anno in corso, ma non si costruisce nulla per i tempi a venire.
Se non si da la disponibilità a chi vuole legare soggiorno ad eventi o temi particolari, facendolo con ampio anticipo, non ci può essere pianificazione e si lascia spazio di azione solo alla leva economica, non alla qualità dell’offerta integrata.
Vediamo siti internet di hotel pieni di notizie sul territorio, portali ancora più pieni di notizie (utili al proprio ranking), ma l’atteggiamento diffuso è quello di non dare una visione chiara e pressoché similare (sia geograficamente, che a livello identitario) del territorio in cui la struttura alberghiera è ubicata. Inoltre, il territorio va promosso anche nelle opportune sedi e con tutti i mezzi possibili. L’importante è che sia chiaro il messaggio, ovvero l’identità del territorio, le potenzialità, le proposte tematiche, le connessioni”.
Quali sono i punti di forza e di debolezza della nostra offerta?
L’analisi s.w.o.t., come insegnano i testi (“strenghts” = forza, “weaknesses” = debolezze, “opportunities” = opportunità, “threats” = minacce) è una cosa importante anche nei momenti in cui le cose vanno bene, proprio per prevenire e migliorare. Innanzitutto, nell’offerta ci sono punti di forza percepiti e altri non ancora. Ad esempio, ritengo sia percepito che il mare e la spiaggia sono da considerare un dato di fatto, il punto di forza con un buon servizio a tutti gli effetti.
Circa i punti di forza, la ristorazione può soddisfare davvero tutti i palati. Molti hotel hanno rinnovato la propria struttura, ma devono considerarla un servizio per il più grande obiettivo collettivo (non è l’albergo ad avere un bel territorio intorno, ma il territorio ad avere validi alberghi) e promuoversi con sistema.
Le strutture edutainment sono di primo livello: i nostri parchi tematici sono diversificati e richiamano tanto pubblico, anche locale. Inizia ad essere percepito il valore di nuove strutture dedicate, che diventano destinazioni tematiche, tra cui congrex, equitazione, golf, spa (anche se quest’ultima non si può ancora considerare una destinazione, ma un buon elemento accessorio, da cui traggono vantaggio anche i residenti).
Il paesaggio offre possibilità di piacevoli escursioni e di cicloturismo (quest’ultimo è da considerarsi una destinazione). La vera forza dovà consistere nella proposta organizzata”.
Debolezze?
“Secondo me, sul piano pratico la viabilità; sul piano teorico, in sintesi, la mancanza di visione di progetto e di sistema vero da parte della maggioranza; ma qualcosa si sta muovendo… anche per forza, mi viene da aggiungere. Abbiamo un potenziale davvero grande, peccato non essersi messi a lavorare con strategia da tempo. Purtroppo, le abitudini sono gli errori più difficili da eliminare, ma… avanti tutta!
L’accoppiata Rimini-Pesaro che cosa ti suggerisce?
“Grande possibilità di successo. Non a caso il claim che utilizzo per il mio studio è: valorizziamo le eccellenze, l’identità e le destinazioni tematiche del territorio, a cavallo tra 2 province e 2 regioni. Tra non molto lanceremo sul web il sito “visitriminipesarourbino”. Qualcosa ognuno di noi deve fare, anche nel proprio piccolo, per riprendere quota, no?
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