C’è una differenza grande tra gli elettorati rispettivi. Il primo è molto reattivo sul piano morale, è ancora berlingueriano, come dimostra la reazione risentita al caso Penati. L’elettorato di centro-destra lo è soltanto in parte, giacché molti sostenitori di Berlusconi se n’infischiano della morale, della Costituzione e delle leggi.
Esiste inoltre un’anomalia tutta italiana. La Destra è assai diversa da quella europea (Sarkozy, Merkel, Cameron), perché la marcia di Fini verso una Destra democratica, repubblicana e costituzionale è appena all’inizio, e il Terzo Polo non ne rappresenta che una tappa.
Con Fini ho parlato. Avevo scritto un libro su di lui, rimproverandogli il ritardo del distacco da Berlusconi: Gianfranco Fini: una storia politica (Editrice Libreria Universitaria, acquistabile on line in Internet), ma riconoscendo la sincerità della sua conversione all’antifascismo democratico. Ad onta delle mie numerose critiche, al presidente della Camera il libro è piaciuto, ed io ho apprezzato molto il suo giudizio positivo. Sul colloquio al quale mi ha invitato, e a parte del quale ha assistito mia moglie, manterrò il doveroso riserbo.
Qui mi limiterò a dire la gioia provata nel constatare che c’è ancora qualche uomo politico colto, preparato, serio, pulito, che non pretende adulazione e agiografia. Poteva sedersi sulla comoda poltrona di erede di Berlusconi, e invece ha avuto il coraggio di ricominciare da capo in nome della legalità e della Costituzione. Auguro successo alla sua coraggiosa impresa, osteggiata dalla macchina del fango berlusconiana, così come auguro al centro-sinistra la vittoria alle prossime elezioni.
L’Italia ha bisogno di una Sinistra, che faccia i conti con il suo passato come ha saputo fare Fini, e di una Destra ugualmente democratiche. Data la mia età, non la vedrò, ma da uomo di scuola auguro alle giovani generazioni di poterla costruire e vivere. Fini ha ragione quando dice che occorre un patto generazionale: i vecchi lavorino più a lungo, come la natura stessa suggerisce, e costituiscano un patrimonio inteso a dare ai giovani un avvenire, un orizzonte di lavoro, di welfare e di pensioni degno di un paese civile.
Mi vergogno di essere governato da un premier che dà il suo numero di telefono a faccendieri e clienti dello stampo di Tarantini e Lavitola. Quest’ultimo era saltato fuori un anno fa come collaboratore del fango gettato su Fini a proposito di un appartamento a Montecarlo, su cui la magistratura ha già fatto luce. Appresi che dirige l’Avanti! di Turati, di Matteotti, di Nenni e dell’amico Gaetano Arfé, che si rivolterà nella tomba. Ora me lo rivedo tra i piedi, latitante incoraggiato da Berlusconi a restare tale, incaricato di trasmettere a Tarantini, procacciatore di puttane, denaro berlusconiano. E lo sento parlare al telefono e dettare a Berlusconi, ascoltato attentamente, la tattica parlamentare da usare per salvare il lodo Alfano!
E’ davvero troppo. Chi ama davvero la patria, chi tiene all’ onore dell’ Italia nel mondo, si muova per far cessare il più presto possibile questo sconcio.
*Libero docente all’Università di Roma