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Home Economia

Piero Manaresi: “Fossi imprenditore sarei preoccupato”

Redazione di Redazione
12 Settembre 2011
in Economia
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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“Gli speculatori. Sono come i batteri e gli animali che decompongono la carcassa: in natura hanno il compito di ripulire e riequilibrare l’ambiente alterato per l’incertezza e l’incapacità di gestire le situazioni. In sé la speculazione non è né buona, né cattiva”

“Debito pubblico italiano. E’ sicuro. Così tutti i grandi fondi stanno investendo-acquistando i titoli emessi. Anch’io ho l’85% dei miei risparmi in titoli italiani”

“Crisi. E’ la crisi del modello economico occidentale. E’ iniziato il lento declino produttivo. Altrove, Cina, India, Brasile, il costo del lavoro è inferiore e la legislazione sull’ambiente ha le maglie larghe”

“Bancarotta. Per certi versi la bancarotta sarebbe la nostra rivoluzione. Si farebbe piazza pulita di una classe dirigente scandalosa; che ha tradito fin dall’origine la fiducia dei cittadini”

L’INTERVISTA

– “Anche il sapiente che dice di sapere, non ha trovato”. Lo scriba va da un raffinato esperto di economia, di mercati, di finanza, di aziende e se ne torna con il passaggio più importante del Qohélet (l’Ecclesiaste), il radunante . Che è un inno al dubbio. Lo scopo era raccontare ai lettori uno spaccato senza fronzoli e retorica di questo confuso momento economico e finanziario e si porta a casa il dubbio. Che è poi la bellezza della vita.
Riccionese, sposato, una figlia, abita d’inverno a Rimini e d’estate a Portoverde. In vacanza, il mattino presto è già in spiaggia: nuoto, corsa. Rientra in casa per andare al mare con la famiglia. Fosse per lui avrebbe già lasciato l’Italia per l’Australia, ma la moglie lo frena. Nel lavoro si divide tra Bologna e Milano. Consulente aziendale. Analizza i bilanci delle imprese e poi ne propone gli acquisti ad altri marchi che si vogliono espandere per vie esterne, o ai fondi di investimento (affari loro il 90 per cento delle aziende che passano di mano).
Il riccionese, giovanissimo, fu il perito nominato dal tribunale di Parma per ricostruire il labirinto delle aziende Parmalat. Ne tirò fuori un grande albero su un’intera parete; aveva “scovato” buona parte delle ramificazioni della multinazionale. Con la sicurezza che qualche rametto fosse rimasto fuori.
Lavora e si diverte, il riccionese. L’85 per cento dei suoi risparmi li ha investiti in titoli di stato italiani; il resto lo tiene in borsa. Ha appena acquistato un pacchetto di Campari. Al momento della chiacchierata (19 agosto) aveva guadagnato un punto. Taglia: “Nella crisi vanno le droghe; e che cos’è l’alcol se non una droga legalizzata”.
Ha la verve dello scrittore, Manaresi. Parla per immagini, in modo chiaro e forte, senza tanti giri di parole. Un esempio: “Gli speculatori sono come i batteri e gli animali che decompongono la carcassa: in natura hanno il compito di ripulire e riequilibrare l’ambiente alterato per l’incertezza e l’incapacità di gestire le situazioni. In sé la speculazione non è né buona, né cattiva. E’ un sistema che riporta in riequilibrio le cose. Non va giudicata con la morale e l’etica. L’Italia è stata attaccata dagli speculatori per il forte debito pubblico e con i politici incapaci di gestire. Il debito pubblico italiano è sicuro. Così tutti i grandi fondi stanno investendo-acquistando i titoli emessi. Anch’io ho l’85% dei miei risparmi in titoli italiani”.
“Pensare di fermare la speculazione – continua Manaresi – quando è partita è impossibile. Va bloccata a monte, non dandole il motivo di lavorare”.
Tranquilli ma non troppo sul debito dell’Italia, pari ad oltre il 120 per cento del suo Pil (Prodotto interno lordo), chiediamo quale scenario vede dal suo osservatorio. Dice: “Non so che cosa capiterà a settembre. Con tutti coloro i quali parlo dicono che i consumi stanno diminuendo; nel Sud’Italia il calo è a doppia cifra. Questa crisi, dal mio punto di vista, è la crisi del modello economico occidentale.
E’ iniziato il lento declino produttivo. Altrove, Cina, India, Brasile, il costo del lavoro è inferiore e la legislazione sull’ambiente ha le maglie larghe.
E la Cina, detentrice di una bella fetta del debito pubblico americano, chiede spiegazioni. Dall’altra parte però se gli americani non acquistassero più le loro merci, a chi le venderebbero? Va anche rimarcato che gli Stati Uniti rappresentano lo spreco più totale”.
A chi gli chiede come vede gli imprenditori, argomenta: “Sono più impauriti che stanchi. Se non hai il portafogli ordini, il mercato lo subisci. Se fossi un imprenditore avrei molta paura. In campo ci sono troppe variabili e non si capisce più nulla. Con l’Italia guidata da un branco di irresponsabili. Il sistema politico è auto referenziale. L’unica parola che si adatta a risolvere i nostri problemi è ‘rivoluzione’. Ma non so in quale accezione; nel mio ambiente, al di là delle simpatie culturali, abbiamo tutti in bocca questa parola. In questo momento gli imprenditori stanno subendo l’incapacità della politica.
E’ l’organizzazione che fa la differenza, non il buon tiratore. E si vede dalla piccole cose. Vai per fiere, vedi lo stand delle istituzioni italiane allestito ma vuoto. Quello tedesco ha davanti tutto il supporto e l’organizzazione della Deutsch Bank. Questa è la differenza tra le nazioni”.
“In questo momento – continua Manaresi – vanno poste le basi per risolvere i problemi del Paese. Credo che la maggioranza degli italiani siano ben lieti di dare i soldi allo Stato, ma la falla della barca deve essere chiusa. Altrimenti tutto diventa inutile. Non mi sembra che l’Italia abbia ben letto il messaggio della Banca centrale europea che è di mettere i conti in ordine. In un’azienda seria l’amministratore delegato (il capo del governo) prende decisioni per conto degli azionisti (i cittadini). Invece, il giorno dopo tutti i dirigenti (i ministri) si alzano e dicono tutto e il suo contrario.
Negli ultimi mesi, ho fatto a sei imprenditori la proposta di vendere. Mi hanno risposto di no perché si aspettavano un prezzo più alto. Mi dovessero richiamare, non so se avrei ancora gli acquirenti pronti a quella cifra”.
Manaresi tocca il punto del punti: può l’Italia andare in bancarotta? Se lo augura. Dice: “Per certi versi la bancarotta sarebbe la nostra rivoluzione. Si farebbe piazza pulita di una classe dirigente scandalosa; che ha tradito fin dall’origine la fiducia dei cittadini. Il pubblico amministratore è responsabile di tutte le famiglie di un Paese”.
Con le persone preparate e perbene, si può partecipare ai destini di questo turbolento momento economico. Parola di Piero Manaresi. Che la domenica mattina inforca la mountain bike si fa 60 km lungo il Conca.

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