LA RIFLESSIONE
– Berlusconismo e leghismo sono in aperto contrasto con la visione cristiana e la dottrina sociale della Chiesa, per questo non c’è dubbio che la loro crisi congiunta, manifestatasi nelle tornate elettorali di maggio e nei referendum di giugno, sia un evento da giudicare positivamente da un punto di vista cristiano. Non la manda a dire padre Bartolomeo Sorge analizzando nel dettaglio – sul numero di luglio-agosto di Aggiornamenti sociali, il mensile promosso dai gesuiti dei Centri Studi Sociali di Milano e di Palermo di cui è direttore emerito – le indicazioni uscite dalle urne nelle ultime settimane. Punto fondamentale di contrasto tra la visione cristiana e i modelli culturali al governo, «l’egoismo individualistico su cui si fonda il programma dell’attuale maggioranza, che su alcuni punti qualificanti contraddice apertamente non solo il “comandamento nuovo” dell’amore vicendevole, cuore del messaggio cristiano, ma anche i principi fondamentali su cui si fonda la nostra Costituzione, cioè la uguale dignità di ogni persona umana, la solidarietà, l’uguaglianza dei diritti fondamentali dei cittadini e il primato del bene comune». Una “cultura” politica le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: «Dallo spirito d’intolleranza spinto fino a generare forme di odio anche violento nei confronti dei “diversi”, all’esaltazione dell’interesse privato su quello pubblico e sul bene comune, alla negazione di fatto dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e al diffondersi dell’illegalità».
Per questo, prosegue p. Sorge, «risulta francamente incomprensibile l’atteggiamento di quei cristiani, compresi alcuni pastori, che si schierano e s’impegnano in modo acritico e ideologico nella difesa a oltranza di un governo e di un programma che su punti qualificanti si allontanano sia dalla dottrina sociale della Chiesa, sia dallo spirito della nostra Costituzione, oltre che dal sentire comune del nostro popolo».
Già perché i risultati, che padre Sorge analizza minuziosamente, parlano chiaro: i cittadini italiani stanno voltando pagina. Elezioni amministrative di maggio – politicizzate da chi si aspettava di incassare l’ennesimo successo elettorale ed è invece andato incontro a una débâcle– e referendum di giugno – il cui tentativo di “depoliticizzarli” è, secondo l’autore, «un’impresa impossibile» – da un lato dimostrano che Bossi e Berlusconi «non hanno più in mano le redini del proprio partito» e dall’altro parlano della «crescita di una società civile, attiva e responsabile, che non accetta più in modo acritico e ideologico le indicazioni dei partiti». Venti di cambiamento, conclude p. Sorge, che non si può fare a meno di «accogliere con soddisfazione e con grande speranza».
Posizioni condivise dal direttore responsabile, padre Giacomo Costa, che dedica alla questione anche il suo editoriale, interrogandosi sul coinvolgimento dei cattolici in questa ventata di aria nuova e sul ruolo che possono rivestire in questo senso: «Non si tratta sicuramente di “battezzare” frettolosamente il nuovo vento della politica italiana, compiendo lo stesso errore di quanti in queste settimane hanno cercato di appropriarsene – scrive p. Costa – ma di partecipare a un discernimento collettivo “dei segni di questi tempi”, per permettere che emergano e portino frutto». Un discernimento che, secondo l’editorialista, dovrà guidare anche «l’atteggiamento dei cattolici nei confronti delle nuove amministrazioni»: «Non possono bastare ai cattolici, attenti al mistero della gratuità e dunque al destino dei più deboli, di chi non ha potere né nulla da offrire per ottenerlo, proposte parziali, magari utilizzate come nuove bandiere e a copertura di prassi non altrettanto rinnovate.
Non basta – conclude padre Costa – la difesa di diritti specifici e di valori particolari, se poi si accetta, di fatto, quel primato delle scelte individuali rispetto a ogni regola e a ogni riferimento etico. E nemmeno può bastare uno “scambio di favori” che riduca la Chiesa alla stregua di una lobby fra tante».
(i. c.)