ARTE
– La pittrice Tiziana Costa racconta la vita a 360 gradi: in tutte le sue forme, con l’uomo capace di cose bellissime e vergogne non meno banali. Alcuni anni fa, insieme ad un gruppo di donne misanesi visita il campo di concentramento della risiera di San Saba (Trieste). I nudi letti di legno a castello, i traballanti messaggi sui muri le lacerano l’anima. Ricorda: “Sentivo l’odore della morte”. Morte raccontata in una tela dove l’uomo diventa maschere bianche urlanti, solcate da rivoli di rabbia. I pannucci a righe grigie avvolgano l’umiliazione della vita. La riflessione è narrata col rigore della sezione aurea, principio che sottende la bellezza e l’armonia.
In un’altra tela, la malinconia è rappresentata da uno sfondo dorato, con in primo piano un nudo di donna. Senza volto, seduta, ginocchia alzate, sopra le abbandonate braccia conserte. In primo piano i rifiuti. Anche questo quadro è nel rigore della sezione aurea.
Si dice che gli artisti preannunciano i fatti. “Quale futuro2” reca New York con il classico orizzonte chiuso dai grattacieli; sulla sinistra, la prosecuzione della città, è un parallelepipedo che racchiude le montagne vagamente da paesaggi rinascimentali. Poi ci fu l’11 settembre 2001 e gli aeroplani contro le Torri Gemelle.
Uno squarcio di cielo verde e montagne viste sdraiati su un letto d’albergo in montagna è un altro racconto.
Riccardo Gresta è uno tra i massimi studiosi italiani di ceramiche istoriate del Rinascimento. Sempre parco di complimenti, il suo pensiero sull’arte dell’amica: “…ammiro il tuo rigore compositivo, il concedersi al colore con razionalità e la modernità dei tagli prospettici. Spero che gli anni ti diano più tempo per dedicarti alla pittura; così avremo modo di vederti più spesso…”.
Originaria di Voghera, studia scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera. Arriva a Misano nel ’78, per aver sposato Enzo Muccioli. Una figlia, Camilla (anche lei pittrice di indubbio talento), in pensione, ha insegnato in molte scuole della provincia. Ha chiuso al Liceo Volta di Riccione. Ama raccogliere sassi, conchiglie, fossili. La lirica. Di sé racconta: “Mi piace perdermi dietro al curiosità. Per me l’arte è un modo di esprimermi. Di liberare testa e pensieri: e mettere giù le mie emozioni”. Emozioni mistiche le definisce Bruno Fabbri, un amico.
Donna impegnata, tra l’85 ed il ’90 è stato assessore alla Cultura del Comune di Misano. Sui banchi, durante le sedute consiliari, era solito “scarabocchiare” non per mancanza di rispetto ma per riflettere. Ha vergato anche le caricature dei colleghi consiglieri. Tutti hanno i mitici “scarabocchi”. Euro Maioli e Giancarlo Ciaroni ne possiedono una non trascurabile collezione.
Se l’autore del cuore è Piero della Francesca, per una questione di spazi, misure, armonie, l’arte l’abbraccia tutta: surrealismo e ‘400 italiano, il barocco e il romanico. Dice: “L’arte è un po’ come la musica, ogni stato d’animo vuole il suo genere. Non ho un periodo ben definito; forse me lo farò invecchiando”.
Le sue studiate tele, fatte non di getto, con pensieri ben incastonati negli spazi, nelle forme e nei colori sono in mostra a Bologna, galleria d’arte “Sant’Isaia” (via Nosadella 41/A, 051.332727) fino al 18 luglio.
PERSONE
‘Messaggio mistico’
Bruno Fabbri (Brufa), un amico di Tiziana Costa che si diletta anche con i pennelli: “La natura mistica della pittura della Tiziana si intreccia con geometrica precisione e fantasia con antiche meditazioni filosofiche e scientifiche. Guarda attraverso linee rette e macchie di colore al cielo. Sono racconti, immagini, alla scoperta del sacro e dell’infinito. Storie spesso sconvolgenti, della natura, dell’anima, dell’uomo. E quindi della vita. Una pittura che pensa, moderna, perciò di grande attualità”.
Le opere di Tiziana Costa sono improntate da una forte classicità, una base salda dove inserisce la modernità del suo linguaggio pittorico. Classicità capace di creare nelle sue opere una sorta di atemporalità, vissuta come liberazione dalla “pesantezza” del tempo.
I suoi cromatismi sono pieni e materici, sui quali opera scansioni geometriche proiettate come fari di luce, capaci di definire e “ridefinire” soggetti e simboli. Non a caso le opere della Costa sono infarcite di simbolismi che rimandano a proprie intimità che sussurrano evocazioni. Venature surreali contraddistinguono la sua pittura e personalizzano, i suoi quadri si presentano come una narrazione lucida nell’esposizione, ma misteriosa nella sua lettura più intima. Insomma, sono quadri che oltre a guardarli con gli occhi, vanno esplorati con il proprio spirito. La ragione? Riuscire ad intercettare lo spirito dell’artista che affiora dalle sue pennellate per godere la svelatura dei tanti “misteri”.
La Madonna con bambino si trova nella chiesolina dell’Oratorio a Misano Cella, all’ingresso del Centro ippico “Il Fondino”