PUNTO DI VISTA
Il punto di vista di Fabbri da 30 anni dirigente della moda
– “Viale Ceccarini? Altro che sul viale del tramonto…è già tramontato”. Lapidario il riccionese Oscar Fabbri, manager di Giada S.p.A., azienda produttrice di jeans e pantaloni col prestigioso marchio Jacob Cohen, da 30 anni nel mondo della moda. “Le grandi griffe – tuona Fabbri – stanno ammainando la bandiera. Stanno chiudendo una ad una, inesorabilmente.
La città e chi la amministra ha fatto ben poco per trattenerle. Un esempio forte è l’addio del mitico negozio ‘Papete’.
Al posto delle grandi firme, aprono oggi le grandi catene: Geox, Hm, Zara, negozi vari in franchising di bigiotteria e accessori… Non resistono, a causa degli esosi affitti su una via che giace lì immutata dalla metà degli anni Ottanta, una via che va man mano perdendo sempre più il suo fascino”.
“L’emorragia commerciale – continua Fabbri – ha anche un risvolto culturale. Scompaiono quelle professionalità riccionesi importanti e di riferimento. E non è vero – come afferma qualcuno – che per emergere o resistere oggi ci vogliono grandi spazi; esistono esempi di negozi di 50-100 metri quadrati che fanno fatturati coi fiocchi”.
Vanno bene le critiche, ma che cosa proporre oggi per rilanciare il centro vero della Romagna? In fondo quasi tutti i turisti che optano per una vacanza in Romagna o nel Pesarese fanno una puntatina in viale Ceccarini per ammirarne i negozi, cercare quali sono le nuove tendenze ed assaporare un gelato al Nuovo Fiore, simbolo positivo della nostra tradizione, un locale rinnovato sì ma dove la qualità artigianale (fatta di ingredienti sani e naturali) resta sempre altissima.
“Ecco alcune mie riflessioni. Si dovrebbe iniziare – suggerisce Fabbri – dalle banche. Dovrebbero andar via da Viale Ceccarini; andavano benissimo sotto il PalaRiccione. Unicredit ha quattro vetrine; Carim è al centro del centro.
Altro aspetto su cui intervenire sono i locali fatiscenti. Su uno dei viali più conosciuti d’Italia c’è perfino un albergo ad una stella, dove non servono neppure le colazioni, si sono convenzionati con i bar. Detto questo, non ci si può lamentare se il turismo di qualità sceglie ben altri lidi per la propria vacanza.
Infine, occorrerebbe un nuovo arredo urbano: ma in questi tempi dove trovare le risorse adeguate per dare un nuovo look alla città?”.
“Infine – conclude Oscar Fabbri – abbiamo costruito il Palazzo dei Congressi con una serie di errori: si tratta di un edificio troppo costoso, con una galleria in discesa (non esiste in nessun altro posto) e con costi di gestione altissimi. Sarà una cattedrale nel deserto. E non è vero come si afferma che i palazzi di Rimini e Riccione sono complementari. La concorrenza è, e sarà, affilatissima”.