La lettera è stata adagiata sullo stretto ripiano del loculo che accoglie la bara. E’ il suo affettuoso saluto a Domenico (Manghin) Piccioni, il bisnonno, scomparso il 6 dicembre. Aveva 99 annni. Lascia la moglie, Nerina e cinque figli, Giuliano, Bruno, Gianni, Claudio e Marisa, e un orgoglioso stuolo di nipoti e pronipoti.
Giuliano, il primogenito, lo ricorda così: “E’ stato un uomo leale, che ha tanto rispettato le persone. Valori che ha saputo comunicare ai figli e ai nipoti e pronipoti. I familiari lo porteranno come preziosa eredità”.
Nato a Misano in uno dei poderi balcone sul mare della Fondazione Del Bianco, passava le ore a guardare le foglie che giocano tra loro, che si divertono, con gli uccellini che litigano per un ramo, una posizione. Diceva: “E’ una serenità profonda guardare gli alberi”. Per il poeta santarcangiolese Tonino Guerra la foglia che cade è una vita che se ne va. Figlio di mezzadri, giovane, poi muratore, nel ’47 si era trasferito a Cattolica con la famiglia. La Seconda guerra mondiale sulle spalle, la prigionia, è stato bene fino allo scorso settembre, quando fu colpito da una polmonite. Da allora il lento arrivederci, anche con una certa sofferenza.
La piccola grande storia di Domenico si intreccia con Misano e Cattolica. I cinque figli, ognuno a modo loro, si contraddistinguono per talento e generosità. Generosità tipica della cultura della casa colonica romagnola.
“Che la terra gli sia lieve”.