“La decisione di SAB di non condividere l’ipotesi di fusione dell’Aeroporto bolognese con gli scali di Forlì e di Rimini è grave perché è la dimostrazione di una mancanza di visione d’insieme delle prospettive economiche del territorio regionale. Apprendiamo che la decisione assunta da SAB è corroborata da uno studio commissionato unicamente dalla società bolognese. Non sarebbe stato più credibile che lo studio fosse stato richiesto insieme dalle tre compagini e perché le istituzioni socie non lo hanno preteso? La costituzione di una unica società, con una unica strategia, era finalizzata a rendere maggiormente efficiente e competitivo il sistema aeroportuale regionale. Si voleva cercare di proporre risposte di elevata qualità a tutti i segmenti del trasporto aeroportuale (passeggeri, commerciale, voli privati, voli stagionali, merci, scuola di aviazione, manutenzione aeromobili…), avendo la capacità di valorizzare le vocazioni delle attuali aziende e prevedere una prospettiva di sviluppo capace di non appesantire il territorio con altri investimenti infrastrutturali pesanti (vedi nuove piste in centro città…). Inoltre si proponeva una risposta con sinergie di sistema alla crisi. Non avere avuto questa capacità e lungimiranza rende più evidenti le debolezze ed i limiti degli scali regionali. Forlì senza prospettive, dovrà chiudere; Bologna non rilancia con scelte strategiche condivise per invertire il calo di voli e passeggeri; Rimini dovrà rispettare gli obiettivi del suo piano industriale cercando altre sinergie di sistema. La decisione di SAB è preoccupante perché senza l’integrazione: è più difficile prefigurare una strategia di crescita, utile a garantire la tenuta dei livelli di occupazione (il numero di lavoratori coinvolti da queste scelte nei tre siti aeroportuali è di 1.400 tra diretti ed indiretti); viene meno uno strumento di sostegno alla strategia di crescita ed internazionalizzazione della economia regionale. Per il territorio riminese pensiamo sia necessario mantenere alto il livello di confronto istituzionale e il dialogo con SAB e SEAF. A tal fine riteniamo sia necessario venga convocato un incontro urgente, con la proprietà di Aeradria e con la stessa Società, per valutare se la scelta di mancata integrazione è definitiva e quali strategie mettere in pratica in questo nuovo scenario. In questo contesto riteniamo sia utile svolgere un approfondimento sul piano industriale di Aeradria per verificare i tempi del raggiungimento dell’equilibrio di bilancio, anche a fronte dei forti investimenti che necessitano per lo scalo riminese. Pensiamo sia necessario andare oltre la pura presa d’atto della fine dell’ipotesi di fusione delle tre società aeroportuali della regione e sia necessario rilanciare una capacità strategica e programmatoria più ampia, tenendo conto che l’ottica di sistema deve o dovrebbe riguardare anche altri versanti strategici ed economici a partire dalle possibili integrazioni intermodali aeroporti, ferrovie, trasporto pubblico locale in una logica di sistema finora inesplorata. Una pianificazione integrata regione/territori, che dovrebbe comprendere il sistema fieristico e dei palacongressi, le funzioni sociali (le aree vaste di sanità e trasporti, il welfare), le politiche ambientali (il ciclo dei rifiuti, dell’acqua e dell’energia con i relativi affidamenti e l’ATO regionale). In un sistema con meno risorse disponibili, è necessario mettere in campo un cambiamento culturale e gestionale che sappia superare i campanilismi e gli egoismi locali per far prevalere razionalità ed efficienza di sistema.”