Ci siamo quasi. La scadenza del 24 aprile per sottoscrivere le nuove azioni di Banca Carim e partecipare allo storico aumento di capitale è davvero vicinissima. In corso dal 26 marzo si propone di raccogliere, tra risparmiatori e investitori, una cifra intorno ai 120 milioni di euro. Servono per rimettere in carreggiata la banca e andare. Ma a che punto siamo? “È una fase decisiva per l’aumento di capitale. Rimini – affermano Massimo Pasquinelli e Bruno Vernocchi rispettivamente presidente e vicepresidente della Fondazione che della Banca punta a controllarne la maggioranza – si gioca la possibilità di conservare o meno uno dei maggiori strumenti di politica economica e creditizia locale. Ben lo hanno compreso i soggetti, singoli o associati, che
hanno dato il loro fattivo appoggio alla ricapitalizzazione di Carim e che la Fondazione desidera particolarmente ringraziare”. Ora – concludono Pasquinelli e Vernocchi – é necessario un ultimo sforzo, quello decisivo. “Occorre che tutti insieme, Fondazione, soci, categorie economiche, imprenditori, nuovi investitori, si possa compiere quel ‘colpo di reni’ finale che consenta di portare a buon fine l’operazione di aumento di capitale e di salvaguardare quella ‘territorialità’ che è stata finora l’elemento caratteristico della Cassa, nell’interesse di Rimini, della sua provincia, della sua economia”. All’apporto della Fondazione Cassa di Risparmio pari già a 23 milioni di euro, da Palazzo Buonadrata fanno sapere che si stanno aggiungendo “rilevanti impegni” da parte di primari soggetti tra cui la Cassa di Risparmio di Cesena, di due società del settore assicurativo ed altri e che, in tutto, sarebbero già 60 i milioni in cassaforte. Poi ci sono i 30 raccolti dai piccoli azionisti. Ma ancora non bastano. Sotto quota 12o milioni si rischia una ricapitalizzazione “zoppa”. (dom.chier)
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