Riparte il Cineforum Geo Cenci giunto alla sua 52° edizione. Cinque appuntamenti ogni giovedì alle ore 21,15 alla multisala CinePalace Riccione. Prima serata giovedì 26 gennaio, ultima giovedì 23 febbraio. Inizio proiezioni ore 21,15 Ingresso 5 euro. Per eventuali informazioni: Assessorato alla cultura, tel. 0541-426032 oppure CinePalace Multicinema via Virgilio, 19 Riccione tel. 0541.605176
IL PROGRAMMA
Giovedì 26 gennaio ore 21,15
Tomboy di Céline Sciamma (Francia, 2011, 84’)
La meravigliosa, ambigua tenerezza dello sguardo infantile restituita con una veridicità da brividi: il film affronta i disagi di un’identità sessuale ancora incerta con una grazia che prescinde da disamine psicologiche e forzature fisiologiche. Tomboy, il cui titolo significa «maschiaccio», è la storia di una bambina di dieci anni, Laure che approfitta delle vacanze estive, quando il processo pre-adolescenziale della conoscenza del corpo e dell’incontro/scontro con i coetanei si sviluppa più liberamente e audacemente, per inventarsi un’identità maschile. Céline Sciamma, nel descrivere Laure, va oltre quella che avrebbe potuto costituire la gabbia episodica di un racconto di travestimento infantile e lascia lo spettatore con domande più ampie intorno alla definizione della sessualità propria di ogni individuo. In definitiva spetta a noi decidere se quell’estate sarà solo una parentesi nella vita della bambina oppure se ne segnerà il futuro.
Giovedì 2 febbraio ore 21,15
Le nevi del Kilimangiaro di Robert Guèdiguian. ( Francia, 2011,107’)
Ispirato al romanzo Les pauvres gens (La povera gente) di Victor Hugo il film è incentrato sul concetto di dignità del lavoro, sulla realtà del sindacato operaio, e con un tocco leggero, spesso divertente, riesce a toccare argomenti estremamente scottanti, commuovendo il pubblico per l’umanità calorosa rappresentata dalla coppia dei protagonisti. Michel lavora da tanti anni nei pressi del porto di Marsiglia ; il suo animo è governato da un’etica irreprensibile tanto da spingerlo a impegnarsi per tutti gli altri operai nelle lotte sindacali. La crisi però ha costretto anche i suoi datori di lavoro a ridurre il personale e la scelta più equa è sembrata quella di estrarre i nomi di venti operai che saranno licenziati, così da non fare torto a nessuno. Tra questi nomi viene estratto anche il suo, ma la sua vita prosegue serena grazie all’amore della moglie e la compagnia di figli, nipoti e amici. La sua tranquillità però viene sconvolta da una rapina in cui viene coinvolto insieme alla moglie, alla sorella e al cognato. Oltre ai soldi vengono rubati anche due biglietti per un viaggio in Africa, regalati dai figli per il loro anniversario. Un caso fortuito permette a Michel di scoprire che uno dei rapitori è un giovane operaio licenziato insieme a lui. Il sentimento di rabbia che lo pervade diviene presto un senso di inadeguatezza quando Michel scopre i veri motivi per cui il giovane ha deciso di realizzare la rapina.
Giovedì 9 febbraio ore 21,15
Miracolo a Le Havre di Aki Kaurismaki ( Finlandia, Francia, Germania, 2011, 93’)
All’ultimo Festival di Cannes si è giocato fino all’ultimo la Palma d’Oro, «Miracolo a Le Havre» di Aki Kaurismaki. Un film che resterà stampato nella memoria degli spettatori, perché capace di tenere insieme la gioia e la disperazione, la leggerezza e lo sconforto, la durezza e la poesia , capace di mostrare quanta semplice bellezza si possa cogliere in un angolo di strada, in uno sguardo che cerca comprensione e aiuto, in un paesaggio notturno, in una vecchia nave piena di ruggine e salmastro.
E’ la storia di un ex scrittore che fa il lustrascarpe e che nel giro di un paio di giorni si ritrova con la moglie malata terminale in ospedale e con un giovanissimo clandestino da nascondere tra le mura di casa. E se non fosse per la complicità degli abitanti del quartiere, la fornaia, l’ortolano, la barista e per la benevolenza di un vecchio ispettore capace per una volta di contravvenire al suo dovere, tutto sarebbe andato in fumo. Il regista finlandese ha pensato di ambientare il suo ultimo film a Le Havre , città portuale della Normandia che è anche il microcosmo più adatto per dipingere il ritratto di un piccolo mondo antico che non si rassegna a scomparire tra le “brumes” dell’egoismo e della legge che taglia sempre fuori gli ultimi.
Giovedì 16 febbraio ore 21,15
Pina 3D* di Wim Wenders ( Germania, 2011, 103’)
Quando la tecnologia è al servizio del cinema (e non viceversa) può accadere il miracolo, come avviene in «Pina 3D» di Wim Wenders, lo struggente ritratto che il regista tedesco ha dedicato a Pina Bausch, mostro sacro del teatro-danza, scomparsa un paio d’anni fa, prima dell’inizio delle riprese. Il documentario ripropone in versione 3D alcuni celebri spettacoli della direttrice artistica del «Tanztheater Wuppertal» che a partire dal 1973 ha rivoluzionato il linguaggio della danza e le tecniche del balletto. Il film ricostruisce il suo magistero grazie a filmati di repertorio e alle testimonianze dei suoi allievi, ma soprattutto attraverso la sostanza visiva delle sue più celebri performances, dove corpo e spazio diventano un’unica materia dello spirito, perfettamente incarnata in un documentario dove musica, danza e immagini realizzano un equilibrio perfetto. L’ uso del 3D dà una vera “profondità visiva” ai più intimi movimenti dell’anima, quelli dove ogni ballerino/attore deve cercare la tensione drammatica per andare in scena sotto il segno di Pina Bausch. La chiave del film è tutta qui: abbattere la famigerata “quarta parete” che a teatro separa il palcoscenico dalla platea, per poter far vivere allo spettatore la più completa dimensione fisica della danza.
In collaborazione con Riccione TTV Festival, che ha dedicato l’edizione 2010 alla grande coreografa tedesca Pina Bausch con un programma originale che è stato presentato all’Accademia Nazionale della Danza, all’Auditorium Parco della Musica di Roma e in altri festival italiani.
Giovedì 23 febbraio ore 21,15
Io sono Li di Andrea Segre ( Italia,Francia,2011, 100’)
L’esordio italiano più interessante e solido della mostra veneziana, storia d’amore interetnica, che è raduna un cast internazionale di assoluto rilievo. Shun Li confeziona quaranta camicie al giorno per pagare il debito e i documenti che le permetteranno di riabbracciare suo figlio. Impiegata presso un laboratorio tessile, viene trasferita dalla periferia di Roma a Chioggia, città lagunare sospesa tra Venezia e Ferrara. Barista dell’osteria ‘Paradiso’, Shun Li impara l’italiano e gli italiani. Malinconica e piena di grazia trova amicizia e solidarietà in Bepi, un pescatore slavo da trent’anni a bagno nella Laguna. Poeta e gentiluomo, Bepi è profondamente commosso dalla sensibilità della donna di cui avverte lo struggimento per quel figlio e quella sua terra lontana. La loro intesa non sfugge agli sguardi limitati della provincia e delle rispettive comunità, mettendo bruscamente fine alla sentimentale corrispondenza. Separati loro malgrado, troveranno diversi destini ma parleranno per sempre la stessa lingua. Quella dell’amore. La tenerezza e delicatezza dell’interpretazione di Zhao Tao e Rhade Sherbedgia colpiscono al cuore e commuovono senza mai né impietosire né esagerare. Una storia che cattura ed emoziona. Raccontata tremendamente bene. Il quarto d’ora di applausi finali scroscianti, con standing ovation in onore all’intero cast, sono stati strameritati.