Il 3 dicembre scorso Anna Maria Sanchi, assessore alla Cultura di Cattolica, ha presentato il secondo incontro di Aperitivo letterario presso la Biblioteca comunale. Il 26 novembre aveva così illustrato il progetto Promozione alla lettura: «È un’occasione per riempirci il cuore di poesia e di letteratura, un’iniziativa tesa a favorire l’incontro tra i cittadini, i poeti e gli scrittori locali e quelli legati al territorio». Sanchi ha svelato al pubblico una terza musa coltivata da Vincenzo Cecchini: «Vincenzo grande artista, poeta, pittore – e anche cantante. È un fatto inedito: trenta anni fa col maestro Fiorenza era con noi nel Coro polifonico Città di Cattolica. Ho un bellissimo ricordo di lui mentre cantava al mio matrimonio.» Durante l’incontro letterario Vincenzo Cecchini e Marina Andruccioli hanno dialogato sugli stessi temi, uno in poesia e l’altra in prosa, «due diversi modi di suonare la stessa musica» ha detto Marina. Marina Andruccioli ha presentato letture tratte dal suo secondo libro, La lista dei sogni (Albatros Il Filo, Viterbo, 2011) la cui protagonista è una quarantenne che scopre di essere malata. “Le persone malate – scrive Marina – reagiscono in due modi: o il cervello si rifiuta di pensare, e allora tutto diventa bianco, incolore, insapore, senza emozioni. Compresa la vita. Oppure tutto è colore a tinte forti, tutto rimbomba vigoroso, i pensieri rimbalzano poderosi sull’anima ferita e amplificano le paure, le domande rincorrono le angosce in un gioco di specchi. E’ così per tutti quelli che lottano contro una malattia? Non lo so. E’ stato così per me.
Un giorno sei sano e nuoti a stile libero come un pesce che si fa strada tra la corrente della vita, un minuto dopo sei un’alga senza spina dorsale che viene trascinata dall’impeto della notizia della tua malattia”. La sua è una scrittura lieve, accompagna il lettore nei pensieri e nei sentimenti dell’autrice, nelle sue esperienze di vita quotidiana, esperienze e pensieri che riguardano i grandi temi della vita e Marina li affronta tutti: le grandi scelte, il viaggio, l’amore, la ricerca dell’anima gemella, la paura, il tempo, il ricordo ed il confronto con la madre, la malattia, la morte, la fede. Il messaggio della Andruccioli riporta la sua vita o quella del vicino della porta accanto su sentieri comuni all’umanità da sempre in cerca di risposte: le risposte di Marina viaggiano sui binari della speranza arricchita dalla fede, compagna discreta ma irrinunciabile, e da un sano ottimismo che ha trovato vigore e fondamento in una frase di Asimov letta in gioventù: “la mia massima soddisfazione è prendere qualcosa di ragionevolmente intricato e renderlo chiaro passo dopo passo”. Scrivere per gli altri, dare ai lettori la sua interpretazione del mondo è oggi la concretizzazione di questa massima, uno dei sogni della lista realizzato.
Vincenzo Cecchini, nato a Cattolica nel 1934, artista di rilievo nazionale legato alle avanguardie artistiche, alla continua ricerca della sperimentazione sui materiali, la cui imprevedibile cifra pittorica ha spaziato tra molteplici esperienze artistiche tra cui l’astrattismo, la pittura analitica e quella aniconica, il monocromo, oggi riparte con un ciclo pittorico denso di immagini evocative di trasparenze cattolichine per creare nuove suggestioni per la gente che ama e che dà vita alla sua arte e all’altra musa coltivata dal maestro: la poesia dialettale.
Durante l’incontro letterario ha letto poesie in dialetto cattolichino tratte dall’antologia centossessantasette poesie (La Grafica, 2004). La sua poesia più che un mezzo è un’arma per viaggiare nel tempo, nello spazio, nei misteri della vita da cui non si lascia né angosciare né sopraffare ma che lui domina con la forza della lingua madre, il dialetto cattolichino che un po’ stravolge e un po’ ricrea, come gli è proprio ed usuale. La creazione di nuove dimensioni è la molla ispiratrice e padrona della sua arte e vita. Il ritmo del vernacolo rinvia al battito cardiaco, ai suoni ancestrali, rassicuranti, immediatamente comprensibili anche da chi poco conosce quella lingua: sono il ritmo e l’andamento che favoriscono il processo empatico di percezione della visione del mondo del poeta. Nel dialogare con la scrittrice Andruccioli sugli stessi temi, Cecchini rassicura, rasserena, dona perle di umanità e saggezza che scavano nel profondo dell’animo umano, dando al mistero che lo affascina una veste musicale che addolcisce le paure come lettura del quotidiano quell’accidente che ci capita di incontrare e che dobbiamo abbracciare senza paure perché la vita è poesia, arte e bellezza. Cercando il bello attorno a noi non possiamo che trovarlo in ogni esperienza ed in ogni angolo della nostra città a partire da quel mare che ci culla, ci ricopre di luce, di suoni ed odori e fa da cassa di risonanza ai nostri sentimenti come la campana il cui squillo si fonde con la risacca dell’onda.
Patrizia Mascarucci
Poesia di Vincenzo Cecchini
Garben
Quand l’è garben
i è l’eria
che t’entra ti oc.
La t’impines la testa.
Li nuvle li cur
e la foia
la s’arugla par tera.
L’è al rispir dal Signor
cum met in crisi.
Garbino. Quando è garbino | c’è l’aria | che ti entra negli occhi. || Ti riempie la testa. || Le nuvole corrono | e la foglia | si arrotola in terra. || È il respiro del Signore | che mi mette in crisi.
Articolo La Piazza gennaio 2012