Purtroppo, oggi, con le lezioni di ieri non si va da nessuna parte. Gli aspetti professionali vanno riscritti e ripensati. E a questo motivo di fondo bisogna dare nuove soluzioni. L’Ifi sta cercando nuove soluzioni. Capisco che il concetto innovazione è abusato e insidioso. Ma che cos’è in concreto? Uno, è mettere insieme le potenzialità della comunità. Il cattolichino Gianfranco Tonti guida Ifi Industrie, con sede a Tavullia, leader in Europa per banchi bar e vetrine gelato. Si racconta a La Piazza e dice: “è finita un’epoca”.
– “Il passato non garantisce il futuro. Nel 2007 è finita un’epoca. Dobbiamo avere l’umiltà di metterci davanti ad un foglio bianco dopo esserci svuotati delle cose più belle che ognuno di noi ha fatto nel proprio passato imprenditoriale. Per farlo ci vuole la forza del coraggio e la sfida alla fatica. La resistenza al cambiamento si respira a quintali in ogni impresa, soprattutto quelle vincenti. Le esperienze di maggior successo ci zavorrano a terra e non possono essere considerate le espressioni di quello che ci è riuscito meglio nella vita”. La riflessione è del cattolichino Gianfranco Tonti, presidente di Ifi Industrie, leader in Italia e in Europa nella tecnologia dei banchi bar e delle vetrine per gelato. Sede a Tavullia, per organizzazione e innovazione è una delle eccellenze. Non è un caso che uno dei manufatti sia dentro Farnesina Design; un progetto del ministero degli Esteri che porta in giro per il mondo tra il meglio del made in Italy. Il gruppo è appena tornato da Tunisi, dove è stato presentato in un museo. Soddisfazione nei contatti. E’ nato un rapporto con un gelatiere tunisino che ha già alcuni locali e la voglia di espandersi. Il 2011 del gruppo Ifi si è chiuso con meno uno per cento rispetto all’anno precedente; cosa di cui essere soddisfatti. Con l’estero che ha fatto un più 17,4 per cento. E che in assoluto vale il 35 per cento dei ricavi. E l’estero è la chiave di volta del futuro. Tonti: “In aprile, per la prima volta, parteciperemo ad una fiera di food & beverage a Shanghai. Portiamo i nostri prodotti migliori per cercare di venderli sul difficile mercato cinese. Poi punteremo a sviluppare i mercati dell’estremo oriente e della Germania. Senza dimenticare tutta l’area del Mediterraneo. Il nostro obiettivo è accrescere sempre più l’estero”.
Ma come andare all’estero? Con quali prodotti? Con quale spirito? Non ci sono certezze.
“Ci chiediamo tutti i giorni – continua Tonti – che cosa vuol dire fare il nostro lavoro oggi. Lo smarrimento degli imprenditori parte proprio da questo quesito. Se l’Italia con le sue imprese è giunta fin qui significa che la strada era quella giusta. Che abbiamo ben lavorato. Purtroppo, oggi, con le lezioni di ieri non si va da nessuna parte. Gli aspetti professionali vanno riscritti e ripensati. E a questo motivo di fondo bisogna dare nuove soluzioni. L’Ifi sta cercando nuove soluzioni. Capisco che il concetto innovazione è abusato e insidioso. Ma che cos’è in concreto? Uno, è mettere insieme le potenzialità della comunità.
Una seconda, è costruire valore aggiunto ai nostri clienti. Un’impresa ha senso e ruolo se riesce a soddisfare i bisogni, altrimenti è inutile. Non serviamo. Umberto Cardinali, il fondatore di Ifi scomparso pochi anni fa a cent’anni, affermava che il buon senso è il 99 per cento di ogni cosa. Come non dargli ragione. Nella filosofia Ifi abbiamo chiaro tutto questo, ma cerchiamo di coniugarlo in modo nuovo: quando innoviamo si punta a interpretare i bisogni. Ad essere utili agli altri. A dire il vero non lo sappiamo proprio benissimo; anche noi andiamo per tentativi”.
“Nel nostro interno – sottolinea Tonti – abbiamo aumentato le risorse intellettuali per la ricerca e lo sviluppo. Il futuro non passa che da qui. Certo si potrebbe anche licenziare ed andare a produrre altrove per 100 euro al mese per ogni lavoratore, ma noi non vogliamo lasciare il campo-Italia. Le cose che abbiamo imparato a fare e sviluppare sono un patrimonio di conoscenze e cultura che non può essere disperso. Va soltanto riscritto; aver costruito una delle prime nazioni economiche del mondo non è che il punto da dove andare a ricominciare. Non è retorica, ma un discorso che riesce a fare economia. Un’impresa ha una funzione sociale da assolvere. Prima ancora della produzione di beni, è un luogo di relazioni umane, dove si mettono a frutto le risorse dei luoghi”.
“L’Italia con le sue imprese – chiude la riflessione Gianfranco Tonti – non può rischiare di aspettare chi non sa e non vuole darci un aiuto: istituzioni per prime”.
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