La Sala Eventi della libreria Feltrinelli di Rimini è uno dei pochi luoghi dove autori e lettori possono incontrarsi e conoscersi; e proprio qui, ieri pomeriggio, Michele Marziani ha presentato la sua ultima fatica letteraria, Barafonda (Barbès Editore, 170 pagg. 14,00 euro), storia di un “nuovo povero”, Franco Botteghi, che di punto in bianco si ritrova senza lavoro, senza famiglia e con una vita da reinventarsi nella vecchia casa della madre, “tra due acque”, tra fiume e mare. Il protagonista, da stimato e competente pediatra, si vede crollare tutto addosso quando viene scoperto non essersi mai laureato e aver esercitato per anni la professione senza l’indispensabile “pezzo di carta”. Un duro colpo, che fa precipitare il protagonista nell’alcol e nella misantropia. “Franco è un personaggio che pur mostrandosi sgradevole non può che affezionare, o quanto meno suscitare la pietà del lettore” sono le parole di Piero Meldini, anch’esso scrittore e per anni direttore della Biblioteca Gambalunghiana, presente ieri alla conferenza. “Franco Botteghi è un vinto, per dirla alla maniera verghiana, e mi ha ricordato molto i personaggi di Dostoevskij” aggiunge Meldini, che nel descrivere la scrittura di Marziani usa gli aggettivi “sciolta”, “rigorosa” e “pulita”. Non una parola di più o di meno, ma quelle necessarie, evitando gli orpelli stilistici. “Per me la sonorità delle parole è quasi un’ossessione. – dice Marziani – Lo stesso titolo del libro, Barafonda, l’ho scelto per una questione di musicalità oltre che di effettiva ambientazione”. Mi spiego meglio per i non riminesi. “Barafonda” è il nome con cui da sempre si chiama San Giuliano Mare, ma nel romanzo, pur essendo ambientato a Rimini, non si nomina mai il nome della città. “Ho preferito evitarlo per non incappare nei due cliché che sorgono spontanei quando si legge di Rimini: Fellini e il turismo balneare, entrambi lontanissimi dalla storia che volevo raccontare”. Durante la presentazione, Paolo Vachino ha letto alcune pagine del romanzo per poi animare il dibattito con domande e osservazioni. Al “che cos’è, per te, la scrittura?”, Marziani risponde: “Io sento la scrittura come uno spazio, in cui si entra ad una cert’ora, di mattina presto, e se ne esce per l’ora di pranzo, quando mi metto a cucinare. Con i personaggi, però, non funziona così; inizi a conviverci, li senti girare per casa, parlare, e talvolta diventano parte di te. Mi è successo lo stesso con Franco Botteghi, c’è stato un momento in cui ho sentito di essermi immedesimato tanto nel personaggio da assumere alcuni dei suoi tratti. La “convivenza” con lui non è stata facile, non mi piaceva, spesso ho cercato di cambiarlo ma senza successo. Poi, finito di scrivere, per tre mesi ho continuato a portarmelo sulla pelle”. Giunto con questo al suo quarto romanzo pubblicato, attualmente Marziani sta lavorando ad una raccolta di racconti. Non possiamo che auguragli “buon lavoro” e “buona fortuna” per Barafonda.
Alberto Biondi
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