Si leva una risata collettiva. E’ il pubblico non pagante del Teatro Astra che accoglie la battuta di Gustavo Cecchini. “Prima o poi anche Misano avrà il suo auditorium” ha detto scherzando il direttore della biblioteca sinceramente dispiaciuto per i disagi. In effetti come al solito in questa occasione, il teatro è stracolmo, sono un centinaio le persone in sistemazioni di fortuna, in piedi, sui gradini, tutti ranicchiati, mettendo a dura prova glutei e articolazioni. Pur di esserci. Uno accanto all’altro, talvolta sconosciuti, conosciuti poi. Due parole col vicino ci scappano sempre. Insomma, la serata è inziata più o meno così.
In orario. A salire sul palco, con un rituale ormai inossidabile, prima il direttore della Biblioteca Gustavo Cecchini, poi l’assessore alla Cultura del Comune ospitante, Livia Signorini, infine l’ospite: questa volta è il teologo Vito Mancuso. Che alle 9,15 spaccate si toglie la giacca e dice “sento già caldo”. In effetti, tra tutti, avrà il compito di commentare uno dei Comandamenti tra i più complessi e controversi. Il primo: “Io sono il Signore, tuo Dio”.
Siamo al secondo incontro della rassegna filosofica promossa dalla Biblioteca di Misano quest’anno dal titolo “I Comandamenti – Parole di Dio o parole dell’uomo?” In sintesi: che cosa significa, oggi, nel post del post-modernoconfrontarsi con un sistema di norme, regole e orientamenti così definiti come dieci Comandamenti? La domanda è davvero appassionante. Alla fine di questi appuntamenti (l’ultimo è previsto venerdì 30 novembre) una bozza di risposta si dovrebbe pur delineare.
Dopo l’eccellente introduzione venerdì 5 ottobre del filosofo Salvatore Natoli, Vito Mancuso ha chiuso il proprio intervento e ricevuto un lunghissimo appalauso commentando uno dei versetti profetici che lui – ha dichiarato – sente di amare di più. “Il commento più bello al primo Comandamento? E’ del profeta Michea: “Uomo ti è stato insegnato che cosa vuole il Signore da te. Praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio.”
Ampio spazio è stato dedicato al tema della “libertà” e della “verità”. “La verità – ha detto Mancuso – non è una formula. La verità, nel senso evangelico del termine ma anche nel senso più ampio filosofico, non è un contenuto: è un metodo. E’ verità quella disposizione delle cose che promuove la vita, che promuove la giustizia, che introduce energia positiva nei diversi sistemi del mondo. Abbiamo a che fare con un concetto pragmatico proprio perchè l’essere non è qualcosa di statico ma qualcosa che continuamente si muove. E ciò che può ottenere il nome di verità è ciò che consente all’essere di muoversi sempre più nella direezione di maggiore organizzazione, di maggiore ordinamento. Ed è solamente così che si può comprendere quello che diceva Gesù nel Vangelo di Giovanni “Chi fa la verità viene alla luce” badate bene dice “chi fa” la verità. Ecco non si tratta “di dire” la verità ma di “fare”. Avviandosi alle conclusioni Vito Mancuso è calato a piombo nel senso della serata: “Il primo comandamento io ritengo sia la formulazione di un metodo, il metodo di chi vive la sua esistenza in funzione di qualcosa più grande di sé dando credito alle esigenze di bene e di giustizia dell’interiorità dell’anima.”
Appuntamento venerdì prossimo 19 ottobre con Massimo Donà con un intervento dal titolo: “Ricordati di santificare le feste: quale festa, per quale umanità?”
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