di Danilo Barduca *
La Lega è nata dall’esigenza di rappresentanza politica creatasi alla metà degli anni 80 nelle regioni più prosperose del paese, da sempre denuncia il probabile fallimento dello stato italiano se non si pone rimedio alla mala gestione amministrativa sui fiumi di denaro pubblico sprecato per chiudere inutilmente voragini di bilancio. Di un Movimento che della moralizzazione dell’amministrazione pubblica ne ha fatto la sua bandiera ne è rimasto ben poco, bella figura, oggetto loro stessi dello stesso malaffare. Un partito che non riesce più a rinnovarsi, con il tempo diventato sempre più assoluto destinato a morire con la fine dell’esistenza del leader tipico dei partiti monocratici. Che tipo di rinnovamento ci si può aspettare da una dirigenza che è la stessa da quasi 30 anni? Assisteremo alla creazione di un nuovo “cerchio magico” di signorsì che continueranno ad eseguire
a testa bassa ciò che gli ordina il capo. L’incantesimo si è spezzato, e occorre dare un’alternativa ai milioni di disillusi che in questo incantesimo sono stati trattenuti per anni. In Romagna esistono persone espulse dal partito coloro i quali vivono le esigenze del territori in maniera diretta, che si interfacciano con la gente e che hanno osato dire no ai servi del capo, tanto quanto esistono persone che hanno preferito dimettersi, come il sottoscritto, che hanno previsto in tempi non sospetti il collasso di tale sistema omertoso. La questione settentrionale è più viva che mai e il federalismo alla Calderoli si sta rivelando una soluzione inadeguata se non accompagnato da interventi di ricostruzione totale del tessuto nazionale che siano il più condivisi possibile. La Lega morirà con Bossi, nonostante i tentativi falliti di eredità “ittiche” a favore del trota prediletto, gli attuali elettori leghisti continueranno ad esprimere quel disagio a cui nessuno per oltre trenta anni è ancora riuscito a dare risposte.
* Referente Sezione Rimini Movimento Civico “Lega Libera”