Torneremo all’arenile degli anni ’60 e ’70? Diciamo di no, però una cosa è certa; gli assomiglierà un po’ di più. La Commissione competente si è già espressa, ma l’approvazione del regolamento per le sanzioni relative ad interventi abusivi realizzati su beni ed aree sottoposte a tutela paesagistica, come le spiagge appunto, avverrà domani giovedì 19 aprile alle 16,45 in Consiglio comunale. Quindi non è ancora detta l’ultima parola. Anche se le probabilità di ottenere una deroga anche per i “giochi” e i campi da pallavolo, attualmente considerati insanabili sarebbero praticamente pari a zero. Quindi pare proprio che dovranno sparire dal campo visivo dei turisti che, tramite internet, stanno seguendo un po’ questa fantomatica faccenda di casa nostra. Gli operatori, già imbufaliti, hanno iniziato a sbattere i pugni ancora più forte. L’ha fatto, ieri, Giorgio Mussoni, leader di Oasi-Confartigianato. Chi ha avuto modo di incontrarlo, qualche volta, sa di che pasta è fatto. E di lui si può dire tutto tranne che che non abbia le orecchie buone e una dose di pragmatismo di gran lunga superiore alla media. Però, giustamente, oggi ha voluto fare una precisazione. Eccola. “Ci tengo a precisare e a chiarire meglio il senso delle dichiarazioni rilasciate ieri alla stampa, in merito alla vicenda legata alla regolamentazione degli impianti presenti sulla spiaggia. Con le mie parole ho voluto assolutamente difendere e non colpevolizzare l’operato della politica, del sindaco Andrea Gnassi e dell’Assessore Roberto Biagini in particolare, che in merito alla situazione creatasi non hanno a parere della nostra organizzazione alcuna colpa. Al contrario si sono sempre spesi per trovare una soluzione utile e praticabile. Voglio essere chiaro fino in fondo: coi giornalisti ho usato la parola ‘dimissioni’, ma nel senso – per come sono fatto io – che se fossi al loro posto io mi dimetterei per protestare a causa della figura che i miei funzionari mi hanno fatto fare nei confronti di una categoria economica. Ora – ha detto Mussoni – ci rivolgiamo alla politica affinché guardi negli uffici dove operano funzionari che per mesi non hanno mai comunicato che questi impianti non fossero sanabili. L’avessimo saputo, avremmo agito di conseguenza. Anche quando incontrati, i funzionari non hanno mai lasciato intendere che si potesse arrivare dove siamo ora, alla vigilia della stagione balneare, col rischio di dover smontare tutto ciò che c’è sulla sabbia. Adesso siamo in clamoroso ritardo per la richiesta di nuove autorizzazioni. Tanto è vero che fino a dieci giorni fa si ragionava in termini di compatibilità“. Sembra, ribattono da Palazzo, che tale norma fosse prevista dal Piano Spiaggia. Insomma, sarebbe nelle “carte”. In caso contrario, ci risiamo, e addio. Verba volant. “Per una volta, quindi, la politica non c’entra” ha detto Mussoni. “C’entra, invece, l’approssimazione con la quale è stato condotto il lavoro riguardante una partita delicatissima. Ribadisco, se a settembre avessimo saputo quel che sappiamo oggi, avremmo smontato e chiesto le autorizzazioni. Oppure il problema sarebbe stato che gli uffici avrebbero avuto troppo lavoro nell’evaderle tutte?” “Ora – ha detto Mussoni – ci rivolgiamo alla politica affinché guardi negli uffici dove operano funzionari che per mesi non hanno mai comunicato che questi impianti non fossero sanabili”. In attesa di repliche e ulteriori verifiche, un po’ di ragione, a questo proposito, gliela possiamo anche dare, a Mussoni.
A denunciare, invece, la “latitanza” della politica locale, ci ha pensato oggi il presidente dell’Associazione Bar e Ristoranti di Spiaggia di Riccione, Ezio Filipucci, presente a Roma per un incontro dal titolo “Espropriare 30mila imprese serve all’Italia?” sul tema delle concessioni demaniali e indetto dalle sigle sindacali mirato ad ottenere l’uscita dall’evidenza pubblica. “Non possiamo fare a meno di notare l’assenza totale della rappresentanza politica della Riviera nonostante il 90% almeno del Pil di questo territorio sia tutt’ora prodotto dal turismo balneare” ha dichiarato Filipucci. “Tutti i Sindaci intervenuti hanno parlato di una pressione consapevole e compatta da avviare al più presto nei confronti del Governo in salvaguardia delle imprese locali ma anche dell’economia nazionale del Paese, che tramite l’evidenza pubblica verrebbe inficiata da probabili infiltrazioni di dubbia provenienza, non mancando di sottolineare l’inspiegabile assenza degli amministratori della Riviera Adriatica. Anche noi vorremmo una risposta a questa domanda che ci pare più che lecita, chiedendoci la nostra politica da quale parte stia”. Erano presenti i sindaci di Porto Recanati, Pineto, Margherita di Savoia, Viareggio, Roma, Cesenatico, Sorrento, Senigallia, Alassio, Maratea, Chioggia, Gatteo Mare, Termoli. Oltre ai primi cittadini, sono intervenuti anche Presidenti di varie Province e Regioni.
Redazione Online
© RIPRODUZIONE RISERVATA