Confindustria Rimini ha reso noti i risultati dell’indagine congiunturale relativa al primo semestre del 2012. A preoccupare ancora il tema dell’accesso al credito che continua ad essere critico per le imprese. Secondo i dati Banca d’Italia riferiti alla Provincia di Rimini risulta, infatti, che a luglio 2012 gli impieghi delle banche verso le imprese private sono diminuiti di 687,90 milioni di euro su base annua (-11,18%). Un trend confermato anche dall’indagine che Confindustria Rimini svolge periodicamente fra i propri associati: l’80% del campione ritiene sia in atto un razionamento del credito, il 35,48% si è visto negare nuovi affidamenti e il 21,43% ha avuto richieste di rientro. Oltre a essere selettivo il credito è anche molto costoso: l’82,14% delle imprese ha registrato un aumento degli spread e, di conseguenza, dei tassi di interesse.
“La situazione del primo semestre – spiega Maurizio Focchi Presidente di Confindustria Rimini – sconta tutte le difficoltà che le precedenti rilevazioni facevano intravedere nelle aspettative e negli ordini. Produzione, fatturato e occupazione hanno tutti il segno negativo e le previsioni per il secondo semestre non lasciano sperare un’inversione di tendenza. Il rallentamento globale si è accentuato nei mesi estivi e si è aggiunto ai fattori da cui è originata la nuova fase di marcato arretramento: risanamento dei conti pubblici, credito più razionato e costoso, crisi del settore delle costruzioni, eccesso di capacità produttiva in alcuni importanti settori e alta disoccupazione”.
L’analisi del complesso degli indicatori congiunturali sposta in avanti la “svolta ciclica”: il Centro Studi Confindustria la colloca per l’Italia tra il secondo e il terzo trimestre del 2013
I settori in dettaglio. Analizzando i singoli settori merceologici si può vedere che legno e agroalimentare fanno segnare performance discrete, segno negativo invece per il metalmeccanico e, soprattutto per il settore grafico e per quello chimico. In particolare il settore legno vede in aumento sia la produzione (+13,7%) che il fatturato (+11,1%). Fra l’altro questo comparto è l’unico nel quale l’aumento del fatturato è determinato soprattutto da quello interno (+13,9%) rispetto a quello estero (+5,6%). Anche per il settore agroalimentare la produzione registra un aumento (+2%), così come il fatturato totale (+6,8%) e l’occupazione (+3,9%). Il settore metalmeccanico invece ha visto il fatturato in flessione (-1,6%) con la produzione praticamente invariata (+0,1%) . L’occupazione è stata in calo (-2,4%). Il comparto abbigliamento segna una diminuzione della produzione (-2,6%) e dell’occupazione (-1,8%) ma un aumento del fatturato totale (+3%) determinato soprattutto dalla componente estera (+14,3%) visto che il fatturato interno è in calo (-5%). Il comparto materiali per costruzioni mostra un calo della produzione (-0,6%) e un aumento del fatturato (+1,7%), con occupazione a sua volta in calo (-1,3%). Il settore chimico denota una diminuzione della produzione (-4,3%), del fatturato (-4,5%, con fatturato interno a -22,6%) e dell’occupazione (-8%). Per il comparto dei servizi, il fatturato è in aumento del +5,5% con occupazione a +4,7%. Infine l’editoria, grafici e stampa mostra un crollo della produzione (-33,7%), con fatturato a -10,1% e occupazione in calo (- 2,7%).
Per quel che riguarda gli ordini, sono aumentati per il 40% del campione nel settore agroalimentare e per il 37,50% nell’abbigliamento (con le stesse percentuali però sono in diminuzione). A dispetto del buon dato di produzione e fatturato, nel settore legno solo il 12,50% ha visto gli ordini in aumento e per il 62,50% sono diminuiti. Nel metalmeccanico solo il 16% ha avuto ordini totali in aumento e il 44% li ha visti diminuire. Il settore dei materiali per costruzione non ha avuto aumenti negli ordini (stazionari nel 50% dei casi e in calo nel restante 50%). Il comparto chimico ha avuto gli ordini totali in diminuzione nel 66,67% dei casi (nessuna impresa in aumento). Quello grafico ha manifestato un calo nel 71,43% dei casi e un aumento nel restante 28,57%. Il dato degli ordini esteri è migliore rispetto a quello degli ordini totali in tutti i settori a parte l’abbigliamento che vede una percentuale maggiore di aziende che li ha visti in calo (50%) e un’inferiore che li ha visti in aumento (33,33%). Le giacenze sono stazionarie nella metà dei casi praticamente in tutti i settori e i costi delle materie prime sono in aumento o stazionari nella quasi totalità dei casi.