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Home Economia

PROBLEMI SU PROBLEMI

Redazione di Redazione
19 Marzo 2012
in Economia, In primo piano, Rimini
Tempo di lettura : 5 minuti necessari
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Maurizio Focchi

Se dovessimo considerare soltanto i dati comparati tra il 2010 e al primo semestre 2011 (durante i quali si è assistito a parziali recuperi) e il secondo semestre 2011, la situazione sarebbe davvero molto grave per le imprese riminesi (aderenti a Confindustria). Ma dove sta il problema? Per Confindustria è negli ordini che il contesto si mostra in tutta la sua gravità. Ecco perchè. “Più che dimezzata rispetto ad un anno fa la percentuale di chi prevede la produzione in aumento (15% rispetto al 37,50%) e triplica quella di chi la prevede in diminuzione (32,50% contro un 11,11% di un anno fa). Considerazioni analoghe per gli ordini totali, con aziende che li vedono in aumento nel 19,23% dei casi (erano il 35,62% un anno fa) e in diminuzione nel 42,31% (10,96% un anno fa). Per gli ordini esteri il trend è il medesimo anche se meno virulento in chi si aspetta un calo. Anche il dato previsionale relativo all’occupazione registra un peggioramento rispetto alle precedenti rilevazioni (chi la prevede in aumento è il 9,52% rispetto al 12,36% del semestre precedente e all’11,84% di un anno fa e chi pensa che l’occupazione diminuirà è il 20,24% contro un 11,24% della precedente rilevazione e un 9,21% di un anno fa). Sulle giacenze l’unica variazione degna di nota è quella relativa al dato di un anno fa, rispetto al quale la percentuale di chi stima le giacenze in calo quasi raddoppia (20,51% rispetto all’11,59%: rallentando la produzione si andranno a svuotare i magazzini.”

Ma i dati messi a disposizione dall’Ufficio Economico locale mostrano anche altri dati. Molti dei quali positivi. Analizzando i singoli settori merceologici, ad esempio, ci sono alcuni settori in recupero per quel che riguarda produzione e fatturato, con ordini acquisiti però che anticipano la situazione di deterioramento della situazione. Nel settore metalmeccanico, ad esempio, l’aumento della produzione è del  7,5% e del fatturato del 14,4% anche se quello interno (verso il mercato nazionale) diminuisce del 12,1%. Nel settore agroalimentare la produzione fa un + 10,4% e il fatturato + 14,4%, occupazione +2%. Bene anche l’Abbigliamento con una produzione +14,6%, fatturato +15%. Occupazione – 0,4%. Va bene anche il Settore dei servizi: fatturato +10,6%, occupazione +4,3%. Certo non mancano le note dolenti. Nel Settore legno la produzione cala del 4% e il fatturato dell’8,2%, e l’occupazione – 3,3%. Soffre anche il Settore materiali per costruzioni: -1,9% la produzione, -9,7% il fatturato -6% l’occupazione. Male anche il settore chimico: produzione -10,7%, fatturato -2%, il Comparto editoria, grafici e stampa con produzione – 9,6% e fatturato -11,2%.

Quello che il presidente Maurizio Focchi (foto) ha voluto sottolineare è la questione  del credit crunch; la stretta dei finanziamenti dalle banche. Nello specifico – ha detto il presidente degli industriali riminesi – dai dati Banca d’Italia emerge che in provincia di Rimini gli impieghi alle imprese private a dicembre 2011 rispetto a gennaio 2011 si sono ridotti di circa 227 milioni di euro. Non solo. Il leader degli industriali conferma che “anche il nostro consorzio di garanzia fidi, Confidi Romagna e Ferrara, conferma tale difficoltà nell’accesso al credito”. Insomma un problemone, nonostante i vari accordi e le varie convenzioni che sono state formalizzate dalle banche nel Riminese, pare ci sia ancora, eccome. Un altro dato che va bene riguarda il grado di internazionalizzazione delle imprese, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale, si attesta in media al 57,30% con una percentuale del 71,50% nelle aziende con più di 250 dipendenti, del 39,70% nelle aziende comprese fra 50 e 250 addetti e del 17,00% nelle aziende con meno di 50 dipendenti. Oltre ai problemi, Confindustria usa la massima cautela nel comparare i dati. Vediamoli.  Le piccole e le medie imprese hanno già ridotto la produzione (rispettivamente per -1,80% e -2,80%.) e il fatturato interno è nel suo complesso negativo. Secondo l’ufficio studi locale va interpretato con particolare attenzione il dato riferito alle grandi aziende (con una produzione in aumento dell’11,60%) perché riferisce, infatti, solo a quattro imprese che negli anni precedenti hanno già visto drastici cali nei volumi. Di conseguenza il recupero – dicono gli esperti di Confindustria – non va assolutamente a compensare le quote perse.

Anche il dato relativo al fatturato va analizzato con cautela: il dato complessivo segna un +8,40%, le piccole (+3,80%) e soprattutto le medie imprese (+0,30%) mostrano aumenti più contenuti. Prendendo ad esempio le medie imprese, se si depurasse il dato di un’azienda che ha raddoppiato il fatturato nel secondo semestre 2011 rispetto al secondo semestre 2010 (dopo averlo però notevolmente diminuito precedentemente), il valore sarebbe negativo (- 6,60%). Non va dimenticato – precisano gli esperti dell’associazione – che si tratta di valori nominali, che non tengono conto del fenomeno inflattivo che nell’ultimo periodo in Italia è aumentato sensibilmente.

Il valore del fatturato delle grandi imprese (considerando quanto detto sopra per tale categoria di imprese) segna un +15,10% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente. Depurando i dati dalle grandi imprese e da quella media di cui sopra, il dato di fatturato è negativo (- 4,1%). In ogni caso, anche non depurando il dato come sopra specificato, il fatturato interno è comunque negativo (- 4,9%), mentre aumenta considerevolmente quello estero (+27,40%). Tale situazione trova conferma nelle elaborazioni del Centro Studi Confindustria che evidenzia come la spesa domestica, specie quella in consumi, è in calo, influenzata sia dal deterioramento occupazionale sia dalla bassa fiducia delle famiglie. Nel caso degli ordini, solo il 12,50% del campione li ha visti in aumento nel settore metalmeccanico, mentre nel settore legno nessuno li ha visti in aumento, il 37,50% stazionari e ben il 62,50% in diminuzione. Anche nel settore materiali per costruzioni nessuna impresa ha avuto ordini in aumento e il 50% li ha visti in diminuzione. Per il settore chimico il 100% ha visto gli ordini in diminuzione. L’abbigliamento registra ordini in aumento nel 50% dei casi e in diminuzione nel 25%. Il settore agroalimentare li ha visti stazionari nel 50% del campione e in aumento nel 33,33%. Le giacenze sono per lo più stazionarie e i costi delle materie prime sono generalmente aumentati in tutti i settori con quasi nessuno che li ha visti in diminuzione (solo il 12,50% nel settore metalmeccanico).

 

LE PREVISIONI NEI SETTORI

  • Metalmeccanico prevede una diminuzione della produzione nel 30,30% del campione, stazionarietà nel 54,55% e un aumento nel 12,50%. Gli ordini sono in calo per il 32,26% delle imprese e in aumento per il 19,35% (per il 30% quelli esteri) e l’occupazione stazionaria nell’81,82% dei casi e in calo nel 15,15%.
  • Industria del legno: continua il trend negativo. Il 50% del campione prevede una diminuzione della produzione, il 37,50% la prevede stazionaria e il 12,50% in aumento. Gli ordini totali vengono previsti in calo nel 75% dei casi, stazionari nel 12,50% e in aumento nel restante 12,50%. Il dato dell’occupazione è stazionario nel 50% dei casi e in diminuzione nell’altro 50%.
  • Abbigliamento la situazione è migliore, con produzione in aumento per il 33,33% e stazionaria per l’altro 66,67% (nessuno la prevede in diminuzione). Gli ordini sono previsti in aumento per il 25% del campione (stessa percentuale però li prevede in calo) e stazionari per il 50%, mentre l’occupazione stazionaria nel 75% dei casi e in aumento nel 25%.
  • L’agroalimentare prospetta una situazione analoga per produzione e ordini: aumento nel 16,67% dei casi, stazionaria nel 50% e in calo nel 33,33% (nessuno però vede gli ordini esteri in diminuzione). L’occupazione è prevista stazionaria nel 60% dei casi e il restante 40% diviso equamente fra chi la vede in aumento e chi in diminuzione.
  • Grafici ed editoria: nessuna impresa prevede produzione e ordini in aumento, con cali previsti rispettivamente nel 66,67% e nel 75% del campione. L’occupazione stabile per il 50% e in calo per l’altro 50%.4
  • Il comparto chimico prevede, in tutto il campione, produzione e ordini stazionari e occupazione in calo.
  • Il settore materiali per costruzioni non prevede aumenti per produzione e ordini che saranno in calo per rispettivamente per il 60% e per l’83,33% del campione. L’occupazione è stazionaria per l’83,33% del campione e in calo per il 16,67%.
  • Il settore Servizi ha una previsione di ordini in aumento nel 23,08% del campione, stazionari nel 38,46% e in diminuzione nel 38,46% e prevede l’occupazione stazionaria nel 61,11% dei casi, in aumento nel 27,78% e in calo nell’11,11%.
Tags: confindustriaeconomiaimpresemaurizio focchirimini
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