Se quanto finora emerso è vero, e cioè, in particolare, come dice Sauro Pari della Fondazione Cetacea di Riccione, che Mary G già nel 2009 mostrasse segnali “allarmanti”, il problema è piuttosto serio. Oltremare è stato “adempiente” o “inadempiente” rispetto alle normative in vigore? Subiranno uno “stop” le attività dei delfinari in Italia in seguito al decesso del Grampo spiaggiato vivo con la mamma nel giugno del 2005 nel porto di Ancona? Sono in molti a chiederselo e, detta come va detta senza tanti giri di parole, l’impressione è che ci siano sempre più persone “intolleranti” alle attività del noto parco riccionese e che, pertanto, ne auspicano al più presto la chiusura. Nulla contro le persone che ci lavorano, è ovvio. La protesta monta contro ogni forma di cattività nei confronti degli animali.
Ad essere preso di mira dagli “animalisti”, infatti, non è soltanto Oltremare, bensì tutti i delfinari italiani. Poi a Rimini ne abbiamo un altro altrettanto importante, proprio nella zona del Porto. Insomma, niente sconti. E’ una corrente di pensiero fortissima. Basta muoversi in Internet per intuirne la potenza, nazionale ma soprattutto internazionale.
In Svizzera c’è già una legge in proposito. Tra l’altro recentissima, voluta proprio in seguito alla morte di otto delfini in tre anni al parco Connyland di Lipperswil. Insomma, le autorità elvetiche hanno legiferato e lo hanno fatto senza mezze misure introducendo il divieto di detenere sul territorio nazionale delfini e balene in cattività. Quindi, per gli svizzeri, fine della storia.
Tornando in Italia, il quadro che emerge dalla lettura dell’indagine 2011 sui Giardini Zoologici (di cui i delfinari fanno parte) nei paesi dell’Ue elaborato dalla Born Free Foundation per la Coalizione Europea ENDCAP, è a dir poco desolante. Qualche accenno: la maggior parte dei giardini zoologici italiani, oggi, esercita la propria attività senza aver ottenuto una licenza e senza essere soggetta a regolamentazione e non è conforme alle leggi vigenti. Sì, avete letto bene. Emanato nel 2005, il Decreto Legislativo 21/03/2005, n. 73 (e successive modificazioni) è entrato ufficialmente in vigore soltanto nel marzo del 2007, due anni dopo la scadenza imposta dalla Commissione Europea e, tra l’altro, deve ancora essere pienamente attuato. Per farla breve: 5 giardini zoologici su 87 (tanti ne risultano sul Registro dei Giardini Zoologici 2011) dispongono di licenze ed alcuni rispondono ad alcuni requisiti, ma la maggior parte di quelli noti resta in esercizio senza licenza e senza conformarsi alle norme vigenti. Sul sito di Oltremare e del Delfinario di Rimini, ad esempio, non vi è traccia di questi riferimenti normativi. Quanto meno un accenno sarebbe doveroso.
Ma non è finita. Sempre secondo il rapporto, le Autorità competenti non adempiono all’obbligo di effettuare ispezioni periodiche. Come se non bastasse rimango inoltre “alti” i rischi di lesioni e patologie per il pubblico, una scarsa partecipazione a ricerche scientifiche e scambio di informazioni così come poche attività educative. Insomma una situazione complessivamente poco bella.
Ma veniamo agli spettacoli. Quelli dei delfini che prevedono acrobazie come ad esempio agitare le pinne o la coda, uscire fuori dall’acqua lanciare e riportare oggetti, nessuno di questi (è evidente), rappresenta il comportamento naturale dei delfini. Nessuna delle strutture esaminate “dispone di pannelli o dépliant illustrativi delle specie di delfini esposte”. Nei 3 spettacoli con i delfini osservati ai fini del Report, “i messaggi divulgativi rivolti al pubblico durano meno di 4 minuti, pari al 14% in media della durata totale dello spettacolo”. In sostanza, dicono gli esperti che lo hanno elaborato, queste esibizioni dei delfini contravvengono ai requisiti “base” del Ministero dell’Ambiente (Decreto 6 dicembre 2001, n.469). Se abbiamo capito bene significa una cosa soltanto: sono fuorilegge. Vietati. Tanto per concludere si legge anche che “nessuno dei delfinari valutati durante l’indagine è conforme ai requisiti del D.M. 469/2001. Nonostante norme rigorose che vietano ai visitatori di entrare in contatto diretto con i delfini, 2 dei 4 zoo che custodiscono esemplari di T. truncatus consentono il contatto fra i visitatori e i loro delfini.”
VAI A TUTTI I RISULTATI DELL’INDAGINE su 25 Giardini zoologici italiani.
La storia di Mary G.
Tutto è successo nell’ultima settimana di maggio scorso. Mary G muore “improvvisamente” il giorno 31 dello stesso mese. Una storia tristissima. La vicenda è rimbalzata in ogni dove, da Internet alla carta stampata ai social network (in particolare Facebook, dove Oltremare ha una pagina con oltre 18 mila fan). A innescare la polemica e far espledere la rabbia c’è stata la modalità con il quale il Parco di Oltremre ha deciso di affrontre mediaticamente la questione. Incalzata da un tam tam di messaggi su Facebook circa le voci di un “pessimo” stato di salute della del Grampo, Oltremare ha replicato sabato 26 sempre scrivendo, sul social network blu, quanto segue:
“Mary G oggi è stata vista da tutti i circa 3000 visitatori del Parco giocare e nuotare insieme ai Tursiopi, così come avviene quotidianamente in tutti i periodi di apertura del Parco. Il suo stato di salute è da sempre monitorato con estrema attenzione e sotto controllo delle Autorità competenti, cui l’esemplare appartiene e che periodicamente vengono a visitarlo, come avvenuto pochi giorni fa.
Di recente Mary è stata inserita nei Registri CITES di Oltremare, che si occupa del suo mantenimento a tutti i livelli (sociale, sanitario ed economico, senza alcuna sovvenzione) dal suo arrivo al Parco nel 2005. E’ curioso vedere come l’interesse di alcuni gruppi per questo animale si manifesti in forma di spamming e inutili allarmismi non funzionali alla salute e al benessere dell’animale, che è invece dal 2005 interesse primario di Oltremare, uno o due giorni l’anno a fronte di un totale disinteresse per gli altri 364. Noi siamo abituati a considerare l’amore per gli animali in maniera differente e ogni giorno dell’anno. Ci auguriamo che continuino tutti ad essere così attenti alla salute degli animali del Parco, con la speranza che ci abbiano seguito con lo stesso entusiasmo anche negli anni passati in cui il Oltremare, come adesso, ha sempre dato il massimo per la salute dei propri animali.”
Comunque la si legga, questa nota, lascia dell’amaro in bocca. Poi il silenzio. Infine arriva di colpo la notizia del decesso. Sempre su Facebook. Oltremare affida – e bypassa – completamente il proprio sito. Una scelta difficile da comprendere, da fuori. La nostra notizia con la nota di Oltremare
Forse Oltremare sapeva e ha fatto tutto il possibile per salvare Mary G e tutelare la propria posizione. Forse no. Al momento non è possibile saperlo. Nei prossimi giorni dovrebbero essere noti gli esiti dell’autopsia.
Diversi gli aspetti che dovranno essere chiariti. Capire, ad esempio, i motivi di un così aspro rapporto tra Fondazione Cetacea e Parco tanto da indure quest’ultimo a tagliare tutti i ponti con lo staff che tanto ha fatto per i Grampi spiaggiati nel 2005 ad Ancona. Nessuno degli interessati lo dichiara apertamente, ma il fatto stesso che alla Cetacea fosse stato impedito, persino, di vedere l’animale è indice (grave) di dissidi e divergenze quasi insanabili. Chissà. Ne parla, in tutt’altro contesto, Marco Affronte, responsabile Scientifico della Cetacea dal 1999 a tutto il 2011 che sul suo blog scrive: “Ho vissuto 15 anni di interventi su delfini in difficoltà, da quelli pioneristici del tipo “ci proviamo in ogni caso”, al cambiamento degli ultimi anni, con maggiori competenze ed esperienze, e spesso, non sempre, con un approccio più professionale che possa valutare diverse opzioni (rilascio immediato, ospedalizzazione, eutanasia). Le cose, con molta difficoltà, pare stiano un po’ cambiando; presto (sono già pronte, ma non ufficiali) usciranno le Linee guida ministeriali per gli interventi sui Cetacei spiaggiati vivi. Di questi 7 anni con Mary G., e non solo della sua triste fine, bisogna fare tesoro, rivalutare certe scelte e posizioni (tecniche e etiche). Mary è stata, in qualche modo, l’ispiratrice di alcuni dei cambiamenti che io vedo in corso, ma anche la “vittima” della lentezza con cui avvengono.”
Sentito dalla Piazza online Affronte ha voluto ancora una volta sottolineare con forza “che se un delfino viene affidato a un parco ma è uno spiaggiato recuperato, controlli e visite periodiche devono essere fatte da terzi, e le informazioni devono uscire. Inoltre, noi addetti ai lavori dobbiamo ripensare a certe situazioni quando si tratta di salvare un delfino che si sa non potrà essere rilasciato in mare. Ma già le nuove linee guide ministeriali, che ho contribuito a scrivere, dovrebbero costituire un buon, nuovo, punto di partenza”. In effetti c’è un problema di trasparenza enorme. E su questo, Oltremare, dovrebbe riflettere.
Il dibattito, come dicevamo in apertura, è ampio. La stessa Commissione europea, l’11 ottobre scorso, è stata “interrogata” sulla “natura commerciale dei delfinari nell’UE. Nonostante l’opinione pubblica sfavorevole e vaste ricerche scientifiche sugli effetti nocivi della cattività sui delfini, al momento vi sono più di 36 delfinari nell’Unione europea – si legge nel testo dell’interogazione. Recentemente, la massiccia pubblicità per il documentario «The Cove» in Giappone ha ridestato le preoccupazioni internazionali per i delfini e ha incoraggiato l’impegno per proteggerli da crudeltà e cattività.
Per quanto riguarda il commercio, l’uso di delfini in zoo e delfinari è attualmente disciplinato dai regolamenti (CE) n. 338/97 e (CE) n. 865/2006 in materia di commercio di specie selvatiche. Ai sensi della normativa UE, i delfini selvatici non possono essere usati primariamente a fini commerciali e il commercio di delfini all’interno dell’Unione europea è ammesso solo una volta che le autorità scientifiche negli Stati membri hanno stabilito che essi saranno utilizzati esclusivamente a fini riproduttivi, di ricerca scientifica o pedagogici. Alla luce della natura commerciale dei delfinari nell’UE, ritiene la Commissione che non si stiano verificando infrazioni all’attuale normativa comunitaria in materia di commercio di specie selvatiche? Intende la Commissione esaminare le condizioni vigenti nei delfinari europei e, se necessario, intraprendere azioni giuridiche nei confronti degli Stati membri, nel caso in cui non ottemperino alla legislazione in vigore?
La vicenda di Mary G apre scenari del tutto inaspettati sul futuro dei delfinari nel nostro paese. Numeri precisi non ci sono. Pare, tuttavia, che sia in corso nel mondo un vero e proprio boom degli spettacoli acquatici con i delfini. Almeno in alcuni paesi. I mammiferi vengono catturati in mare poi portati a destinazione.
“Questa storia tristissima – hanno dichiarato i vertici dei Enpa l’ Ente Nazionale Protezione Animali riferendosi a Mary G – testimonia che i cetacei muoiono di cattività e per quanto si possano garantite attenzione, cure e terapie, essi appartengono al mare e non dovrbbero essere in alcun modo costreti alla cattivita”.
Concludiamo questa prima parte dello “SPECIALE MARY G” con una buona notizia. Tra il 27 maggio e il 4 giugno scorsi, ricercatori dell’università di Sassari nell’ambito del progetto “Sardegna Nord Cetacei” sulla ricerca e monitoraggio dei cetacei tra i golfi di Olbia, Bosa e Bonifacio hanno condotto una spedizione e nelle 486 miglia percorse, hanno registrato 26 avvistamenti per un totale di 216 esemplari: 59 tursiopi, 105 stenelle, una balenottera, uno zifio e ben 50 Delphinus delphis, “specie molto rara ritenuta estinta nel Tirreno fino all’ultimo avvistamento del 2011”.
La seconda ed ultima parte dello “SPECIALE MARY G” sarà pubblicata domenica 24 giugno. Lettere e commenti a: redazione@lapiazzarimini.it
Redazione Online
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DOVE SONO I DELFINI IN CATTIVITA’ IN ITALIA – Prima parte
IL DELFINARIO DI RIMINI – Il Delfinario di Rimini, che ospita la specie “Tursiops Truncatus”, ha come scopo quello di far conoscere (non solo con spettacoli, ma anche con gruppi didattici legati alle scuole) il mondo dei delfini e quanto siano socievoli e intelligienti. Gli “ospiti” sono tutti parte della stessa famiglia, dove l’ultimo nato (luglio 2007) si chiama Lapo, che ha reso felici mamma Alfa, femmina Tursios Truncatus proveniente dal Golfo del Messico e papà Speedy, italiano, deceduto nel marzo del 2009. Ci sono poi i tre fratellini Sole, Luna e Rocco. Tutti i delfini sono costantemente monitorati e sottoposti ad esami veterinari di routine in modo da avere sempre sotto controllo il loro stato di salute. Da diversi anni poi, i biologi del delfinario stanno portando avanti importanti progetti di ricerca grazie anche alla collaborazione con diverse Università, l’Ismar di Ancona e il CNR. La Ricerca scientifica
verte verso quattro ambiti principalmente: area etologica, bioacustica, ecologica, biologica. Il Responsabile Scientifico è la Dott.ssa Raffaella Tizzi.
GARDALAND – Non si tratta di un semplice “acquario” ma un vero e proprio mondo acquatico formato da 37 vasche che cercano di ricostruire appieno ambienti e habitat naturali dove si possono ammirare oltre 5000 creature appartenenti a 100 diverse specie. L’acquario sostiene diverse iniziative nel campo della ricerca, salvaguardia e preservazione dell’ambiente grazie al progetto SOS (Save our Seas), si è fatto portavoce anche di petizioni e progetti di sensibilizzazione legati a diverse specie di tartarughe marine, squali, balene e delfini.
La struttura del Palablù, inaugurata nel 2007, è stata la prima ad essere realizzata secondo il rispetto delle convenzioni internazionali sulle tecnologie di depurazione e condizioni di vita degli animali. Eppure sono morti diversi delfini e si sono aperte inchieste per morti sospette: Romeo, deceduto per necrosi epatica, Violetta per spina dorsale spezzata (era incinta), Hector improvviso infarto al miocardio… nel 2008 Tango, un Tursiops Truncatus di soli 3 anni, nato nel parco di Gardaland da mamma Betty e papà Robin e che si esibiva nei vari spettacoli con loro e i fratelli Naù e Teide.
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