Unione dei Comuni a 11 o Comune unico? Il futuro della Valmarecchia si potrebbe risolvere a breve in una di queste due opzioni, ma non è detto che sia la soluzione al governo del territorio che preferiscono i cittadini. Se è vero che il tema dei servizi associati è diventato sempre più impellente (ci sono anche delle leggi che lo impongono a dire il vero), sul come renderli più efficienti al fine di ottimizzare sia le risorse che la qualità che viene fornita ai cittadini che li pagano con le loro tasse, il dibattito è apertissimo, e in Valmarecchia ancora di più. Non fosse altro per il fatto che dal 2009 la Valmarecchia è diventata parte (e che parte!) della Provincia di Rimini nella sua completezza, con l’ingresso dei sette Comuni in Emilia Romagna, “tornati a casa” dopo quasi due secoli sotto Pesaro e le Marche. E’ questo il motivo principale per cui la spinta verso un’unità amministrativa qui si sente maggiormente: ci sono circa 18mila riminesi che ancora oggi vivono da “pesaresi” in pratica, non avendo e non potendo avere in certi casi, l’organizzazione dei servizi che gli altri Comuni della Provincia hanno già. Hanno, vale la pena di ricordare, perché se li sono costruiti negli anni, creandoli dal nulla in certi casi, visto che la Provincia di Rimini può ritenersi ancora giovane. Motivo per cui l’integrazione dei sette Comuni non potrà avvenire “gratis”, ma anche loro dovranno sudare un po’ per avere quello che qui chiamano “benessere diffuso”, perché non possono gli altri 20 Comuni sobbarcarsi anche il loro peso, e comunque se arriva da fuori, resterà sempre qualcosa di altri e i Comuni dell’alta Valmarecchia non potranno mai governarli, sia che si tratti di processi che di servizi o investimenti. Banco di prova, in questo caso, è l’integrazione al Ptcp del 2007, quello che sta facendo dannare parecchi Comuni con i loro Psc e Rue, che sono i nuovi strumenti per il governo del territorio che hanno mandato in pensione i vecchie e desueti Prg, alzando il livello di sostenibilità fino al punto che, udite udite, si sono perfino arrabbiati gli speculatori edilizi, quelli che finora avevano fatto manbassa di terreni agricoli, vincoli idrogeologici e quant’altro. In questo Ptcp, tornando ai sette Comuni, c’è spazio per loro? In teoria le norme che a Rimini vedono come “restringenti” qui potrebbero essere anche molto larghe, essendoci ancora territorio libero in abbondanza. Ma proprio questo territorio rappresenta al tempo stesso il valore aggiunto più importante della Valmarecchia, in particolare di quella della montagna: un valore da preservare e tutelare, non da mettere sul piatto per ottenere qualcosa in più. In tutto questo cosa c’entra l’Unione dei Comuni a 11 o il Comune Unico? Apparentemente nulla, in verità molto, perché è un progetto politico, prima che amministrativo, altrimenti sarebbe normato dalla legge e sarebbe già avvenuto. Ecco dunque la sfida della Valmarecchia: integrarsi al contesto riminese (Ptcp) e al contesto di vallata, equilibrando il livello dei servizi (si spera vero l’alto), ma senza perdere le proprie peculiarità, che non sono certo i campanili e i campanilismi conseguenti. Una sfida importante, dove tutti gli amministratori locali sono chiamati a dimostrarsi all’altezza, come ha auspicato il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali. Essere all’altezza significa anche governare questo processo, guardando all’insieme e non solo al proprio orticello, riportando la Valmarecchia al suo ruolo naturale, sotto Rimini, ma “al pari” di Rimini. Se ci riusciranno allora anche tutta la Provincia di Rimini diventerà ancora più grande. Se falliranno, fin tanto che ci sarà la Provincia, si dovrà ragionare a “20meno7″ nel senso che ai 20 Comuni toccherà trainare anche loro, un peso insomma, un segno meno nei bilanci e nelle potenzialità di questo territorio. (DB)