di DOMENICO CHIERICOZZI
Non è un momento felice per Rimini. La bella stagione ha fatto una gran fatica ad arrivare, fino quindici giorni fa faceva freddo e si dormiva col piumino e sulle spiagge non c’era anima viva. Poi all’imporvviso 30 gradi. Lunedì la bomba d’acqua. Imprevista, imprevedibile. Dicono i più. Sarà. La Natura matrigna ha colpito ancora. Assassina, crudele.
L’ultima che leggiamo riguarda la richiesta, legittima e ragionevole, avanzata dal Comune di Rimini affinchè in relazione ai danni subiti dal nubifragio si riconosca lo status di “calamità naturale”. Che in buona sostanza significa: richiesta di risarcimento danni. Tutti gli interessati potranno compilare un modulo prontamente messo a disposizione sul sito del Comune. E chi paga? Lo Stato, cioè tutti. Prendo l’Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2007) cerco la voce “Calamità naturali” e leggo: “Calamità naturale deve intendersi ogni fatto catastrofico, ragionevolmente imprevedibile, conseguente a eventi determinanti e a fattori predisponenti tutti di ordine naturale, e a loro volta ragionevolmente imprevedibili”. Questa definizione – leggo ancora per amor del vero – tende a sottolineare il fatto che “la locuzione calamità naturale può essere fuorviante, in quanto non sempre la responsabilità delle conseguenze calamitose può essere attribuita a eventi naturali: se si accerta l’incidenza di cause determinanti e di fattori predisponenti ricollegabili all’attività umana ‒ come accade il più delle volte ‒ occorrerà valutarne gli effetti sui processi risultanti, prima di attribuire all’evento naturale la responsabilità dei fatti accaduti. In altri termini, un evento naturale normale, che in sé non ha niente di calamitoso, in quanto fa parte del normale gioco delle forze della natura e opera al fine di realizzare certi inarrestabili equilibri naturali, può indurre conseguenze calamitose proprio perché l’uomo, con la scarsa imprevidenza che spesso lo distingue, ha creato le premesse perché ciò accada.”
Si poteva evitare quello che è successo? Se ne parlerà. La stessa Procura ha aperto dei fascicoli d’indagine per “disastro colposo”. E ironie a parte, è certo che le colpe non siano del sindaco Andrea Gnassi. E’ evidente che non può essere così. Ma a lui toccherà affrontare la questione. Perchè ha scelto di andare a Palazzo Garampi e quello è lo scranno del dovere, non certo del piacere. E per piacere, finiamola di dare sempre la colpa alla Natura. A pagare sia chi ha sbagliato. Quindi ai deputati Emma Petitti e Tiziano Arlotti, che tanto si spendono a Roma per Rimini, un invito: meglio aprire l’ombrello e girare chiedendo spiegazioni sull’accaduto. Bussando però alle porte a queste sfortunate latitudini.
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