di BERNADETTA RANIERI
Il primo impatto varcando la soglia dell’azienda corianese Grabo è spiazzante, in quanto ci si aspetterebbe di entrare subito in contatto con gli uffici amministrativi oppure con la produzione. E invece no, ci si trova immersi in un’area con le pareti colorate di arancione e con delle porte che nascondono la sala relax, la palestra, gli spogliatoi per i dipendenti e, solo dopo un po’ di passaggi, ci si immerge nella zona produzione di palloncini.
Qui da febbraio, tutte le mattine, Andrea alle 9 varca la soglia di questa azienda e ne esce alle 14. Andrea ha 25 anni ed è un ragazzo autistico che può svolgere questa attività grazie ad un progetto educativo-lavorativo pensato per i ragazzi autistici che vede coinvolti i Comuni di Coriano, Riccione e Misano Adriatico. A cinque mesi di distanza dalla presentazione dell’iniziativa (vai alla notizia QUI), abbiamo voluto fare il punto della situazione incontrando Giorgio Grassi, titolare della Grabo, e Gina Codovilli, riccionese e corianese di adozione, mamma di Andrea.
Ciò che balza immediatamente agli occhi nel sentir parlare Gina è la forza d’animo che sprigiona, l’ironia con cui affronta anche i temi più sensibili, l’avvolgente calore che trasmette nel raccontare la sua storia di vita. Gina racconta: Andrea è un bel ragazzotto di 25 anni, il terzogenito della famiglia, che ha trovato sul suo percorso di vita delle persone dalla “mente aperta e dal cuore grande” che gli stanno dando l’opportunità, se non di costruire il suo futuro, quanto meno di sentirsi realizzato momentaneamente.
Gina, come si trova Andrea in azienda? E’ contento?
Essendo di Riccione, tutte le mattine, lo accompagno e, appena entro nel parcheggio della Grabo, Andrea scende veloce e va dritto alla sua postazione di lavoro. Direi che questo è un ottimo segnale di apprezzamento di ciò che sta facendo. Insieme al suo tutor, trascorre 5 ore non solo di “lavoro”, ma anche di “divertimento”, essendo questa un’azienda con sala relax, palestra, campo da calcio. Insomma, credo sia difficile annoiarsi.
Lei ha fatto dell’autismo di suo figlio un libro, “Il mio Principe”. Cosa l’ha spinta a raccontarsi e a raccontare di Andrea?
Il libro è nato per caso, un po’ come tutte le cose che mi sono accadute negli ultimi anni. In molti mi dicevano “scrivi, scrivi di Andrea, dei progressi che ha fatto e della sua passione per la poesia” e cosi ho fatto. Ho messo su carta la vita di mio figlio, della mia famiglia, senza tralasciare le sfaccettature negative che abbiamo incontrato sul nostro percorso. Però, sono soddisfatta del lavoro che ho fatto perché so di poter essere d’aiuto a molti: a quelli che iniziano a imbattersi con questo problema dell’autismo, a quelli che hanno un familiare autistico e a volte si abbattono (come è normale che sia) e a quelli che non hanno una diretta vicinanza con persone del genere, ma hanno voglia di conoscerli. Quello che mi sento di dire è che tutti (o quasi tutti) i ragazzi con disabilità, se aiutati, seguiti, spronati posso fare passi da gigante nella loro realizzazione personale. E “il mio Principe Andrea” ne è un esempio.
Qualunque progetto per avere successo ha bisogno di persone aperte. Fondamentale, in questi casi, la disponibilità delle aziende.
Sig. Grassi, quando il sindaco Mimma Spinelli le ha illustrato l’idea del progetto che avrebbe voluto realizzare, lei ha subito accettato di buon grado. Perchè?
A dire il vero non c’è una ragione vera e propria. Per me è stato naturale. Non la ritengo una sfida, ma un’opportunità per i ragazzi che hanno delle difficoltà legate a una qualche forma di handicap. Fino a che c’è lo spazio fisico per poter accogliere dei ragazzi oltre ai miei dipendenti diretti, il problema non si pone. Quelli che accolgo son comunque ragazzi che hanno una loro “postazione di lavoro” e che svolgono un’attività precisa e concordata all’interno dell’iter produttivo.
Quanti ragazzi ci sono attualmente?
In questo periodo ci sono cinque ragazzi provenienti e seguiti dal Centro di formazione Zavatta di Rimini e un ragazzo autistico, Andrea, introdotto grazie alla lettera d’intenti firmata dal sindaco di Coriano Spinelli, il sindaco di Riccione Pironi e il sindaco Giannini di Misano Adriatico. A breve entrerà a far parte di questa “famiglia” anche un altro ragazzo autistico: il secondo del progetto ad avere questa opportunità e anche un terzo, così come concordato inizialmente.
Cosa hanno pensato i suoi dipendenti di questi “ingressi”?
Non mi piace definirli “dipendenti”, ma “collaboratori” ! Loro non hanno fatto alcuna fatica ad accettare la presenza di ragazzi con disabilità. Anzi, hanno fatto sì che avvenisse una totale integrazione e si creasse un clima aziendale buono per tutti. Siamo un’azienda produttrice di palloncini e lavoriamo per render felici i bambini. Perché non rendere felici anche e soprattutto persone con disabilità!?
Non si incontrano tutti i giorni imprenditori “aperti alla disabilità” come lei. I suoi vicini di azienda si sono espressi in favore o contro questa iniziativa?
Sinceramente nessuno mi ha detto niente sia perché ognuno ha la propria attività, entra ed esce senza guardarsi troppo attorno e sia perché io sono una persona a cui piace “fare” e dei giudizi degli altri faccio anche a meno. Ho ritenuto che l’ambiente aziendale e lavorativo potessero essere ottimali per questo tipo di persone e ho fatto (e continuerò a fare) questo percorso.
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