I primi mesi del 2013 confermano lo stato di crisi. Occorrerà – secondo l’Ufficio Studi di Confindustria Rimini – attendere fino alla fine del 2013 o all’inizio del 2014 per verificare l’eventuale possibilità di un’inversione di tendenza. “I dati dimostrano chiaramente che lo stato di crisi continua – spiega il Presidente di Confindustria Rimini Maurizio Focchi – Le aziende si trovano in difficoltà ed hanno bisogno di potere avere più fiducia nel futuro ottenibile solo con un rasserenamento del quadro economico-politico.
In particolare quello che preoccupa è la mancanza di credito necessaria alla ripresa: come emerge dai dati Banca d’Italia riferiti alla Provincia di Rimini, i prestiti alle imprese private a dicembre 2012 rispetto ad un anno prima si sono ridotti di oltre 613 milioni di euro. Dato confermato anche dall’ultima Indagine banca-impresa condotta a fine gennaio 2013 fra le aziende associate a Confindustria Rimini: l’84% del campione, infatti, ritiene sia in atto un razionamento del credito e a circa il 20% è stato richiesto un rientro degli affidamenti.
I dati relativi al secondo semestre 2012. Il fatturato totale, rilevato a prezzi correnti, nel secondo semestre 2012 è diminuito (-1,70%) rispetto al secondo semestre 2011. Una diminuzione relativamente contenuta per il buon andamento del fatturato estero (+9,30%). Il fatturato interno, infatti, è calato in maniera sensibile (-6,30%). Le aziende con meno di 50 dipendenti evidenziano una riduzione del -0,70%, le aziende fra 50 e 250 dipendenti segnano un calo del -4,80%, mentre quelle con oltre 250 addetti denotano un incremento del +2,20% (determinato dal fatturato estero (+15,50%) in quanto il fatturato interno è in calo (-5,70%). Il grado di internazionalizzazione delle imprese, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale, si attesta in media al 59,50% con una percentuale del 67,90% nelle aziende con più di 250 dipendenti, del 51,70% nelle aziende comprese fra 50 e 250 addetti e del 22,80% nelle aziende con meno di 50 dipendenti.
Produzione. Cala rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente (-5,20%). Le imprese che hanno visto un calo maggiore sono le medie (-6,30%), seguite dalle grandi (-5%), infine le piccole (-0,80%). Occupazione: in aumento del +0,91% per merito delle grandi imprese (+2,10%), mentre è diminuita nelle piccole (-1,90%) e nelle medie (-1,70%.). Ordini: per il 26,09% del campione in aumento, per il 43,48% in diminuzione. Ordini esteri in aumento per il 36,73% e in diminuzione per il 24,49% (viene confermato come il mercato estero compensi, almeno in parte, la riduzione di quello interno). Giacenze: crescita per il 13,64% del campione, stabilità per il 65,15% e diminuzione nel 21,21% dei casi. Costo delle materie prime: aumentano per il 43,94% delle imprese, il 45,45% ha visto il dato stazionario e il 10,61% in diminuzione.
L’andamento nei vari settori. Solo l’agroalimentare e i servizi fanno segnare performance positive, mentre abbigliamento e materiali per costruzione a fronte di un andamento positivo del fatturato, hanno avuto un calo della produzione. Il settore metalmeccanico, legno e grafico scontano un calo sia di produzione che di fatturato. Metalmeccanico. Produzione – 6,6%. Fatturato del – 8,1% (quello interno diminuisce del -12,5%). Occupazione -2%. Legno. Produzione -3,4%. Fatturato -6,3%, anche se il fatturato estero è stato in forte crescita (+32,2%). Occupazione -8,1%. Agroalimentare. Produzione + 6,5%. Fatturato totale + 8,7%. Occupazione + 4,4%. Abbigliamento. Produzione -7,9%. Fatturato +4,9% determinato anche in questo caso dalla componente estera (+12,4%). Occupazione + 10,6%. Materiali per costruzioni. Produzione – 4,1%. Fatturato +3,6%. Occupazione -6%. Editoria, grafici e stampa. Produzione -11,5%. Fatturato -3%. Occupazione a +0,3%. Settore dei servizi. Fatturato +0,8%. Occupazione +7,8%.
Quanto agli ordinativi, sono aumentati per il 44,44% del campione nell’abbigliamento e per il 42,86% nel settore agroalimentare. Nel settore legno il 16,67% li vede in aumento e il 66,67% in diminuzione. Metalmeccanico: per il 24% sono in aumento e per il 48% in diminuzione. Il settore dei materiali per costruzione non ha avuto aumenti (stazionari nel 50% dei casi e in calo nel restante 50%). Comparto grafico: in calo nell’80% dei casi e stazionari nel restante 20%. Vanno meglio le cose per l’estero un po’ in tutti i settori. In particolare le aziende metalmeccaniche hanno avuto ordini esteri in aumento nel 47,06% dei casi.
Per quanto riguarda gli investimenti emerge che nel 2012 hanno risentito della difficile situazione congiunturale: infatti, la spesa per investimenti effettuata dal settore manifatturiero nel suo complesso è stata pari al 5,4% del fatturato con un -10,3% rispetto all’anno precedente. Solo nel 2009 il dato era stato negativo, fra l’altro con un’intensità minore rispetto all’attuale.
Passando invece alle previsioni relative al primo semestre 2013, la produzione è annunciata in diminuzione dal 22,22% delle imprese campione, il 52,38% prevede una situazione di stazionarietà e il 25,40% prevede un aumento. Ordini: il 28,99% prevede una crescita, il 44,93% stazionarietà e il 26,09% una diminuzione. Dati più positivi per gli ordini esteri: 31,37% aumento, 52,94% stazionarietà e 15,69% diminuzione. Le aziende con il dato migliore sia per gli ordini che per la produzione sono quelle di grande dimensione. Giacenze: il 71,21% le prevede stazionarie, il 9,09% in aumento e il 19,70% in diminuzione. Le previsioni sull’occupazione sono stazionarie per il 59,42% del campione, in crescita per il 15,94% e in calo per il 24,64%. Per il ricorso alla cassa integrazione, il 44,29% del campione lo esclude e il 12,86% lo considera poco probabile. Il 21,43% lo considera probabile e consistente e il 21,43% probabile ma limitato.
Ecco le previsioni settore per settore. Settore legno. Produzione: Nessuna aziende del campione prevede un aumento, per il 25% è stazionaria e per il 75% in calo. Ordini: nessuno li prevede in aumento, stazionari per il 20% e in calo per l’80%. L’occupazione: in calo nel 50% dei casi, stazionaria nel 33,33% e in aumento nel 16,67%. Metalmeccanico. Produzione e ordini: in aumento per il 28% del campione, stazionari per il 40% e in calo per il 32%. Ordini esteri: per il 41,18% aumento, per il 47,06 stazionari e per l’11,76% in calo. Occupazione: in aumento per il 12%, stazionaria per il 64% e in calo per il 24%. Abbigliamento. Produzione: in aumento nel 55,56% dei casi, stazionarietà nel 33,33% e calo nel restante 11,11%. Ordini in aumento per il 66,67%, stazionari nel 22,22% dei casi e in calo nell’11,11% (nessuno prevede in diminuzione gli ordini esteri). Occupazione in calo dal 50% del campione, in aumento dal 25% e stazionaria dal 25%. Agroalimentare: Produzione in aumento nel 42,86% dei casi, stazionaria nel 42,86% e in calo nel 14,29%. Ordini in aumento per il 42,86% del campione, stazionari per il 28,57% e in calo nel restante 28,57%. Occupazione è prevista stazionaria nel 71,43% dei casi, in aumento nel 14,29% e in diminuzione sempre nel 14,29% dei casi. Grafici, stampa ed editoria. Produzione: stazionaria nel 50% dei casi, aumento e diminuzione si dividono equamente l’altro 50%. Ordini in diminuzione per il 40%, stazionari sempre per il 40% e in aumento per il 20% (gli ordini esteri sono previsti stazionari dal 100% del campione). L’occupazione sarà stabile per tutto il campione. Materiali per costruzione. Produzione stazionaria nella totalità dei casi. Ordini: il 50% li prevede in aumento e il 50% stazionari. Occupazione è stazionaria per tutto il campione. Servizi. Ordini: stazionarietà nel 69,23% dei casi, aumento nel 15,38% e diminuzione nel 15,38% (per gli ordini esteri non sono previste diminuzioni). Occupazione è stabile per il 61,54%, in calo nel 15,38% e in aumento nel 23,08% dei casi.
Infine nell’intero settore manifatturiero il 18,9% di imprenditori non prevede di effettuare investimenti nel 2013. Nel caso in cui sono previsti investimenti, le aree aziendali maggiormente coinvolte nel 2013 saranno formazione, ricerca e sviluppo e ICT. Inoltre, il 63,9% del campione dichiara che la propria azienda ha progetti di investimento che tiene nel cassetto e/o rimanda a causa di diversi ostacoli fra cui reperire risorse finanziarie, l’insufficiente livello della domanda attesa, le difficoltà amministrative e burocratiche. In totale si parla di investimenti “mancati” per quasi 87 milioni di euro (con il settore metalmeccanico a fare la parte del leone con oltre 50 milioni di euro), avrebbero una durata di oltre 3 anni per il 46,7% del campione e porterebbero ad incrementi occupazionali per il 64,4% delle imprese.