di ALBERTO BIONDI
Non si può più prescindere dall’economia. Capirne i meccanismi di funzionamento e il linguaggio che utilizza è essenziale nella società di oggi, soprattutto se si è giovani. Riparte quindi il progetto di educazione finanziaria Sbankiamo, che per il secondo anno di attività si prefigge l’obiettivo di entrare nuovamente nelle scuole e trasmettere agli studenti le nozioni economiche di base, tra cui la gestione del proprio denaro, sapere interpretare i mercati, la finanza e diffondere una mentalità imprenditoriale. Economidea è il nome del progetto rivolto alle scuole medie ed Economidea² quello per le superiori, e consistono entrambi in tre incontri da due ore ciascuno. L’idea viene dal Regno Unito e si chiama MyBnk, organizzazione londinese fondata dalla mente tutta italiana di Lilly LaPenna, che in cinque anni ha coinvolto 46mila giovani. Il segreto di tanto successo, che gli organizzatori si auspicano anche nella nostra realtà, sta tutto nella metodologia d’insegnamento, basata su giochi di ruolo, laboratori, quiz e lezioni coinvolgenti che seguano il vecchio adagio dell’ “imparare facendo”. L’anno scorso hanno partecipato a Sbankiamo mille ragazzi appartenenti a sette scuole medie e tre istituti superiori del riminese, per un totale di 35 classi complessive. Il tasso di soddisfazione è ottimo, sia da parte degli studenti che dei docenti, ma i dati nazionali sull’educazione finanziaria parlano chiaro e accendono più di un campanello d’allarme: in Italia la percentuale dei giovani che non possiede conoscenze economiche di base è il 63% e non migliora negli adulti, di cui solo uno su tre è in grado di capire il proprio estratto conto. Il nostro paese si posiziona ad un desolante 46° posto nella classifica dell’educazione finanziaria, appena sopra Messico e Venezuela che, ricordiamo, possiedono vaste regioni con un’economia sottosviluppata. Qual è il rischio? Una scarsa preparazione in materia favorisce situazioni di sovraindebitamento, mala gestione dei propri risparmi e capitali, tantopiù in uno scenario di precarietà generale come stiamo vivendo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA