Dove c’è Pico (al secolo Epimaco Zangheri), c’è un avvenimento che va a rimarcare la storia di Riccione. Da molti anni nella sua bottega della memoria c’è il figlio Gianni, ma in prima linea con lo spirito dell’appassionato arriva sempre Pico: armato delle sue macchine al collo, del suo giubotto smanicato da fotoreporter, gli occhiali spessi e una strettona di mano che ti fa star bene. Con i suoi nobili 83 anni, lo trovi in un angolo, con la paura di disturbare i protagonisti, a testimoniare i fatti della sua Riccione. E’ così da decenni. Molto probabilmente, tra tanti anni, quando non ci sarà più, la comunità gli dedicherà una strada.
Famija Arciunesa gli appunta sul petto una speciale medaglia: il classico libro-strenna per Natale 2012. Titolo: “…e bufa! Riccione sotto la neve”. Le 64 pagine raccolgono le istantanee innevate di Pico e Gianni, dalla Riccione in bianco e nero fino ai colori dello scorso inverno. Si apre con un angolo di viale Gramsci. In primo piano l’albergo Venezia, che poi sta quasi di fronte alla bottega di Foto Riccione. Nella pagina accanto il lungomare bianco con un maggiolino che traina una slitta con sopra due ragazzotti sorridenti.
Giuseppe Lo Magro, il presidente di Famija Arciunesa, con disincanto non meno che intelligenza con le storie di Pico e Gianni ci ha costruito un piacevole romanzo andando a spasso per Riccione. Eccolo il viaggio: viale Ceccarini, la fontana di piazzale Roma, le magie del porto (anche di sera), il lungomare, la spiaggia, il parco della Resistenza, la “Perla e le farfalle”, il castello degli Agolanti, le strade, la fontana del nuotatore. L’ultima sezione viene intitolata “Scatti curiosi”. Alcune pennellate: biciclette appoggiate che sembrano statue, in sci nordico sul lungomare davanti alla prestigiosa gelateria Nuovo Fiore. Si chiude con un vecchio lampione innevato che sembra una maschera. Forse le istantanee più suggestive sono i tigli di via Castrocaro, dove si affaccia il palazzo comunale. I rami innevati ti fanno volare con le trine dei merletti della nonna. Il professor Lo Magro per rendere le pagine più briose ci ha messo dei testi che esaltano il racconto fotografico. Apre con una serie di spassose parole dialettali con testo a fronte legate alla neve. Per rimarcare il cambiamento dei costumi e del benessere (dalla miseria all’opulenza di oggi) ci ha messo un racconto che risale al 1929; l’anno di un grande nevone e di un freddo da candelotti che scendevano dai coppi. Si intitola, “Poveri d’inverno”, di Rodolfo Ciotti. L’inizio è commovente. Recita: “Il lungo inverno del ’29, con tutti i suoi problemi, fu ben più carogna con le famiglie dei poveri. Si può dire che d’inverno i poveri sono ancora più poveri (…)”.
Quella di Pico è una bella storia. Inizia come “bocia” del fotografo in viale Dante. Ha immortalato tutto: vip, personaggi, luoghi. Ha raccontato storie col suo click. Da anni, ha bottega in viale Gramsci, a pochi metri dal Grand Hotel. Oltre ad essere sempre in trincea, Pico è uomo generoso. Tutti i giornali della provincia attingono dai suoi scatti, codesta testata compresa.
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