Un altro colpo è stato inflitto alla criminalità organizzata in Riviera. Nei giorni scorsi i carabinieri di Rimini, su disposizione del GIP del Tribunale di Bologna e su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno apposto i sigilli all’Hotel Mutacita sita in Via Lugano a Miramare di Rimini. Si è trattato di un provvedimento di sequestro preventivo ai fini della confisca dell’impresa individuale intestata ad Alfredo Forte, 51enne casertano. Ma andiamo con ordine e ricostruiamo la vicenda. L’Hotel Mutacita viene venduto lo scorso 18 aprile in cambio dell’estinzione di un debito di 20mila euro contratto dal precedente gestore. La nuova proprietà passa a Forte che di fatto fa da prestanome a Massimiliano Romaniello, napoletano di 39 anni, e a Giuseppe Ripoli, 35enne della provincia di Matera.
L’accordo tra i tre è di essere in quota tutti al 33%, ma consapevoli che se il casertano avesse creato problemi o fastidi lo avrebbero malmenato come già successo in passato per altri imprenditori che non avevano voluto sottostare alle estorsioni dei due malviventi. Pochi giorni dopo l’acquisizione della struttura alberghiera, il 29 aprile, nell’ambito dell’Operazione Mirror, Romaniello e Ripoli vengono arrestati per conto della Procura di Rimini. Per Forte, definito dai due “il pizzaiolo”, l’accusa è di intestazione fittizia di beni con l’aggravante di aver agevolato un’associazione di stampo mafioso. Romaniello e Ripoli erano convinti di poter realizzare dall’Hotel un utile lordo di 250mila euro (circa 120mila euro netti). Di tutto ciò, però, la proprietà dell’immobile era completamente all’oscuro in quanto i rapporti erano sempre avvenuti solo con Forte, persona ritenuta assolutamente pulita. “L’acquisizione del Mutacita assume una certa rilevanza anche in considerazione del fatto che i due – sottolinea Giacomo Campus, comandante dei Carabinieri di Rimini – erano attivamente impegnati nella ricerca di attività commerciali di vario genere, già avviate e possibilmente in crisi, per subentrare nella gestione”.
Anche il Presidente della Provincia, Stefano Vitali, è intervenuto sul sequestro dell’hotel ringraziando l’Arma dei Carabinieri per il lavoro svolto e ricordando come “sono ormai decine le inchieste giudiziarie che danno conto e corpo a un ‘progetto’ malavitoso molto vasto e pericoloso per il nostro territorio, con una crisi economica che sta mettendo in ginocchio una moltitudine di piccole e medie imprese a fare da ‘mosca cocchiera’ per gli interessi illeciti.” E prosegue dicendo che “non v’è dubbio che a Rimini si sia rotto il muro del silenzio e che il contrasto alle infiltrazioni malavitose sia diventata materia di discussione per l’opinione pubblica locale, nonché tema da affrontare operativamente. Proprio per questo, credo non vada dato molto peso a chi, ancora oggi e negando l’evidenza, si ostina ad affermare che questo problema a Rimini non esista, sia un calembour politico-giornalistico o comunque una cosa di scarso peso; sembra quasi la storiella del tizio che guida contromano in autostrada, pensando che siano tutti gli altri a viaggiare nella direzione sbagliata. Le inchieste vanno avanti, le iniziative organizzate da un volontariato giovane, attivo e impegnato anche. Di questo, come Provincia di Rimini, siamo grati. E per questo ringrazio ancora una volta i Carabinieri di Rimini per la brillante operazione condotta per nome e per conto di una comunità intera”.
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