Con il primo congresso unitario di categoria che si è tenuto il 6 marzo allo Ial Emilia Romagna di Cesenatico è nata la Fim (Federazione dei metalmeccanici) Cisl Romagna. Come segretario, i delegati territoriali di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna hanno eletto il ravennate Davide Tagliaferri. Al suo fianco, come segretario aggiunto Davide Drudi, già responsabile della Fim di Forlì-Cesena e poi Luca Giacobbe segretario uscente di Rimini e Sabrina Marrone dalla Fim di Cesena. Confermato come operatore sindacale anche Aldo Berti. Per i prossimi quattro anni, quindi, Tagliaferri rappresenterà i circa 2400 iscritti alla Fim Romagna, 774 ravennati, 1196 di Forlì-Cesena e 430 di Rimini.
«Più forti insieme», questo il titolo del primo congresso unitario della Fim Romagna: più che uno slogan la strategia da seguire, secondo il neo segretario, per affrontare una crisi che ha già colpito forse più duramente che altrove il settore industriale nel quale operano gli iscritti alla Fim. Basta guardare al tessuto industriale che ci circonda, spiega Tagliaferri: «Pochissime aziende sono passate indenni al disastro economico perdurante da ormai 5 anni». Accanto a realtà che hanno retto e talvolta si sono sviluppate anche in periodo di crisi, ce ne sono altre che hanno dovuto licenziare, c’è chi è stato acquisito da grandi gruppi internazionali e chi invece sta risalendo la china solo ora. «In generale comunque c’è stato un uso massiccio della cassa integrazione ordinaria o in deroga».
Ma non è questo che preoccupa di più il nuovo segretario: «Il mondo del lavoro è cambiato – spiega – e la necessità di competere in un mercato sempre più ristretto è diventata una priorità. Il problema è forse “il metodo” per raggiungere questo obiettivo: le aziende spesso riducono tutto al costo del lavoro in una gara al massimo ribasso (soprattutto negli appalti) nella quale per vincere si “vendono” le ore di lavoro a prezzi talmente bassi da rendere impossibile una retribuzione regolare del lavoro». Inizia così a proliferare anche in Romagna il fenomeno della “paga globale”, con una quantità esorbitante di ore effettivamente lavorate che vengono pagate in parte legalmente e in parte in nero. «Un’altra difficoltà – prosegue Tagliaferri – deriva dal fatto che con la crisi il lavoro va fatto quando c’è, “presto e bene”. E questo genera condizioni di lavoro, quando arriva la commessa, il cui peso ricade tutto sui lavoratori e sui tempi di vita».
Di fronte a questa situazione industriale (che risente anche delle difficoltà delle piccole e medie imprese in un mercato globale e della mancanza di una vera politica industriale del Governo), dunque, «la Cisl ha il compito di proporre una nuova strada da percorrere che parta da coloro che rappresentiamo: non devono essere solo i lavoratori e pensionati, ma anche precari e disoccupati». La nuova organizzazione sindacale, conclude Tagliaferri, ha l’obiettivo di «migliorare e potenziare la presenza della Fim nei territori e nelle aziende, la partecipazione dei delegati e degli attivisti e sviluppare un nuovo modello organizzativo più sostenibile». Ad attuare questo cambiamento, un comitato direttivo composto da 70 delegati e un esecutivo nel quale siederanno 19 membri.