Rivedere i criteri di calcolo delle concessioni demaniali sulle pertinenze per superare i contenziosi e consentire alle imprese di recuperare le somme versate in eccesso. E’ la richiesta avanzata dal deputato riminese Emma Petitti, membro della Commissione turismo e attività produttive, che oggi ha partecipato all’incontro fra il viceministro dell’Economia e finanze Stefano Fassina e i rappresentanti delle categorie economiche sulla questione della rideterminazione dei canoni demaniali. Un tema che interessa da vicino Rimini e la riviera, dove da anni va avanti un contenzioso fra gli operatori e alcuni Comuni (in questo caso nel ruolo di esattori per l’Agenzia del demanio) nato dal ricalcolo degli importi dal 2007 in avanti. Negli scorsi anni il Consiglio di Stato si era pronunciato in precedenza a favore degli operatori riccionesi, mentre diverse altri ricorsi interessano i concessionari di locali, attività commerciali e turistiche della zona del porto di Rimini.
“I criteri di calcolo introdotti dalla Finanziaria 2007 per le concessioni demaniali marittime – ricorda Petitti – hanno creato non solo difficoltà nell’esatta individuazione delle pertinenze adibite ad attività commerciali, terziario-direzionali o di produzione di beni e di servizi, ma l’applicazione dei valori medi dell’Osservatorio del mercato immobiliare prevista dalla legge ha creato inoltre disparità fra località vicine e differenze di trattamento a parità di analoghi utilizzi e di capacità reddituali”.
Risultato, si sono registrati casi di concessionari che da 2.200 euro annui di canone hanno subito un incremento della tariffa che ha raggiunto i 79.000 euro, con aumenti difficilmente sostenibili per le imprese familiari balneari (circa 250 quelle interessate in tutta Italia) e considerati fuori dal mercato. Nel solo comune di Rimini sono interessate 15 attività sul demanio marittimo in zona porto.
“La situazione, unita al già difficile andamento delle stagioni turistiche e al carico di tassazione – conclude la parlamentare riminese, che ha sottoscritto una risoluzione sul tema -, sta mettendo a rischio l’intero comparto e le imprese, con gravi ripercussioni sulla tenuta dei posti di lavoro. Chiediamo perciò al Governo di rivedere l’imposizione a carico delle pertinenze destinate ad attività commerciali, terziario-direzionali e di produzione di beni e servizi, superando l’attuale riferimento ai coefficienti dell’OMI, azzerando il contenzioso e valutando la possibilità di consentire alle imprese di recuperare le somme già versate in eccedenza agli importi che saranno determinati in base ai nuovi criteri”.
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