di Manlio Maggioli *
Il nostro Rapporto (intendo Camera di Commercio in collaborazione con la Fondazione) è arrivato alla 19° edizione e si pone come sempre l’obiettivo di divulgare il grande patrimonio di informazioni economiche e statistiche elaborate della Camera di Commercio e da Unioncamere.
Desidero in apertura sottolineare alcuni temi, lasciando naturalmente a Massimo Guagnini di Prometeia e a Guido Caselli di Unioncamere, la presentazione dettagliata del Rapporto stesso. Colgo l’occasione per dare il benvenuto al professor Michele Tiraboschi, Docente Ordinario di Diritto del Lavoro dell’Università di Modena, Direttore del Centro Studi Marco Biagi: l’ intervento chiuderà questa giornata di lavoro. La sua presenza ci onora e lo ringrazio sentitamente per avere aderito all’ invito nostro e della Fondazione.
Non è casuale la presenza del prof. Tiraboschi: al centro del Rapporto c’è proprio il tema del Lavoro oltre che del Credito alle imprese. La situazione economica attuale è di estrema gravità: ci sentiamo partecipi delle difficoltà che tante famiglie, tanti lavoratori e tante imprese stanno vivendo. Stiamo facendo del nostro meglio, sia per contenere gli effetti della crisi sia per sostenere azioni di rilancio attraverso: progetti di internazionalizzazione; iniziative di raccordo fra mondo delle imprese e mondo universitario; fondi per le imprese innovative; fondi per i Consorzi Fidi; fondi per le imprese che vantano crediti nei confronti della PA.
Non ci stiamo certamente risparmiando: siamo chiamati tutti, ciascuno per il suo ruolo, a fare il possibile per aiutare la nostra economia a risollevarsi. Non sarà facile, e la situazione politica italiana, che si muove sotto il segno dell’instabilità, non aiuta per nulla. A questo proposito ritengo che non si possa ignorare, a qualsiasi livello istituzionale, la forte richiesta di cambiamento che è emersa dai risultati delle ultime elezioni. I cittadini chiedono moralità e contenimento dei costi nella gestione della cosa pubblica: sprechi, ritardi e inefficienze da parte della pubblica amministrazione non sono più tollerabili e non ce li possiamo permettere.
Desidero modestamente ricordare il grande significato del messaggio che con forza ha lanciato il nuovo Pontefice, Papa Francesco, sul rispetto della dignità umana, del lavoro e dell’ambiente che devono essere posti al centro di ogni politica. A livello locale voglio sottolineare la sinergia e l’unità di intenti che sta muovendo, in questo senso, coloro che hanno responsabilità pubblica e civile, a partire da sua Eccellenza il nostro Vescovo Mons. Francesco Lambiasi ed il nostro Prefetto Dott. Claudio Palomba che ringrazio (credo di poterlo fare a nome di tutti) per il grandeimpegno con il quale si adoperano, tanto da essere diventati, addirittura catalizzatori delle varie iniziative. Non possiamo però ignorare la contrapposizione che spesso si determina (tanto più grave in questo momento di crisi economica) tra le pubbliche amministrazioni a livello locale e le imprese. E’ indispensabile che le parti si confrontino e lavorino senza preclusioni per trovare le soluzioni che consentano alle imprese di superare questa fase drammatica.
Gli enti locali devono rendersi conto che la chiusura delle imprese provoca effetti drammatici e a catena sull’economia e sulla tenuta sociale e che questo è un momento eccezionale nel quale occorrono risposte adeguate da parte delle istituzioni. Non è auspicabile che sia la Magistratura ad attribuire torti o ragioni. Le banche, dal canto loro, debbono essere più attente alle necessità delle aziende nella concessione del credito indispensabile per assicurare continuità alla loro attività e al lavoro. Le imprese hanno il dovere di presentarsi in modo trasparente ed aperto facendosi assistere, ove necessario, da professionisti seri e preparati. Per riprendere una frase che è stata ripetuta in questi giorni dal Presidente di Confindustria Squinzi con Bersani incaricato di formare il nuovo Governo: “Non abbiamo più tempo. Le imprese non ce la fanno più e hanno bisogno di provvedimenti immediati e efficaci”. Ritengo necessario anche un riferimento alla situazione che sta attraversando il nostro Aeroporto, la cui società di gestione Aeradria, come sappiamo, è in fase di concordato. Occorre che tutti i soggetti coinvolti, soci e operatori privati, facciano la loro parte per salvare un bene comune del territorio e noi come Camera come sempre ce l’abbiamo messa tutta.
Anche in questa circostanza le banche devono valutare quanto sia importante la salvezza di un’impresa che genera un indotto sulla nostra economia che, malgrado la crisi, non ci possiamo permettere di perdere. Desidero anche, per chiudere questi riferimenti alla situazione generale e locale, ricordare e sollecitare la necessità di passare con decisione alla fase attuativa del Piano Strategico. Un progetto al quale, come Camera di commercio, abbiamo creduto fin dall’inizio e sostenuto anche economicamente.
Insieme a tanti soggetti della società civile, riponiamo fondate aspettative per il rilancio di una fase nuova di sviluppo del nostro territorio all’insegna della coesione sociale e della sostenibilità ambientale: il tempo delle analisi è finito. Espongo qualche dato dell’osservatorio che ci colpisce particolarmente e di grande importanza. Nel corso del 2012: la Cassa Integrazione Guadagni ha avuto un incremento complessivo dell’82,5% – (5.677.306 ore del 2012). I “settori” che maggiormente vi hanno fatto ricorso sono stati quelli dell’abbigliamento, della meccanica, del commercio e dell’edilizia. Il dato particolarmente preoccupante è quello relativo alla Cassa integrazione Straordinaria (+103%): questa forma di cassa rappresenta sovente per l’azienda il primo passo verso una riduzione definitiva del personale.
I lavoratori iscritti nelle liste di mobilità sono circa 2.500 aumentati del 13,5%. Questo dato conferma le persistenti difficoltà in cui versano molte imprese del territorio: questi licenziamenti sono anche l’esito conclusivo di crisi aziendali iniziate nel triennio 2009-2011 e per le quali neppure il ricorso alla Cassa Integrazione è riuscito ad evitare l’espulsione di una parte della manodopera. Il tasso di disoccupazione, in provincia di Rimini si è attestato al 9,8% (era all’8,1% nel 2011, e a soffrire maggiormente sono i giovani, con un tasso che arriva in provincia di Rimini al 16% nella fascia di età 15-29 anni.
Per quanto riguarda il Credito sino al 2008 l’accesso al credito per le PMI era moderatamente agevole: i fatturati tenevano, l’autofinanziamento era sufficiente per fare fronte agli impegni e la leva finanziaria elevata spingeva la crescita delle PMI. Oggi la situazione è radicalmente cambiata. La valutazione rigida di certi parametri imposta dalle nuove norme al sistema bancario, si è inevitabilmente riflessa sull’economia reale e la fase prolungata di crisi economica ha moltiplicato i problemi. Dalla fine di giugno 2011 il mercato finanziario ha mostrato i primi segnali di instabilità che si sono protratti per tutto l’anno 2011 e sono proseguiti fino a fine 2012 e proseguono ancora oggi. E così a fine dicembre 2012 gli Impieghi totali ammontavano a 11.800 milioni di euro con una variazione percentuale in negativo del 5,8%: nello specifico, si è avuto un calo degli Impieghi alle Imprese dell’ 8,5%. In questo ambito volendo esaminare i vari tipi di finanziamenti: quelli per cassa hanno avuto una variazione negativa, del 14,3%; quelli oltre il breve termine hanno subito una diminuzione del 10,7%; quelli agevolati hanno subito una diminuzione dell’11,2%. In questo quadro occorre tenere presente che le sofferenze bancarie ammontano a 835 milioni, con un incremento del 24%. In questo complesso scenario l’intervento dei Confidi è stato importante ma contraddistinto da crescenti difficoltà. Il loro compito è quello di attenuare la rischiosità delle operazioni di finanziamento attraverso il rilascio di garanzie. Da quando è iniziata la crisi il supporto della loro garanzia ha acquisito ancora maggiore importanza e attenzione da parte del sistema bancario: ed infatti le imprese che hanno fatto ricorso ad un Confidi rappresentano il 21,3% del sistema imprenditoriale riminese.
Purtroppo il perdurare della crisi ha fatto si che sia aumentata l’incidenza delle partite deteriorate, erodendo i patrimoni degli stessi. Le risorse finanziare rischiano di non essere più sufficienti per svolgere con immutata efficacia l’attività fideiussoria e non è da escludere la necessità di fondi freschi. E’ un problema che supera i confini provinciali e regionali. E per terminare un accenno ai dati sull’Import ed Export che sono rimasti stabili. La bilancia commerciale che rimane ampiamente positiva ma fa capire come e quanto la crisi in atto abbia colpito anche altri Paesi, soprattutto quelli dell’Unione Europea. Il prossimo osservatorio, quello riferito al consuntivo 2013 e alle previsioni per il 2014, sarà certamente presentato dal mio successore Presidente della Camera di Commercio. Nella primavera, cioè da aprile inizieranno le consultazioni delle categorie per la relativa nomina. Mi auguro che egli possa presentare una situazione migliore rispetto a quella che oggi noi constatiamo e discutiamo.
Per quanto concerne gli scenari previsionali, che sono il campo che poi analizzerà il dott. Guagnini di Prometeia, in breve voglio solo accennare a tre indicatori. Il valore aggiunto: tra il 2013 e il 2015 il tasso medio annuo di crescita del valore aggiunto in provincia di Rimini sarà del +0,6%, inferiore al valore atteso medio annuo del +0,9% per l’Emilia-Romagna e sostanzialmente in linea con il tasso di crescita annua dell’Italia (+0,7%). A livello provinciale, la crescita investirà tutti i macrosettori; quello che ne beneficerà maggiormente sarà l’industria manifatturiera, con un tasso medio annuo del +1,1%. Export: tra il 2013 e il 2015 l’export aumenterà in provincia di Rimini in misura media annua del 2,2%, presentando però una crescita inferiore rispetto al trend regionale (+3,8%) e nazionale (+3,8%). La propensione all’export (export/valore aggiunto x 100), in provincia, crescerà leggermente (dal 22,0% nel 2012 al 23,0% nel 2015), in misura decisamente minore rispetto all’incremento che si avrà in EmiliaRomagna (dal 38,4% nel 2012 al 41,8% nel 2015) ed in Italia (dal 26,7% nel 2012 al 29,2% nel 2015). Mercato del Lavoro: nel mercato del lavoro riminese si evidenzierà, tra il 2013 ed il 2015, una minima crescita delle unità di lavoro, quantificabile in un +0,3% medio annuo, variazione in linea con a quella che si registrerà in ambito regionale (+0,4%) e superiore a quella che si avrà a livello nazionale (+0,1%). Nel 2015, inoltre, in provincia di Rimini si attende un tasso di disoccupazione (persone in cerca di occupazione/forze lavoro x 100) pari al 9,3% (in diminuzione rispetto al 9,8% del 2012), valore superiore a quello che ci si aspetta per l’Emilia-Romagna (6,5%) e inferiore a quello che si avrà in Italia (11,2%).
In sostanza, lo scenario che si profila tra il 2012 e il 2015 appare caratterizzato da un’uscita dalla recessione che dovrebbe realizzarsi sul finire del 2013 e da una ripresa graduale e relativamente debole per il biennio seguente. Tale scenario di recupero graduale dell’economia, delineato per il triennio 2013-2015, contribuisce alla previsione di una domanda occupazionale ancora poco dinamica e, pertanto, non ci si può attendere, nei prossimi anni, una discesa rilevante dei tassi di disoccupazione.
* Presidente della Camera di Commercio di Rimini