di DOMENICO CHIERICOZZI
Silvia, perchè hai lasciato l’Italia?
Le motivazioni sono diverse, ma in sostanza posso dire che passati i 30 anni ancora non sentivo di aver trovato la mia strada, ero insoddisfatta e desiderosa di fare un’esperienza del tutto nuova, di mettermi alla prova. In piú, la perdita dolorosa di persone care, mi hanno portato a riflettere molto sulla vita, e mi sono convinta che la “missione” che abbiamo verso noi stessi é di cercare la nostra felicitá, non dobbiamo rinchiuderci in un mondo che non ci appartiene, dobbiamo dirigere le nostre energie verso ció che ci rende davvero felici.
Quindi cosa hai fatto?
E’ cominciata la mia epoca dei “grandi viaggi”, in pochi anni ho viaggiato davvero tanto, anche per mesi interi. Stare fuori di casa, conoscere altri paesi e culture mi hanno indicato il mio cammino. In uno di questi sono appunto approdata a Siviglia e pensai che poteva essere il posto ideale per me. Così è dal 2006 che ci vivo. All’inizio con una famiglia spagnola mentre frequentavo la scuola per imparare la lingua. Poi, quando mi sono sciolta e sentita piú sicura, sono andata a vivere in affitto con altre tre ragazze spagnole.
Come hai trovato lavoro a Siviglia?
Dopo aver distribuito il mio curriculum in tutti gli alberghi della cittá, porta a porta.
Hai lavorato nel settore Turismo anche a Rimini, che differenze ci sono rispetto a Siviglia?
Siviglia é una cittá d’arte e questo fa sí che non esista un’unica stagione; anche grazie al clima favorevole in inverno, i visitatori ci sono piú o meno tutto l’anno. Luglio e agosto sono considerati mesi di bassa stagione, per l’eccessivo calore, il termometro supera allegramente i 40º, arrivando anche a picchi di 45- 46 gradi. L’alta stagione sono la primavera e l’autunno, in particolar modo intorno al mese di aprile, quando si concentrano i due eventi piú importanti di Siviglia: il primo é la Semana Santa, la settimana che precede la Pasqua e la Feria de Abril, una specie di Oktoberfest all’andalusa.
E poi?
Sicuramente l’approccio, è molto piú commerciale qui in Spagna che a Rimini. Qui a Siviglia, una struttura alberghiera, anche modesta e non appartenente ad una catena, funge in realtá da piccolo tour operator, ci si ingegna per costruire “pacchetti” che soddisfino le varie tipologie di clientela. Il cliente é ancora considerato “sacro”, va accolto, indirizzato, aiutato in tutto ció di cui possa avere bisogno, va un po’ coccolato. I gestori di strutture alberghiere di Siviglia insistono molto su questo punto e i corsi d’aggiornamento per il personale allo scopo di fidelizzare la clientela sono all’ordine del giorno. Ti puó anche capitare, se lavori in una catena, di avere a che fare con il cosidetto Mistery Guest, un finto cliente che in realtá ha la funzione di valutare la professionalitá e cordialitá del personale. Questo inconsciamente ci porta a trattare tutti i clienti come potenziali Mistery, é uno stimolo a fare bene il proprio lavoro, anche se poi ti viene naturale!
Cosa ti manca dell’Italia e degli italiani?
Ovviamente la famiglia e gli amici mi mancano moltissimo. Cerchiamo di vederci almeno tre volte all’anno, soprattutto da quando é nato mio figlio, nel 2011, vogliamo che fin da piccolino abbia un contatto costante con le sue radici italiane e soprattutto che la mia famiglia lo veda crescere. Poi, non posso negare che mi manchi la piadina romagnola e altre prelibatezze della nostra terra! Mi manca la mia casa vicino San Leo, che raccoglie tantissimi bei ricordi della mia infanzia e giovinezza. E a volte, mi rendo conto che mi manca un po’ lo humor romagnolo, anche se lo humor andaluso non ha nulla da invidiare, ma certe nostre espressioni colorite, mezze dialettali, mi fanno impazzire, sono insuperabili!!!
Ci torneresti a queste latitudini?
Non scartiamo questa possibilitá, come neppure quella di andare a vivere in un altro posto. Mio marito lavora in una ditta di telefonia molto importante in Spagna che ha sedi in tutto il mondo, compresa Roma, e se capitasse una buona opportunitá, chissá. Ma in cuor mio spero di rimanere a Siviglia, perché con questa cittá é stato amore a prima vista, mi ha adottata e portato fortuna, la sento molto mia!! Da qualche tempo sono anche “esperta” di Siviglia per il network di prenotazioni online Adormo.com.
Cosa si dice dalle tue parti degli italiani?
L’italiano in generale é ben visto dagli spagnoli. Gli stereotipi naturalmente esistono dappertutto, quindi noi italiani siamo quelli che gesticolano tanto mentre parlano (ci imitano alla perfezione!), poi siamo un popolo di elegantoni e tutte le donne sanno cucinare perfettamente! Va beh, immagino che anche l’opinione dell’italiano medio su uno spagnolo sia che é “tutto casa, flamenco e corride”!! Il mondo é bello cosí!
E di Rimini e della Romagna?
Rimini e la Romagna non sono molto conosciute, anzi, direi che quasi tutta la gente con cui ho avuto a che fare non le ha proprio sentite nominare! E’ normale, in fondo gli spagnoli che visitano il nostro Paese non vanno certo alla ricerca di sole e mare, si concentrano sulle cittá d’arte principali, Roma, Firenze e Venezia.
E’ stato diffcicile inserirsi?
Dal punto di vista burocratico facilissimo. Basta iscriverti alla Seguridad Social (la sanitá pubblica spagnola) e richiedere il NIE, che é il numero che ti identifica come straniera. Con questi dati, puoi giá lavorare, aprirti un conto, affittare una casa eccetera. Nemmeno l’inserimento “emozionale” é stato difficile, la gente é molto aperta e disponibile, é uno dei fattori che mi hanno convinta a restare. Poi, ho avuto fortuna a trovare subito lavoro, era il 2006 e ancora la crisi non c’era, penso che oggi come oggi sarebbe tutto molto piú complicato.
Cosa consiglieresti a chi volesse compiere un passo simile al tuo?
Bisogna valutare un insieme di fattori, occorre informarsi a fondo prima di scegliere la propria destinazione. Se farlo o no il passo? Lo consiglio vivamente, perché sono convinta che alla fine un pizzico di coraggio premia sempre, e di sicuro sará un’esperienza che arricchisce moltissimo. E a volte, come è capitato a me, si può trovare qualcosa o qualcuno per cui valga la pena restare.
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