Ci sono banche e banche. Ma questo non sembra essere molto chiaro alla Commissione europea. Così l’appello comune lanciato dalle Associazioni delle banche di credito cooperativo italiane (Federcasse), delle banche cooperative tedesche (BVR), polacche (KZBS) ed austriache (RBG) in merito ai rischi di una penalizzazione delle banche cooperative contenuti nell’Atto delegato della Commissione Ue, in corso di definizione, sul meccanismo di contribuzione al Fondo unico di risoluzione delle crisi bancarie (SRF).
In una lettera inviata ieri al Vice Presidente della Commissione Europea per il Mercato Interno e i Servizi, Michel Barnier, dodici europarlamentari italiani – di tutti gli schieramenti politici – riprendono le posizioni espresse dalla nota congiunta delle banche cooperative esprimendo “preoccupazioni e riserve” sulla normativa in via di definizione. Firmatari della lettera i Vice Presidenti del Parlamento europeo David Sassoli e Antonio Tajani con gli eurodeputati David Borrelli, Lorenzo Cesa, Lara Comi, Isabella De Monte, Herbert Dorfmann, Fulvio Martusciello, Alessia Maria Mosca, Renato Soru, Matteo Salvini, Patrizia Toia.
“Con il meccanismo di contributo che ci risulta si voglia introdurre – si legge nella lettera – gli istituti di credito senza rilevanza a livello di rischio sistemico, come le piccole banche e le banche cooperative, sarebbero chiamati a pagare un importo sproporzionato rispetto al rischio che rappresentano”. “Chiedere a questo tipo di banche di contribuire in modo sproporzionato sarebbe quindi incoerente con la finalità generale del sistema di risoluzione. Si andrebbe infatti a limitare un rischio sistemico che non esiste. Inoltre, questo toglierebbe dal mercato fondi che oggi sono destinati al credito alle PMI, con un serio contraccolpo per la loro capacità di generare crescita”.
Inoltre i sistemi di autoprotezione propri delle banche cooperative fanno sì che “in caso di difficoltà di una banca aderente al sistema, sia il fondo di garanzia delle Banche di Credito Cooperativo ad intervenire per salvarla, evitando qualunque danno esterno al sistema”. Da qui, per gli europarlamentari, la necessità di rivedere le soglie di contribuzione esentando quelle banche che “non rappresentano un rischio sistemico” o – in subordine – definendo un contributo minimo “in quanto rappresentativo della loro non rilevanza sistemica”. “Vogliamo rilevare l’impegno dei membri del Parlamento europeo – conclude la lettera – per raggiungere, il più rapidamente possibile, un accordo su uno dei più importanti atti delegati da adottare riguardo la BRRD (la Direttiva Bank Recovery Resolution) ed il SRM (Single Resolution Mechanism). Allo stesso tempo dobbiamo assicurarci di non danneggiare le nostre PMI, le imprese individuali, gli artigiani ed il settore non profit che beneficia dei finanziamenti da parte di queste piccole banche e le banche cooperative”.
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