I tempi cambiano, su questo siamo tutti d’accordo, e anche il concetto di famiglia tradizionale è mutato nel corso degli anni, diventando una vera e propria cartina tornasole del complesso contesto socio-economico in cui viviamo. Parte da questo assunto l’analisi svolta dal Comune di Rimini che ha fatto letteralmente la conta del numero dei componenti dei nuclei famigliari. A crescere sensibilmente è il numero delle “famiglie unipersonali”, costituite cioè da una singola persona: ad oggi sono 23.106, contro le 16.475 del 2004. Aumento perfettamente in linea con quanto già avviene su scala nazionale, dove tra il 2004 e il 2013 sono cresciute in media del 42,20%.
E’ cambiata anche, nel corso di questi ultimi dieci anni, la tipologia del componente medio di questo tipo di famiglie: oggi non sono più costituite in prevalenza da anziani, come avveniva un tempo, ma abbracciano senza distinzione tutte le fascie d’età, scatenando come logica conseguenza un insieme di problematiche e casistiche tra loro differenti. Nella fattispecie, l’adulto sopra i 65 anni d’età (in prevalenza di sesso femminile) incide sul totale delle famiglie “single” per il 39%, mentre è in costante aumento il numero di famiglie unipersonali in età lavorativa con una prevalenza in questo caso di uomini.
A fronte di questo aumento vi è parallelamente un calo nel numero dei membri delle “famiglie tradizionali”, specchio della tendenza, acuitasi notevolmente in questi anni di crisi economica, a ridurre il numero delle nascite che vengono sempre più programmate. A Rimini le famiglie sono infatti costituite mediamente da 2,28 figli, mentre solo nel 2004 erano 2,40 e nel 2008 2,35. La riduzione o la totale assenza di nuove generazioni su cui fare affidamento è il vero problema dei nuclei famigliari moderni dove, in caso di necessità, manca totalmente o quasi una rete di mutuo aiuto a cui aggrapparsi.
Da Palazzo Garampi il vicesindaco con delega alla protezione sociale del Comune di Rimini Gloria Lisi conferma che “cambiano le tipologie di famiglie e, di conseguenza, cambiano anche i bisogni. Anche a Rimini infatti le famiglie sono sempre più frammentate, invecchiate e meno attive sul mercato del lavoro. Il Comune è spesso la prima porta a cui bussano le persone senza supporto famigliare; per questo abbiamo strutturato servizi, come lo sportello sociale, in maniera tale che l’ascolto e la relazione, parti intangibili ma altrettanto importanti degli aiuti, siano parte centrale nell’accesso ai servizi. La conferma di questo bisogno – continua Lisi – viene dai dati: solo nel 2013 lo sportello sociale del Comune di Rimini ha ascoltato 1.452 persone, di cui circa il 40% proveniente da famiglie unipersonali”. (L.R.)