“Qualche leggero segnale di miglioramento, ma ancora molto timido che non permette di dire che abbiamo agganciato la ripresa”. Per Confindustria Rimini è questo, in estrema sintesi, il punto in cui si trova l’economia locale. “Il contesto in cui si muovono gli imprenditori da molti anni – dicono – sconta l’inerzia della politica a tutti i livelli (nazionale, regionale e locale). Poi ci sono i nemici di sempre: cuneo fiscale, il credito col contagocce, i debiti della pubblica amministrazione, la tassazione “troppo” elavata (“global tax rate” pari al 68,5%, il più alto in Europa e nel mondo, la burocrazia). “Se si incominciassero a sciogliere questi nodi – sottolineano chiaramente gli industriali – le imprese del nostro territorio potrebbero riprendere la via della crescita. Nell’indagine di Confindustria Rimini sugli investimenti risultano 64 milioni di euro “in stand by” a causa della crisi economica, ma anche delle condizioni avverse in cui le imprese sono costrette ad operare.
Come spesso accade da diversi anni a questa parte, Confindustria sventola i dati relativi ad un settore strategico: l’edilizia. Che sono emblematici e drammatici. Nella provincia di Rimini (Dati Cassa Mutua Edile) “nel 2013 le aziende, rispetto al 2008, hanno subito una variazione del – 32,99% (da 788 del 2008 alle 528 del 2013)”. Il numero dei lavoratori segna un – 36,09% e le ore di lavoro sono al – 41,83%. Nel raffronto fra primo trimestre 2014 e 2008 si segnala: – 40,64% delle aziende (da 625 a 371); – 41,15% dei lavoratori, – 51,25% delle ore lavorate, – 41,39% dell’imponibile contributivo.
Rispetto agli investimenti e con i dati in loro possesso, gli industriali dicono che il 66,2% del campione delle aziende dichiara di “avere progetti di investimento che tiene nel cassetto e che rimanda a causa della difficoltà di accedere al credito, all’insufficiente livello della domanda attesa e dalle problematiche già delineate che opprimono le imprese”. Investimenti “mancati” che potrebbero far crescere l’occupazione per il 75% delle imprese. Si tratta di investimenti per l’internazionalizzazione, ampliamento di capacità produttiva, innovazione di prodotto e di processo, innovazione organizzativa.
Sul problema del credito, dalla sede di Piazza Cavour Confindustria si riprendono i dati Banca d’Italia. In provincia di Rimini a dicembre 2013 gli impieghi delle banche alle imprese private sono diminuiti di 278,79 milioni di euro su base annua (-5,48%), dato che si somma ai cali consistenti delle precedenti rilevazioni. Anche l’Indagine che Confindustria Rimini svolge periodicamente fra i propri associati e riferita a gennaio 2014 conferma questo trend: l’83% del campione ritiene sia in atto un razionamento del credito. Per il 68,18% si registra un allungamento dei tempi di delibera per la concessione dei fidi. Oltre a essere concesso con difficoltà il credito è anche molto costoso: il 61,36% delle imprese ha registrato un aumento dei tassi di interesse.
Sui fatturati a consuntivo nel secondo semestre 2013 è diminuito (- 0,60%) rispetto al secondo semestre 2012. Cresce il fatturato estero (+3,30%), cala il fatturato interno (-0,70%). Le aziende con meno di 50 dipendenti segnano un +1,5% (+7% nel fatturato estero), le aziende fra 50 e 250 dipendenti hanno un calo del -1,60% (ma un aumento del fatturato estero del 9%), mentre quelle con oltre 250 addetti denotano un calo del -0,30% (il fatturato estero che nelle precedenti rilevazioni era aumentato è al – 0,50% mentre il fatturato interno è in aumento +3,70%). Va bene, ma su questo non è mai abbastanza, il grado di internazionalizzazione delle imprese, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale. Il dato si attesta in media al 61,50% con una percentuale del 67,70% nelle aziende con più di 250 dipendenti, del 57,30% nelle aziende comprese fra 50 e 250 addetti e del 19,20% nelle aziende con meno di 50 dipendenti. Per il futuro le previsioni relative al primo semestre 2014, “denotano ancora prudenza” e non lasciano prevedere una netta inversione di tendenza nell’immediato. Così i dati: il 52,17% del campione prevede una situazione di stazionarietà, il 33,33% prevede un aumento e il 14,49% una diminuzione (nessuna grande impresa prevede però un calo di produzione e addirittura l’80% prevede un aumento).
L’indagine sugli investimenti effettuati nel 2013 fa emergere come il prolungarsi della difficile situazione congiunturale abbia ovviamente effetti anche sugli investimenti realizzati dalle imprese: nel 2013 tali investimenti sono diminuiti, rispetto all’anno precedente, del – 6,3%. La spesa per investimenti effettuata dal settore manifatturiero nel suo complesso è stata pari al 4,9% del fatturato. Nelle imprese di piccole dimensioni non c’è stata alcuna variazione negli investimenti rispetto al 2012, le medie hanno avuto un calo del – 7,6% e le grandi del – 6,5%.
Analizzando i singoli settori vediamo che la percentuale degli investimenti rispetto al fatturato è del 3,3% nel settore metalmeccanico, del 4,7% in quello del legno, dell’1,9% nell’agroalimentare, del 6,5% nell’abbigliamento, del 10% nel settore materiali per le costruzioni, dell’11% nei servizi, del 3,8% nel grafico, del 2,1% nelle industrie varie e del 12,8% nel comparto chimico. La maggior riduzione rispetto all’anno precedente negli investimenti la realizza il settore metalmeccanico (-19,2%), seguito dall’alimentare (-16,1%). Chi registra un aumento è soprattutto il settore terziario (+38,6%) e grafico (+24,6%). Circa la tipologia degli investimenti i più ricorrenti sono quelli in formazione, ICT, ricerca e sviluppo e linee di produzione.
Per il futuro se consideriamo l’intero settore manifatturiero “il 19,2% di imprenditori prevede di non effettuare investimenti nel 2014”. Le aree aziendali maggiormente coinvolte in investimenti nel 2014 saranno ancora formazione, ICT e ricerca e sviluppo. Verranno rafforzati gli investimenti all’estero sia produttivi (5,1%) che commerciali (24,4%). In particolare gli investimenti in ricerca e sviluppo saranno uguali (63,2%) o superiori (34,2%) al 2013 per il 97,4% delle imprese, così come quelli per la formazione saranno uguali (79,2%) o superiori (20,8%) per tutto il campione.
Nell’ICT gli investimenti saranno uguali per il 53,2%, superiori per il 34% e inferiori per il 12,8%. Per le linee di produzione: uguali 48,6%, superiori 42,9% e inferiori 8,6% (dato notevolmente migliore rispetto ad un anno fa e che invita a sperare in una prossima ripartenza dell’attività manifatturiera). Gli investimenti commerciali all’estero saranno uguali (51,7%) o superiori (44,8%) per la quasi totalità del campione, confermando l’importanza dell’internazionalizzazione per lo sviluppo delle imprese. Tra i fattori critici e/o ostacoli alla realizzazione degli investimenti, si segnalano la difficoltà a reperire risorse finanziarie (43,6%) e l’insufficiente livello della domanda attesa (38,5%). Anche il 21,8% che evidenzia le difficoltà amministrative e burocratiche è un dato su cui dover urgentemente intervenire.
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