Mentre nel Paese ci sono comuni che non avranno il sindaco (non sono riusciti ad esprimere un candidato e pertanto saranno commissariati) a Riccione ne abbiamo rimediati ben cinque. Ma l’attenzione è ovviamente focalizzata sui tre che hanno la possibilità concreta di occupare l’ufficio di via Vittorio Emanuele: Fabio Ubaldi (centrosinistra), Renata Tosi (centrodestra), Vincenzo Cicchetti (M5S). Franca Mulazzani (Ncd) e Francesco Anemoni (Noi per la Romagna), le loro liste si presentano per la prima volta, non avranno altra possibilità che quantificarne il consenso e, in base a quello, contrattare apparentamenti al ballottaggio, se mai ci si dovesse arrivare.
Già, il ballottaggio! A Riccione è l’incognita che condiziona questa tornata elettorale, che vede per la prima volta, da quando è entrata in vigore la cosiddetta legge per l’elezione dei sindaci, centrosinistra non più certo della vittoria al primo turno; e non solo, perché esiste anche la concreta possibilità che per la prima volta dopoguerra il partito al quale da qualche anno è stato affidato il testimone del centrosinistra, il Pd, potrebbe non risultare più il partito di maggioranza relativa.
Il 25 maggio e l’8 giugno 2014 potrebbero rappresentare due date storiche negli annali del comune di Riccione; c’è chi si azzarda anche a dire che, se il centrosinistra va al ballottaggio, preso nella tenaglia centrodestra/cinque stelle, perderà il Comune. L’incertezza regna sovrana e già questa la dice lunga sulle preoccupazioni che serpeggiano nello schieramento di centrosinistra, perché, come sempre accade in politica, gli errori si pagano; e di errori nel recente passato ne sono stati commessi parecchi sia dal punto di vista amministrativo che da quello politico.
Il fatto è che, per il dettato biblico secondo il quale “le colpe dei padri ricadono sui figli”, a pagare quegli errori sarà una classe dirigente che con fatica e tanto coraggio è riuscita ad affermarsi e a darci l’opportunità di liberarci di un modo di fare politica (e di conseguenza di amministrare la città) oggi non più sostenibile e non in grado di intercettare il cambiamento che la crisi che attanaglia il Paese sta imponendo.
C’è chi arriva a sostenere che è proprio per il rinnovamento che stanno portando avanti che il Pd corre il rischio di perdere; ovviamente, perché liberarsi di quella parte di politica che non va, significa liberarsi di coloro che la perseguono e di conseguenza privarsi di quell’elettorato che li sostiene. I riccionesi possono scegliere tra cinque candidati; sostenuti da 12 liste (ogni lista può avere, al massimo, 24 candidati). Insomma, ci sono circa 300 riccionesi sulla ribalta e questo è un fatto positivo.
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