Sassofeltrio, ore 15,30: sembra un paese fantasma. Nessuno per le strade. Le macchine che transitano sulla Provinciale passano a velocità inadeguata davanti al sito della Eco Pfu dove martedì 7 gennaio è scoppiato il violento incendio. Il fuoco è stato domato. Un gruppetto di residenti sosta davanti ai cancelli. Sono di poche parole. E, quando parlano, prima la rabbia. Poi gli interrogativi. Che cosa è veramente successo all’interno di quel perimetro? Dentro squadre dei Vigili del Fuoco che lavorano e mezzi che caricano i residui. Dal sopralluogo abbiamo potuto verificare la presenza di almeno due mezzi speciali dei Vigili del Fuoco giunti appositamente da Roma. Entrambi sono in azione.
Il primo all’interno del perimetro dell’edificio andato in fiamme, è una gru telecomandata (nella foto) con una pinza che lavora per rimuovere i materiali all’interno del capannone gravemente danneggiato dunque a forte rischio crollo.
L’altro, parcheggiato nella zona d’ingresso del sito è uno shelter (un camion) del Nucleo NBCR probabilmente di tipo pressurizzato. Un mezzo specializzato dei Vigili del Fuoco “chiamato ad intervenire in situazioni veramente eccezionali” che interviene “quando esiste un fondato pericolo di contagio da sostanze nucleari, biologiche, chimiche o radiologiche, in grado di provocare gravi danni a persone, animali o cose”. Ci viene fatto notare che sono quelli che indossano il casco grigio. In effetti hanno sempre e rigorosamente la maschera antigas. Andando in paese quello che invece abbiamo visto è il mezzo mobile dell’ARPAM (l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche) che misura i parametri chimici dell’aria posizionato nel piazzale del comune.
Rabbia, dicevamo. Sì perchè da quel poco che abbiamo sentito dire qui tra la gente, adesso, ci sono tutte le intenzioni di andare a fondo. Si vuole capire cosa è successo e di chi sono le responsabilità. C’è chi parla di una vera e propria “emergenza ambientale”. TUTTE LE FOTO SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK
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